Ricordiamo tutti le polemiche circa
l’istituzione, nel comune di Vasto, dell’IMPOSTA DI SOGGIORNO. Abbiamo ben
presente il braccio di ferro tra operatori dell’accoglienza turistica e
l’Amministrazione comunale. "Poscia, più che 'l dolor, potè il
digiuno"… e l’imposta fu applicata.
Il D.Lgs 23/2011,
quello che da la possibilità ai Comuni di imporla, parla chiaro: è un’imposta
di scopo e, quindi, i suoi proventi devono essere reinvestiti per
potenziare i servizi turistici e tutelare i beni culturali, non per tentare di
ripianare il deficit dei Comuni o pagare gli stipendi.
Cosa ne farà il Comune di Vasto? Non è dato
saperlo. Una cosa però la si conosce: sul Bilancio di previsione, per l’anno
2014, alla voce Entrate – Imposta di soggiorno, c’è un importo, 250.000 Euro.
In quali interventi verrà impegnata tale
somma, al fine di potenziare i servizi turistici e tutelare i beni culturali?
Il Comune gestirà questi fondi in maniera autonoma o chiamerà la categoria
degli Operatori turistici per farla partecipare alle decisioni? Inutile
sottolineare che riteniamo quest’ultima essere la strada più corretta.
Nel caso non dovesse avvenire o si dovessero
verificare o sospettare impegni di spesa non congrui con la finalità della
legge che sancisce essere tale imposta “di scopo”, il modo per effettuare il
controllo c’è: è sufficiente garantire
la certificabilità della spesa del Comune e la tracciabilità del flusso dei
ricavi dalle strutture ricettive alla spesa dei fondi
in finalità turistiche. Ed è ciò che faremo.
Massimo Desiati - Andrea Bischia
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