giovedì 2 febbraio 2017

Di cosa "diavolo" dobbiamo parlare



Ma di cosa "diavolo" dobbiamo parlare! Possiamo solo chiedere scusa. La mia generazione, presuntuosamente, ha voluto cancellare il proprio passato e gli insegnamenti del proprio passato, senza avere alcuna idea sul futuro da costruire e ha generato .... ma di cosa "diavolo" dobbiamo parlare!
Ieri ero a Pescara e mi è arrivata la notizia di un omicidio a Vasto. Mi ha fatto molto male. Più tardi mi hanno spiegato. Sono stato peggio.
Ancora mi chiedo ... e continuo a chiedermi ... e a rispondermi: "possibile?"
Dove siamo stati noi "società civile" in questi mesi. Possibile che nessuno ha capito? Nessuno ha nemmeno immaginato? Oppure semplicemente si è "distratto"?
Adesso cosa si dirà in giro? Per ora la parola è "silenzio" ma già qualcuno comincia a "prendere posizione". .... ma di cosa "diavolo" dobbiamo parlare!
Questa società che abbiamo "costruito", da tempo, come i solai delle nostre scuole, presenta uno sfondellamento difficile da riparare.
Qualcuno conosce il metodo sicuro per un intervento riparatorio? Se si, dov'è?
Ma di cosa "diavolo" dobbiamo parlare!

Siamo noi che abbiamo offuscato il sole e non siamo capaci nemmeno di accendere un lampioncino. Mi spiego! Questa è una metafora . Ah! Già! ... ma di cosa "diavolo" vogliamo parlare.

2 commenti:

Unknown ha detto...

niente,niente di cui parlare.Il dolore è tangibile da tutte le parti.Desolante crudele dolore.Non ci sono carnefici,ci sono vittime.

Unknown ha detto...

Di parlare, di dialogare, è sempre necessario, ne vale sempre il tempo speso, la fatica talvolta e persino "la pena". Vale ... la pena, o l'opportunità data, in queste come in altre occasioni, di comprendere a quale scopo spesso "si parla" e "sparla", soprattutto con quali parole.
Certo il "minuto di silenzio" occorre, la discrezione, il dovuto rispetto si impone, per chi ha cervello prima che facoltà (per sorta di diritto di tribuna) "a dire", ma occorre riprendere, come prima detto a "dialogare". Il dolore può essere letteralmente indicibile, ma la vita che resta, e che deve ancora continuare a manifestarsi, non può rinunciare alla parola.
Non voglio 'farmi' solenne o saputo (minimamente) con il ricordare che ... "Verbum caro factum est", e che viceversa noi 'carne', noi uomini, per minimamente riconoscerci a "immagine e somiglianza del Creatore", non possiamo rinunciare al Verbo.
Va da sè, ma è sempre bene ricordarlo e, appunto, esplicitarlo.