domenica 17 luglio 2011

L’impronta.


Sicuramente la Notte Bianca ha lasciato una impronta.
Ieri sera sono rimasto favorevolmente colpito da due cose. Dall’illuminazione del Castello Caldoresco (lato Piazza Barbacani) e dall’utilizzo del vinile da parte del Dj posto davanti al bar di Piazza del Popolo.


Ho intravisto il sindaco che intorno alle “ventiquattro e trenta” (come lui pare usi leggere gli orari) riscuoteva complimenti all’incrocio tra Corso Garibaldi e Via Madonna dell’asilo (strada quest’ultima che presto cambierà nome, considerata la chiusura di ambedue le strutture dedicate ai “pargoli” poste sul suo tracciato) e con i miei amici ce ne siamo andati alla Villa Comunale dove si respirava una bella aria fresca.
Come promesso al mio amico Roberto, metto da parte le critiche. Non posso tuttavia non parlare di quanto successo davanti alla mia abitazione tra le quattro e le sei.
Si sopporta il fatto che diecine di motorini parcheggiati in maniera disordinata ti permettessero di rientrare a casa solo dopo difficoltosi movimenti. Si sopporta anche il fatto che sotto la tua finestra bande di giovinastri si intrattenessero a sghignazzare. Quello che non si sopporta è accorgersi che uno di questi ti “pisci” davanti all’ingresso. Immaginate che valanga di insulti si è beccato questo “stronzo”. Insulti tra i quali la parola più dolce è quella appena usata, “stronzo” appunto. A quel punto ho presidiato il luogo e da dietro le persiane, come la famosa pubblicità di un profumo, mi affacciavo ogniqualvolta un “baldo giovinotto” facesse presagire l’intenzione di “fare pipì”. Solo che non esclamavo “egoist!” come nella pubblicità ma urlavo: “Che cazzo fai?!!”. Anche alcuni vicini si sono dedicati a questa “buon azione”, tanto che alla fine l’abbiamo trasformata in una sorta di “giuoco”. Aspettare che il titolare del “rubinetto” lo tirasse fuori e al momento “dell’apertura di esso” si apriva la persiana e qualcuno gridava: “Che cazzo fai?!!”. In tanti sono tornati a casa con i pantaloni bagnati dalla propria “urina”. Un ragazzo con la maglietta color rosso fuoco, nella concitazione, l’ha fatta addosso agli amici che aveva alle spalle.
Ho notato anche tanti “stronzi” (dire maleducati sarebbe eufemistico) entrare nei vicoli per uscirne soddisfatti seguiti da “rivoletti” tipo “fosso marino”, ma contro di loro nessuno ha potuto far niente. Le vecchiette dormivano da tempo.
E fu giorno e poi mattino. Sono arrivati i netturbini. Il sole cancella le impronte di rivoli e pozzanghere. La dirimpettaia dice che l’ho fatta ridere. Adesso ce ne andiamo al mare.
Lo so! Siamo “poeti” anche nel turpiloquio, noi che abbiamo “goduto” della notte bianca nella sua completezza.

2 commenti:

maria ha detto...

E che vuole di più dalla vita?
Tanto per parlare di slogan pubblicitari... :)

nottanzulo ha detto...

ben fatto, da applauso. anzi, da diecine di applausi, come tu pare usi indicare.
(cit.)