Premio Vasto, ci sono i numeri, ma non ci stanno più i denari. I numeri sono quell’importante “43” dell’edizione 2010, stanno in quel fregiarsi quale “quinta rassegna in Italia dopo Venezia, Roma, Milano e il Michetti di Francavilla al Mare”. I finanziamenti che mancano ‘sono’ in particolare “quelli degli altri”, Provincia e Regione.
Questa in sostanza la “doglianza” del Segretario del Premio Bontempo, preoccupato di una “morte per asfissia” non solo dell’evento vastese ma della cultura della provincia, queste le “cose poco piacevoli e con amarezza” dette nella circostanza da un Sindaco, all’ultimo anno del suo mandato, che poco o niente si è occupato di tali questioni. Discorsi politici, insistiti, quasi di propaganda. Sicché, al pubblico dell’Inaugurazione, lì convenuto per sentir parlare di arte e di qual genere di opere fossero in mostra quest’anno, non è rimasto che attendere le parole del Critico. Floriano De Santi, a sua volta, dicendosi “sorpreso” di quante e quali difficoltà siano frapposte oggi alla vita della Cultura da parte del Pubblico, un tempo tanto generoso verso tutto e tutti, mutando l’ordine degli argomenti della sua “scaletta”, anche lui ha sentito il bisogno di dover testimoniare con sue vicende personali di quale grettezza siano capaci le Istituzioni, specie se queste sono governate da altra e non affine parte.
Così, pur passando a dire di filosofia dell’arte nell’età moderna, ha richiamato l’attenzione dell’uditorio sulla bontà dell’ansia di cultura (rappresentazione del “passato oppresso”) di W. Benjamin, rilevando di quanto “regressiva” fosse, e ancora sia, la filosofia di destra, cominciando da Nietzsche, “un Dioniso senza seguito di Baccanti”. Dopodichè il professore ha enumerato gli artisti in mostra, con qualche enunciazione per ciascun’opera, passando dall’esponente del “materico” al rappresentante del “citazionismo pop”, dal seguace della “pop-art mutata” al protagonista del “post-moderno”…
Insomma: un critico, tanti artisti e nessun vero nucleo caratterizzante questa esposizione d’arte contemporanea. Succede – la solita storia – quando il Comitato promotore del Premio Vasto si limita ad affidare incarico a qualcuno, dotto in materia, che a suo piacere intellettivo s’inventa un tema, un titolo (come quello di quest’anno, buono per qualsiasi Esposizione, non solo contemporanea), portando in mostra l’artista disponibile o quel che il gallerista più o meno interessato offre. Per il resto, il noto critico si è espresso con frasi di questo genere (cito dall’elegante Catalogo): “Con Nietzsche e con Freud, con Benjamin e con Foucault, con Picasso e con Kandiskij, il mathema, il sapere artistico ha superato la “lingua del concetto” nel linguaggio delle figure dell’Andersdenken, del pensare altrimenti”. Parole buone per mostrare di quanto dotto sia lui, ma che poco sono comprensibili e utili a capire quale funzione ancor oggi ha arte e artista.
Per la cronaca c’è da dire, con l’assessore alla Cultura – A. Suriani, che quest’anno il Premio “abiterà un luogo nuovo”, il Palazzo Aragona, sconosciuto ai più, “uno spazio di straordinaria suggestione nel nome dell’Arte”. Quell’arte di cui assai poco possono dire le parole dei politici e talvolta neppure quelle ricercate dei critici, ma che sta tutta e soltanto nel manufatto esposto, leggibile senza discorsi aggiunti ed etichette.
Le opere ci sono, da ‘visitare’ sicuramente, per riceverne sensazioni, motivo di riflessione, in una visione sia pur spicciola ma diretta, buttando …a mare quanto qui sopra riferito. Cosa che io stesso vorrò fare di nuovo, per ancora poi dire.
Giuseppe Franco Pollutri
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