mercoledì 12 gennaio 2011

Un commento tratto da "Il Grillo".

In merito alla situazione cittadina ed ai fatti di questi giorni.


Postato Mercoledì, 12 gennaio 2011 alle 10:36

.... visto il numero di imbecillotti che girano per Vasto.

Certo, anche gli interventi nel sociale sono cosa importante ma sarebbe stato il caso di esplicitare qualche proposta concreta ... tutte le volte che qualcuno ne parla si limita a parole vaghe, tanto piu' se la cosa rimane un po' buttata li' a caso immersa in un comunicato che parrebbe scritto da militanti leghisti o del Pdl. La prima ricetta proposta è quella della repressione, generale ed esemplare. Forse non è ancora chiaro a tutti gli eminenti esperti dei temi sociali vastesi che certe piaghe nascono semplicemente dalla noia e dalla mancanza di spazio per i giovani, ecco le misteriose origini di cio' che chiamate odio e disprezzo. La famiglia conta si, certo, ma si tenga conto che a Vasto ci sono anche tanti giovani educati, che pero', come tutti gli altri, hanno la possibilità di ritrovarsi solo nei bar e secondo voi andrebbero puniti esemplarmente insieme agli altri quando tornano a casa grazie ai controlli a tappeto della polizia per essersi bevuti un paio di birre. A Vasto o vai al bar o stai a casa, non è che puoi andare al cinema tutti i giorni .... o addirittura pretendere che tutti se ne stiano a casa accontentandosi della passeggiatina in piazza prima di cena. Siate un po' piu' concreti e propositivi, evitate queste tiritere demagogiche per cavalcare le paure di chi vorrebbe una città morta e svuotata pur di dormire in santa pace, soprattutto d'estate in pieno centro. Ah, la campagna elettorale ....

La persona che ha scritto questo "commento", nell'autorizzarmi la pubblicazione del suo punto di vista, ha aggiunto anche di "aver semplificato troppo". Se vuole completare il suo pensiero sono a completa disposizione.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

bene il grassetto, avrei aggiunto un altro commento che forse completa il primo...... ma la sua opinione?

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Ritengo così valido l'intervento che invece di rispondere sul Grillo, l'ho pubblicato sul mio blog. Il discorso continuerà.

Ciccosan ha detto...

Architetto, racconti la sua giovinezza a Vasto; all'incirca 35-40 anni addietro; avrà avuto 15-20 anni allora.
Racconti di tutte le discoteche, dei teatri, delle continue rassegne cinematografiche, dei tornei di pinnacolo, dei circoli culturali, delle sale di liscio, delle palestre, delle sale giochi, degli spazi autogestiti, degli studi di registrazione per giovani talenti, dei campi da tennis, di calcetto, delle piscine, palazzetti del ghiaccio, sale biliardo, ecc., che frequentava allora e poi hanno chiuso.
Insomma di tutto quelle distrazioni che le hanno, per fortuna, impedito di annoiarsi così da non sentire il bisogno di alleggerire il pacco bruciando macchine o rompendo i lampioni di una pista ciclabile.
Potrei raccontarlo anch'io, ma non sono residente e giustamente potrebbero obiettare "ma che ne vuoi sapere tu".
Berlino è una delle prime città europee per teatri, cinema, rassegne culturali, mostre, ritrovi di ogni tipo, a luci nere e a luci rosse, ma tutto questo non impedisce le quotidiane manifestazioni di violenza gratuita proprio da parte dei giovani.
La stessa Roma è stata ed è una città effervescente per il divertimento, ma qualcuno può sostenere che la sua gioventù sia soddisfatta?
Il disagio dei giovani è una realtà ed è difficile analizzarlo; chi ha figli ci si confronta tutti i giorni. Non credo però che la soluzione stia nell'offerta di entertainment.
Se fosse così, la maggior parte dei nostri genitori avrebbe una fedina penale lunga fino a buonanotte.

Non è che un suggerimento di lettura: http://www.literary.it/dati/literary/di_stefano_busa/il_disagio_generazionale_della_g.html

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Vedi Ciccosan, noi avevamo un certo tipo di educazione ed un certo tipo di esigenze. I "giovani" (brutta parola) di oggi hanno altre esigenze, e purtroppo altro tipo di educazione. Garantisco che la maggior parte di loro è formata da bravi ragazzi. Non gradiscono le "vasche", gradiscono altro? Perchè non provare a fare il possibile? Non sono i giovani ad essere "viziati" ma lo è la società in cui li facciamo vivere.

Anonimo ha detto...

Lusingato.
Comunque mi ritrovo anche nella sua risposta a ciccosan. Viziata è la parola giusta per questa società e nelle piccole realtà come quella di vasto una gioventu' stimolata potrebbe essere la vera cura del problema anzichè il suo prodotto ed il suo elisir.

vastese ha detto...

Ma siamo diventati tutti pazzi! "Non sono i giovani ad essere viziati, ma lo è la società in cui li facciamo vivere". Una affermazione del genere è di una gravità pedagogica incommensurabile! Significa "deresponsabilizzare" del tutto i giovani, assolverli sempre e comunque per qualsiasi trasgressione anche di natura penale. "Non è colpa loro, è colpa della società!" Ma che cazzo dici, Paolo! Ho sessant'anni ed ho imparato a mie spese che "chi rompe paga": da dove viene tanto buonismo e dove ci vuole portare?
Se vuoi posso essere più articolato, e non escludo di scrivere ancora sul tema, adesso mi hai fatto troppo arrabbiare e mi fermo.
Va bene l'originalità, ma senza quel masochismo sociale da un tanto al chilo!

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

Scusa vastese ma se a questi giovani non è stata data una giusta educazione è colpa loro? Se i genitori, la scuola o chi altro doveva insegnare loro le regole, li ha resi quelli che tu dici, come fanno a seguire un codice di comportamento che non conoscono?
Quando uno non sa leggere perchè non non gli è stato insegnato, gli si può rimproverare di non saper leggere? Di chi è la colpa.

Ciccosan ha detto...

Non sono d'accordo con questo giustificazionismo che va avanti dagli anni '60.
E' sempre colpa della società; un colpevole di tutto che nessuno alla fine riesce ad inquadrare per trascinarlo in tribunale a rispondere di decenni di recidività.
Ammetto che noi genitori non sempre siamo stati all'altezza della situazione, ma perchè a nostra volta siamo stati giovani e siamo stati giustificati nelle nostre cazzate generazionali appunto dall'influenza di quel "signore società" che nessuno conosce.
E così di padre in figlio il livello dell'asticella scende e scenderà ancora.
Lei ricorda che abbiamo ricevuto un'altra educazione; ebbene io dico che non sono mai stato messo a sedere in cucina, assieme ai miei fratelli, con mio padre e con mia madre che ci insegnavano l'educazione con la bacchetta in mano.
Però li vedevamo lavorare sodo, preoccuparsi di noi, mettersi la sera a guardarci i compiti, parlare di noi con il maestro, metterci a letto, sfilarsi la cinghia quando eccedevamo, coricarsi quando l'ultimo dei figli era rientrato.
Eppoi c'erano i vicini, gli altri padri e madri, che se ti vedevano in giro in orario di scuola ti chiedevano "di chi sì lu fije? e chi vì facènne a chist'òre? mo' che vède pette jì l'accònde". E potevi scommettere che lo avrebbero fatto.
Poi c'erano i maestri, i professori, che incontrando i genitori da Di Lanciano per il giornale o all'uscita della Messa si sentivano in dovere di avvisare: "Ginnarì, Cicchepà jè dù jurne che nin vè a la scòla, ma che stà poco bene?", e la sera apriti cielo.
E poi c'era don Michele e don Romeo che se vedeva tua nonna alla Binizzòne la sera raccontava che ti eri messo a fumare e ti beccavi una lavata di testa da nonnò.
Questa è stata la società mi ha educato, ma era una società che ti circondava, che si poteva toccare, che aveva un volto, un nome, che si era data una responsabilità colettiva senza saperlo.
E come potevano saperlo, poveretti! La maggior parte dei nostri genitori al massimo aveva la terza media, del mondo conosceva appena il perimetro cittadino e le notizie che riuscivano a sentire da Radiosera.
Non avevano nemmeno avuto una gioventù, rapinata dalla guerra a 18 o 20 anni.
Avrebbero avuto mille buone ragioni per scassare tutte le vetrine e vivere alla giornata rifiutando ogni autorità.
Eppure hanno ricominciato, cocciuti e tenaci, senza presentare il conto a nessuno.
Io penso che ogni generazione è responsabile di sè stessa e deve rispondere dei suoi atti senza giustificazioni pelose.
Quando penso che ci sono stati vastesi che da giovani si sono seppelliti in qualche miniera del Belgio per dare dignità alle proprie famiglie, mi sparisce ogni indulgenza per chiunque la disperda.

Al giovane Antonio vorrei chiedere cosa intenda per "viziata".
Se per caso fosse quella condizione che a Vasto chiamiamo "lu vròte gràsse", allora sono d'accordo con lui.

Anonimo ha detto...

Ciccosan... anche quello, la misura del vizio è la grande differenza fra la società di oggi e quello che hai detto tu. :)

Oggi, purtroppo, le cose non vanno come allora ed occorre cambiare registro, non lasciare che "tutto scorra" limitandosi a punire i cattivi quando e se li si becca... è come scappare da una valanga che prima o poi ci travolgerà...

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

E così di padre in figlio il livello dell'asticella scende e scenderà ancora.
Questo è il problema.
Nessuno si puo permettere di dire "ti facce ji a ricorre a pett".

Alessandro ha detto...

No, il livello dell'asticella non è sceso, anzi, è stato sempre a posizioni davvero basse. Se guardo indietro, ma non troppo, alla generazione che mi ha preceduto vedo il trionfo dell'assistenzialismo, la devastazione di Vasto, i tanti raccomandati che hanno riempito le poste e il Municipio, la mancanza di una politica rivolta al futuro, ecc., ecc. , ecc.
Sono stufo dei "laudatores temporis acti" che idealizzano il passato.