giovedì 19 dicembre 2013

Cultura (musicale) "vastarola".

Senza voler partire da "La pecora sperduta" e non passando nemmeno per il "Festival della canzone Abruzzese e Molisana" o per il "Festival delle Sirene", finendo inevitabilmente a "Due note a Vasto" e a "Una città in musica", mi chiedo cosa sarebbe stata la cultura musicale nella nostra città, senza il negozio di dischi di piazza Diomede. 
Ricordo quando negli anni Sessanta mio zio Paolo mi mandava a comprare "qualche disco" per il mangiadischi che teneva in macchina. Mi recavo da Barone in piazza e ne sceglievo qualcuno. Il massimo della trasgressione erano per me Celentano o i Rokes o la musica "bit" di Caterina Caselli, Rita Pavone, "Littlettoni" e gli altri grandi nomi dell'epoca. I gruppi musicali del posto, durante le serate nei dancing,  "distruggevano" i brani di gruppi più all'avanguardia di allora: I New Dada, i Bisonti, i New Trolls eccetera ed erano, da tempo, passati i tempi di Silvio Laccetti (mio zio), l'orchestrina di Fortezza, la Histon jazz band ed altri "grandi" musicisti locali.
In collegio a Roma un compagno di classe mi regalò alcuni 45 in inglese. Io che all'epoca a stento riuscivo a capire "l'emergente" Lucio Battisti ne rimasi fulminato. Pensai "e quando li trovo questi dischi a Vasto!".
Invece, sorpresa fu che anche nel negozio di Angelo Barone "la musica" era cambiata. 
Ricordo, come se fosse oggi il momento in cui comprai i miei primi due LP: "Survival" dei Grand Funk Railroad e "A saucerful of secrets" dei Pink Floyd.
Assieme a me molti giovani locali erano appassionati di quella musica e discuteva animatamente sull'ultimo disco di questo o quel gruppo. E dove poteva trovarlo se non a Barone?
La radio trasmetteva la musica che volevamo solo a "Per voi giovani" e successivamente a "Supersonic" o ad "Alto Gradimento". Qualcosa passava a "Hit Parade" e "Bandiera gialla" aveva fatto il suo tempo.  Pensa che sfortuna sarebbe stato andare fuori città (almeno a Pescara) per trovare un negozio di dischi fornito. Invece noi avevamo la "Casa del Disco" ed erano "quelli di fuori" a venire a Vasto a comprare i dischi. Certo un LP costava 3.300 lire e un 45 giri ne costava 750. Non si avevano tutti quei soldi in tasca allora e si faticava per "accucchiare" certe somme oppure si aspettava una ricorrenza o una "promozione". Però ci si metteva d'accordo: "tu compri quello io compro questo e ce li scambiamo". Poi io ricompravo quello che non piaceva più all'amico o gli rivendevo quello che ... magari avevo comprato solo perché la copertina era accattivante. 
Mi sono lasciato, come al solito, prendere dai ricordi. 
Torno al mio pensiero iniziale: se non ci fosse stato "Casa della Musica" (con la sua titolare che conosce a memoria tutti i gruppi, i cantanti, le etichette discografiche, le date, gli stili e quanto altro), quale sarebbe stata la cultura musicale del posto?

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