Che i miei concittadini fossero
malati di querulomania lo sapevo da tempo e, in tanti modi, ho tentato almeno
di alleviare le sofferenze prodotte da questa malattia. Devo però riconoscere
pubblicamente la mia sconfitta, poiché questa alterazione maniacale ha portato i
vastesi e l’intera città alla morte.
Dalla morte ci potrà “guarire”
solo il Padre Eterno e io non mi ritengo tale. Inoltre non vedo intorno a me
granché di meglio.
Il pensiero della morte mi ha
spinto a riflettere sulle varie forme che una volta colpiti da essa si può
divenire e ho scelto tre figure: il morto, lo zombie e il cadavere.
La figura del morto fa pensare o
quantomeno sperare che l’anima sia ancora in vita da qualche parte. La figura
dello zombie fa pensare almeno ad un corpo che, magari come avviene
cinematograficamente per i Vampiri, sia curabile o in qualche modo salvabile,
riacquistabile. La figura del cadavere invece non da scampo. Esso è un corpo
destinato alla putrefazione, alla ibernazione, alla mummificazione, comunque irrimediabilmente “morto”.
Sento sempre più spesso dire dai
miei concittadini che Vasto è un paese di morti. Qualcuno, specialmente tra i
giovani, ha detto che è un paese di zombie. Io dico che chi usa questi termini
sbaglia. Vasto è un paese di “cadaveri”.
Puoi proporre, fare, sbatterti in
qualsiasi maniera ma il cadavere anche se riposto in una splendida tomba, se
rappresentato in una magnifica foto, se visitato amorevolmente a tutte le ore
del giorno e della notte, resta sempre un cadavere.
L’anima lo ha abbandonato da
tempo e lo stato di avanzato stato di putrefazione non gli permetterà di
diventare salma resuscitata. A nulla serve il
funerale tragico e lento, il carro preceduto dalle corone portate a mano
come quello descritto da Guido Piovene, che ancora nel 1953, nel suo “Viaggio
in Italia”, così scriveva:
In quella graziosa città marinara che è Vasto, con una piazza dedicata
a Lucio Valerio Pudente, fanciullo tredicenne che fu
incoronato poeta, e col palazzo d’Avalos che albergò Vittoria Colonna, il
brodetto di pesce è il piatto giornaliero d’obbligo come altrove la pasta;
nelle stradine e nelle piazze si spande l’odore del fritto.
Quella Vasto non esiste più. E’
morta. Non c’è più niente da fare se non
aspettare il tempo in cui il Padre Eterno ne deciderà la “resurrezione” ma i
cadaveri che la abitano non se ne sono ancora accorti.
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