Una mattinata dedicammo a Vasto,
la quale merita di essere meglio conosciuta che oggi non sia. Vi giungemmo
col treno, perché, incredibile a dirsi, non v'è una strada carrozzabile che
vi pervenga lungo il litorale. La ferrovia da Francavilla rasenta la spiaggia;
il mare ha tutte le tinte tra il verde e il turchino: dagli scogli si
sospendono dei complicati ordigni da pesca, detti trabocchi: le paranza
ranciate si profilano al largo. Si
traversano gallerie, letti di torrenti bianchi di ghiaia, la bella pianura del
Sangro, la Punta della Penna l’unico cuneo di terra che la lunga ed eguale
costa abruzzese spinge nell’Adriatico e dove sorgerà finalmente un faro. Ecco
Vasto sul dorso di una collina che sale coperta di oliveti. Il sindaco ci
accoglie nel magnifico palazzo dei marchesi d’Avalos, ove soggiornò Vittoria
Colonna: dalla sua terrazza si scorge la spiaggia incurvantesi verso la foce
del Trigno, poi lo sguardo spazia fino al Gargano, fino alle isole Tremiti.
Vasto possiede un piccolo museo, dove sono conservate le reliquie dell’antica
Histonium, dei bellissimi studi dei Palizzi e delle memorie di Gabriele
Rossetti.
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