Leggo, rifletto e, inevitabilmente, mi pongo domande. Curiosità e un pochino di
sdegno mi frullano nella mente. E allora ho bisogno di dire, di chiedere,
pubblicamente di interrogare, se non aspettando risposte, responsabili e oneste,
che di solito dalle Istituzioni non arrivano, affinché il mio imbarazzo e
angustia, civica e intellettuale, vengano condivisi da altri, quantomeno.
Per introdurre “il discorso”, per enunciare - come è mia abitudine - idee
chiare e distinte, ho bisogno di fare due citazioni, con sottolineature mie. Le
traggo dall’opuscolo che mi sono trovato per le mani, descrittivo Catalogo dell’evento
estivo “Thalassa”, curato da Michele
Montanaro per “Art in The Dunes” - ed. 2013.
Dichiara, in un suo enunciato di presentazione, Marco Marra, al tempo “Assessore
Aree Protette”: “Vasto può andare fiera
della magia di Punta Penna ma nulla avviene a caso ed è il frutto di
un(!) attenta politica di valorizzazione del territorio”.
Subito appresso, Stefano Taglioli, …Birdwatcher
ed attivista del WWF, riportando in apertura una riflessione della francese
Simone Weil, enuncia che “E’ falso che
non ci siano legami fra la perfetta bellezza, la perfetta verità, la perfetta
giustizia; ci sono più che legami, c’è una unità misteriosa perché il bene è
uno”. Più avanti poi aggiunge, con le parole di uno scrittore ed
analista junghiano: “…l’arte si fa specialistica e la massa si
abitua alla bruttezza come condizione normale”.
Tutto, questo ed altro, appropriatamente avvertito dal punto di vista politico e
ambientale, per un darsi nella circostanza un tono appropriato e raccogliere
consenso da parte di coloro che, da persone ‘e-gregie’, vivono arte e ambiente nelle
Mostre e in una Riserva. Al ché chiedo a Marco Marra, quale che sia l’attuale
suo incarico di Giunta a Palazzo e nel Vasto, facendo mie le verità riferite
dall’ambientalista-birdwatcher sul “bene unico” e sulla “bruttezza” normalmente
quanto disgraziatamente assegnata alla “massa”, per quale ragione lui, il Sindaco
e l’Amministrazione intera del Comune di Vasto, non hanno pensato che una “attenta politica di valorizzazione del
territorio” è da portare avanti, promuovere e rendere fattiva, anche in
altre aree comunali, urbane, turistiche, ambientali, che non sono “l’angolo di paradiso” racchiuso tra il Porto e la
punta d’Erce.
L’ambiente, naturale e sociale, quello che si definisce un ‘habitat’ antropico,
è da ‘curarsi’ nella sua interezza e complessità, in un territorio/città di cui
si è, eletto o nominato, amministratore pubblico.
Che questo non sia (e sulle ragioni perchè questo avvenga chiedo ed aspetto
risposte), sia nell’urbe storica e periferica, che alla Marina, come, da lunghi
anni, nella area detta SIC della Contrada San Tommaso, non lo dico io, lo
vedono tutti. E tutti, dice il sopra citato junghiano Luigi Zoja, si abituano
(o sono …abituati, e per meglio dire costretti) “alla bruttezza come condizione normale”.
Amo pensare (voglio sperare) che qualcun altro, oltre la mia persona, non sia
disposto ad accettare ed avallare, tacendo, un perpetuato ‘destino’da sudditi
…dell’Impero Democratico!
Giuseppe F. Pollutri
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