martedì 24 novembre 2015

Disagio giovanile



E certo! Da tempo tutti parlano del disagio giovanile. Parlano della mancanza di lavoro, della mancanza di "attrazioni", della "fuga di cervelli". 
La domanda è: perché i giovani dovrebbero restare a Vasto? Le risposte sono tante e variegate. Gli stessi interessati parlano del problema ma non sanno darsi una risposta concreta. Nessuno riesce a proporre una soluzione esaustiva.
Se guardiamo al passato remoto ci accorgiamo che da Vasto le "menti" sono sempre "fuggite". Gabriele Rossetti, Filippo Palizzi, Francesco Romani, Filippo Laccetti, Raffaele Mattioli ... Giuseppe Spataro e tantissimi altri, sono dovuti "emigrare". Cosa avrebbero potuto fare a Vasto. Come avrebbero potuto raggiungere i loro obbiettivi restando a Vasto. 
Tuttavia anche tantissime persone "comuni", in vari periodi storici, sono dovute andare via da questa Città. Per quanto riguarda queste ultime però la risposta è diversa. Per queste ultime non possiamo parlare di "cervello" ma di "fame".
Negli anni Settanta/Ottanta qualcuno è partito ma molti sono restati. Altri sono addirittura "tornati". Perché?
Cosa c'era in quegli anni che ha permesso a tanti di restare e ad altri di tornare? Il lavoro? Lo sviluppo turistico? L'evoluzione urbanistica? 
Potrebbero essere tante le motivazioni ma lascio dare una risposta a chi è più preparato di me. A costoro però chiedo anche: esiste una analisi in merito alle cause del disagio giovanile a Vasto? Una analisi che risponda alla domanda: "come mai i giovani (ma non solo loro) non stanno bene a Vasto?"
Io sono stato giovane e ancora me ne ricordo. Io sono stato giovane addirittura a Vasto e, pur avendo avuto diverse possibilità di andarmene, ci sono restato. 
Probabilmente pensavo che la città potesse progredire e invece ... 
Mi chiedo: vuoi vedere che se coloro che sono partiti e si sono "fatti onore" in altri luoghi, fossero rimasti, con le loro capacità e con la loro volontà, avrebbero potuto rendere Vasto migliore?
Del resto nessuno ha provato a fermarli anzi, sono stati incoraggiati da chi "voleva più spazio".

Io, come ho detto, sono stato giovane (e ancora me lo ricordo) e so quello che i giovani vogliono. Verosimilmente  ne so più di loro poiché anche io "allora" non sapevo cosa volevo. 
Posso parlare di "esperienza"? Meglio di no. Di questi tempi sarebbe peggio che bestemmiare Hallah.

Comunque io qualche risposta al disagio giovanile potrei darla e non si tratta (solo) di svago, divertimento e lavoro.


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