giovedì 14 marzo 2019

... era il 1909



Una mattinata dedicammo a Vasto, la quale merita di essere meglio conosciuta che oggi non sia. Vi giungemmo col treno, perché, incredibile a dirsi, non v'è una strada carrozzabile che vi pervenga lungo il litorale. La ferrovia da Francavilla rasenta la spiaggia; il mare ha tutte le tinte tra il verde e il turchino: dagli scogli si sospendono dei complicati ordigni da pesca, detti trabocchi: le paranza ranciate si profilano al largo.  Si traversano gallerie, letti di torrenti bianchi di ghiaia, la bella pianura del Sangro, la Punta della Penna l’unico cuneo di terra che la lunga ed eguale costa abruzzese spinge nell’Adriatico e dove sorgerà finalmente un faro. Ecco Vasto sul dorso di una collina che sale coperta di oliveti. Il sindaco ci accoglie nel magnifico palazzo dei marchesi d’Avalos, ove soggiornò Vittoria Colonna: dalla sua terrazza si scorge la spiaggia incurvantesi verso la foce del Trigno, poi lo sguardo spazia fino al Gargano, fino alle isole Tremiti. Vasto possiede un piccolo museo, dove sono conservate le reliquie dell’antica Histonium, dei bellissimi studi dei Palizzi e delle memorie di Gabriele Rossetti.

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