Vasto? Se avesse il mare… Paradossale dirlo, provocatorio può esserlo, ma fotografa l’attuale ‘geopolitica’ vastese, propone di riconsiderare il ruolo della “Città del Vasto” per il presente e per gli anni e le generazioni che verranno.
Rompendo l’atavica e localistica propensione a ignorare tutto quello che accade di là del Trigno, personalmente già da qualche anno ho preso a frequentare la vicina Termoli e il suo San Basso, per una particolare serata d’estate, per altre mostre (una diversa o altra cultura) spesso presente nel suo Borgo antico, sorta di avamposto da cui scrutare anzi ‘sentire’ il mare. In tali mie piccole fughe da “lu Uaste nostre” sempre più percepisco un diverso modo di approcciarsi al mare, di vivere il mare, di immergersi in mare, da parte di Termoli. Sarà che, pur entrambe “città di mare”, forse per quella differente posizione dell’abitato urbano, lo stesso mare è vissuto in modo nettamente diverso. Per la cittadina molisana è per così dire il suo ...campo d’arare: dunque pesca, dunque viaggi, dunque attività e naturalmente tradizione marinara. Per noi il mare è diventato (anche se basta ripensare alla prima metà del novecento per sapere che prima non era così) un qualcosa da guardare: un “golfo d’oro” da magnificare e contemplare, come da una terrazza (dalla Loggia, dai giardini del D’Avalos o da Via Adriatica), e, ove volessimo scendere alla Marina, una sorta di “piscina” solo virtualmente aperta al mondo, buona solo per “fare il bagno”. Il nostro “andare per mare” è tutto qui. Oggi non usa più neppure remare con il dimenticato moscone o pattino, o trastullarsi con il più ozioso ma anch’esso fuori moda pedalò. Il nostro porto, a Punta Penna (ipotesi di localizzazione dell’antica Buca), è sufficientemente lontano e tranquillamente ignorato dai più; ha una sua dicreta flottiglia peschereccia, una sua attività commerciale, ma è tutto così limitato rispetto alle potenzialità e ...al suo fatal destino, sempre più estraneo o solo collaterale alla vita del luogo e dei vastesi, se non per i pochi lavoratori addetti o dell’indotto. Del tutto ozioso è dunque il ragionare e lamentarsi che le risorse turistiche imprenditoriali siano limitate ai due mesi scarsi di balneazione estiva.
E se questo è vero, se di tal genere è il rapporto che Vasto ha ormai con il mare, questo nostro approdo adriatico si potrebbe …rivenderlo ad altri o darlo in concessione d’uso alla consorella marinara molisana, o, per restare in regione, alla portuale Ortona. Continueremo a vivere la nostra Vasto a bagnomaria o menando i passi nudi sulla riva affollata da mamme e bimbi, tra la Bagnante e il Pontile, o fino ad arrivare ai “Bagni da Fernando”, pensando e oziosamente discutendo del ... se avessimo anche noi il mare. Intanto, teniamoci per noi l’acqua bassa, con sabbia o ciottoli, telline e formelle, ciucculelle e pelosi, scogli e trabocchi. Da dove invece diventa più profondo il mare, buono da navigare, con-cediamolo al maggior offerente. Perchè no? Proporrei di farne un Bando!
G.Pollutri
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