Quando, verso la metà del secolo
scorso, i “vastaroli” iniziavano a prendere coscienza delle potenzialità
turistiche del loro territorio, non c’erano mezzi di comunicazione come gli
attuali. Far conoscere le bellezze del luogo, l’arte e la cultura cittadina e
le qualità che “Il Vasto” poteva offrire ai potenziali “villeggianti”, era
compito assai arduo.
L’unico modo per raggiungere
questa “ridente cittadina”, come ancora negli anni Settanta si descriveva
Vasto, era la ferrovia e le cartoline, in bianco e nero, erano il veicolo più
usato per mostrare la città, la sua spiaggia e il suo mare.
L’amico Stefano D’Adamo, come
l’anno scorso per il “Palizzi Ritrovato” ha voluto mostrarmi un altro mezzo col
quale la città si mostrava fuori dai suoi “dintorni”: un “souvenir”.
Una conca abruzzese in ceramica,
con sopra ritratto il panorama di Vasto dai Tre Segni, col famoso pino che
tanto ricordava Napoli.
Il disegno in azzurro su fondo
bianco somiglia tantissimo alle targhe in ceramica indicanti il nome delle
strade del centro storico.
L’oggetto di Stefano D’Adamo
proviene da Grottaferrata. In questa cittadina alle porte di Roma c’era
l’officina di ceramica dei fratelli Eolo e Augusto Tidei.
Con i titolari dell’officina
collaborarono diversi artisti. Tra questi Emidio Vangelli, artista che tanto
“ritrasse” Vasto nelle sue opere. Non so se fu la ditta Tidei a realizzare le
targhe stradali in ceramica ma mi piace pensare all’arte come veicolo
pubblicitario della nostra città.
Chi fosse curioso di vedere dal vivo
l’oggetto, accompagnato da una rara prima edizione (1838) della “Storia di
Vasto” di Luigi Marchesani, può recarsi in questi giorni al Piccolo Circolo
Garibaldino in vico Sinello a Vasto, nelle ore serali.
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