Per difendersi, diranno che proprio per evitare scempi come questi ci si doterà di un piano "particolareggiato". Non lo hanno "letto". Vasto antica scomparirà.
Architetto, Anche lei si chiese il perchè di quella scelta? Ma si è chiesto mai il perchè per le case al centro, quelle che un tempo venivano affittate per scappare nella grande periferia ai poveri cristi poichè decadenti, non è mai stato intimato seriamente di rimetterle in sesto prima? (ho modificato una parte del commento qui, poichè, avendo avuto ora l'opportunità di ascoltarlo in cuffia, più idoneo per il mio udito, mi sono accorta che avevo compreso male: mi scuso per questo, ma il discorso sul centro storico non cambia nella mia opinione) Per tutte le altre case, i proprietari aspettavano un giusto momento per spendere il meno possibile con fondi e incentivi particolari che forse non sono arrivati? Ma nessuno ha mai attivato prima questo piano di rrecupero per salvare davvero il centro storico... Perchè? La tragedia di Barletta, a me ha fatto venire in mente altro: la disperazione, la dimenticanza di alcune categorie e la voglia comunque di continuare comunque a vivere. Sono morte delle donne che per mandare avanti la loro vita, accettavano di lavorare anche per 4 euro l'ora ed in nero, perchè la vita è grama coi poveri cristi; ed a lei, le viene in mente solo che forse alcune case potrebbero essere smatellate?! Nel caso di Barletta, le lesioni erano state segnalate ma nessuno, nemmeno chi di competenza ha voluto agire. Mi scusi, ma qui, non si tratta di un "culo" (riferito ad un post passato) o di un incidente accidentale dovuto ad una fuga di gas, qui si parla di disagio, di lavoro, di vita...
Per Alessandro: criminali chi ha approvato il piano di recupero a Vasto... e se le lesioni di alcune case sono come quelle della palazzina di Barletta e come si usa fare ogni tanto, si prendono incentivi per aggiustare le toppe e... speriamo che non crolli mai nulla, chi sarebbero i criminali? Non ho letto il piano di recupero, non ho avuto la voglia ed il tempo, e forse nemmeno la competanza di comprendelo, ma non credo che ci sia l'obbligo di buttare giù le case, bensì la possibilità che non sempre coincide con obbligatorietà. Ci pensate mai che se a L'aquila, ci fosse stata una elasticità nel mettere a posto il centro storico, senza troppe pignolerie, molti, forse, si sarebbero salvati? (pensiero assurdo forse e di certo troppo del poi) Io non sono ne ingegnere e ne architetto, ma potevo, avrei potuto tranquillamente essere in quel di Barletta e proprio in quell'edificio... (ahimè, faccio parte dei non benpensati io)
ciò che dice Maria ha una sua saggia praticità, di pensare e fare, che mi sento di condividere...
distinguiamo, se possibile, anzi come necessario, l'antico (l'importante storicamente e il pregevole artisticamente) da ciò che è semplicemente vecchio e magari fatiscente...
meritevole sempre di cura e conservazione è la qualità della vita della gente (del suo habitat: case e organizzazione urbana) non delle cose...
poi: est modus in rebus, o come sa l'architetto, c'è modo e modo di farle (...le case e le 'cose')
4 commenti:
Sono senza parole. Cervellati e chi ha approvato il suo piano di "recupero" sono dei criminali.
Architetto, Anche lei si chiese il perchè di quella scelta?
Ma si è chiesto mai il perchè per le case al centro, quelle che un tempo venivano affittate per scappare nella grande periferia ai poveri cristi poichè decadenti, non è mai stato intimato seriamente di rimetterle in sesto prima?
(ho modificato una parte del commento qui, poichè, avendo avuto ora l'opportunità di ascoltarlo in cuffia, più idoneo per il mio udito, mi sono accorta che avevo compreso male: mi scuso per questo, ma il discorso sul centro storico non cambia nella mia opinione)
Per tutte le altre case, i proprietari aspettavano un giusto momento per spendere il meno possibile con fondi e incentivi particolari che forse non sono arrivati?
Ma nessuno ha mai attivato prima questo piano di rrecupero per salvare davvero il centro storico... Perchè?
La tragedia di Barletta, a me ha fatto venire in mente altro: la disperazione, la dimenticanza di alcune categorie e la voglia comunque di continuare comunque a vivere.
Sono morte delle donne che per mandare avanti la loro vita, accettavano di lavorare anche per 4 euro l'ora ed in nero, perchè la vita è grama coi poveri cristi; ed a lei, le viene in mente solo che forse alcune case potrebbero essere smatellate?!
Nel caso di Barletta, le lesioni erano state segnalate ma nessuno, nemmeno chi di competenza ha voluto agire.
Mi scusi, ma qui, non si tratta di un "culo" (riferito ad un post passato) o di un incidente accidentale dovuto ad una fuga di gas, qui si parla di disagio, di lavoro, di vita...
Per Alessandro: criminali chi ha approvato il piano di recupero a Vasto... e se le lesioni di alcune case sono come quelle della palazzina di Barletta e come si usa fare ogni tanto, si prendono incentivi per aggiustare le toppe e... speriamo che non crolli mai nulla, chi sarebbero i criminali?
Non ho letto il piano di recupero, non ho avuto la voglia ed il tempo, e forse nemmeno la competanza di comprendelo, ma non credo che ci sia l'obbligo di buttare giù le case, bensì la possibilità che non sempre coincide con obbligatorietà.
Ci pensate mai che se a L'aquila, ci fosse stata una elasticità nel mettere a posto il centro storico, senza troppe pignolerie, molti, forse, si sarebbero salvati? (pensiero assurdo forse e di certo troppo del poi)
Io non sono ne ingegnere e ne architetto, ma potevo, avrei potuto tranquillamente essere in quel di Barletta e proprio in quell'edificio... (ahimè, faccio parte dei non benpensati io)
ciò che dice Maria ha una sua saggia praticità, di pensare e fare, che mi sento di condividere...
distinguiamo, se possibile, anzi come necessario, l'antico (l'importante storicamente e il pregevole artisticamente) da ciò che è semplicemente vecchio e magari fatiscente...
meritevole sempre di cura e conservazione è la qualità della vita della gente (del suo habitat: case e organizzazione urbana) non delle cose...
poi: est modus in rebus, o come sa l'architetto, c'è modo e modo di farle (...le case e le 'cose')
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