“Ohhh! ... E mè o che seune la Cambane. “Ddonnnnn”. Chi
s’è morte? Se morte Mastre Peppine Lacciatte”.
Così, mio nonno Giuseppe
Laccetti, terminava tutti i pranzi del giorno di San Sebastiano.
Non frequentava la chiesa. Diceva
che non reggeva l’odore della cera delle candele, che addirittura gli faceva
mancare l’aria, tuttavia le “ricorrenze” le rispettava tutte. San Sebastiano
poi, protettore dei muratori, per un Capomastro come lui era una data
doppiamente sacra.
Qualcuno doveva andare in chiesa
a prendere “lu purcellate” e poi per pranzo, puntualmente ogni anno, mia nonna
doveva preparare i “Gravioli” con lo zucchero e la “Ciciricchiata”.
Con i nipoti intorno alla tavola
per lui era “la felicità”.
Ricordo un anno che colpito da
trombosi dovette saltare la ricorrenza e “accontentarsi” de “lu purcellate”, addirittura
pianse. Però si riprese e festeggiammo il San Sebastiano per un’altra ventina
di anni.
Una consuetudine voleva che si
realizzasse, con i resti della pasta (rigorosamente impastata a mano in casa) e
con quelli del ripieno, un “Graviolone” che spettava al capofamiglia, quindi a
lui.
Io che sono ghiottissimo dei
ravioli col ripieno di formaggio, ricotta, zucchero e cannella, conditi con
ricco ragù e abbondante spruzzata di parmigiano, pensavo chissà se da grande
avrò “l’onore” di mangiare quel “Graviolone”.
Non sono muratore ma opero nel
settore e conosco (un po’) la materia, quindi festeggio San Sebastiano.
Quest’anno “pretenderò” il “Graviolone” rigorosamente con zucchero e cannella.
Sono sicuro che molti di voi
rabbrividiranno al solo pensiero di mangiare questa pietanza e anche nella mia
famiglia questo accade. Io ne sono contento così (a volte) ne avanzano e li
mangio “rintrufati” la sera (che sono ancora meglio). Ho scoperto però di avere
un nipote che gradisce e “compete” … Grrrrrr!
(Vedi anche nella sezione ricordi
la versione del 21 gennaio 2011 “Lu Purcellate”)
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