lunedì 16 luglio 2018

Salvatore Martella


Ci ho messo un po' di tempo per trovare la "voglia" di parlare della tua ultima "azione". La più eclatante. 

Partiamo dalla fine: un gabbiano che durante il tuo funerale volava su noi che, sudati, ascoltavamo le sempre più inutili parole di "conforto" e ci scambiavamo gli ancora più inutili pensieri sull'accaduto. Ho rincorso il gabbiano durante tutta la funzione. All'inizio, quando il feretro è arrivato, era sul timpano della chiesa; solo io e mio fratello lo abbiamo notato. Ho provato a fotografarlo ma è volato via. Io l'ho inseguito e l'ho "ritratto" in varie pose. Sembrava volesse scherzare con me. Sembrava mi sorridesse. Mi guardava e ...

Ma devo parlare di te mica del gabbiano!

Caro Salvatore, secondo me, niente e nessuno è più libero di un gabbiano e tu eri come un gabbiano. Ti sentivi libero di "voler" fare quello che volevi ma a differenza del gabbiano tu volevi "esistere". Al gabbiano non interessa alcuna considerazione a te invece interessava e tanto, solo che nessuno lo ha mai capito. Questa è la "sfortuna" di chi è sempre sorridente. 

Vasto è una città baciata da Dio, rigogliosa e solare, di cui essere fieri. Vorrei essere entusiasta anche della sua gente ma purtroppo non è così. 
Un mio amico forestiero mi ha chiesto: "perché se a Vasto chiedi notizie di qualcuno, ti senti  sempre rispondere che è un imbecille, che è spilorcio, che ha difetti eccetera? Mai un complimento e se questo arriva è velato un senso di invidia". Non gli ho saputo rispondere - forse perché anche io penso di essere (diventato) come i nostri concittadini - Tu che ogni tanto "scappavi" da Vasto, lo avresti saputo fare? Tu che ritornavi sempre, anche da luoghi certamente più interessanti, avresti trovato la spiegazione?
Devo credere che, dopo la tua ultima scelta, quella di partire "definitivamente" per il luogo da cui non si torna, non gli avresti saputo dare una risposta.
Spero sinceramente e con tutto il cuore che ci sia tanta gente che possa rimproverarti per il gesto che hai compiuto, sperano siano tantissimi a dire che hai sbagliato, perché io invece ti do ragione. Mi viene da pensare tragicamente, e mi rimprovero da solo, che hai fatto bene. Il mondo che ti circondava non ti capiva.
Spero che siano in pochi a leggere queste mie righe. Spero altresì che di questi pochi siano in tanti a comprendere il senso di quello che dico.

Alla fine della funzione il gabbiano, tornato sul timpano della chiesa, ha "cantato" coprendo le voci del coro che "recitava" l'ultimo salmo. Ho sentito una signora dire: "sarà un segno?". No. Perché un segno! La spiegazione è semplice: quel gabbiano "finalmente" eri tu.




2 commenti:

Unknown ha detto...

Bellissimo messaggio!
Francescopaolo condivido tutto quello che hai scritto.
Ricordo di un anno fa alla marina, mi chiese sorridente un caffè....
fu l'ultima cosa che feci per lui.
R.I.P.

Alfonso D'Adamo

Unknown ha detto...

Bellissime parole e grande verità ...purtroppo