Dal
“cirbionevagolatoinghiorbezezzé” del gli anni settanta fino alla “Iasonis aurea
pellis” di questi ultimi anni, passando per il restauro di castelli e
cattedrali fino al riutilizzo del più piccolo frammento “recuperabile” di ogni
“umile” abitazione, sempre alla ricerca della conservazione del “momento” anche
attraverso la “putrefazione” di questo. Purtroppo senza quella “pazienza” che
porta, gradino dopo gradino, a raggiungere lo scopo.
Come un piccolo foglio di carta
può provocare un taglietto “fastidioso”, incuriositi dalle più disparate
sollecitazioni che la natura e la società possono offrire, spesso ci si trova a
fare “cose” che non sempre si riesce a concretizzare se non col suscitare
“ispirazioni” che “altri” svilupperanno.
E così alla maniera di un disco
in vinile rotto che trova come ultimo utilizzo la “memoria” fornita dal titolo
del brano da riascoltare attraverso il web, lo scatto di un semplice
“telefonino” blocca la “memoria” di un qualcosa del passato che, aggredito dal
tempo e dalla natura, diventa irripetibile ma che - e forse proprio per quello
- passa inosservato al “viandante”.
In tal modo, vinto dalla
pigrizia, forse “sprecando” quella creatività che un “architettodj” avrebbe
potuto servirsi, si arrende. Come quando della Beata Beatrix, opera
preraffaellita di Dante Gabriel Rossetti,
propose una “rilettura” intitolata Beata Remix, lasciandone ad altri il
gusto della trasformazione “da moro perfetto a cigno bianco”.
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