venerdì 30 settembre 2011

La marcia di Lapenna


Questo è l’ultimo anno in cui le feste patronali dedicate a San Michele Arcangelo si svolgeranno nella data tra il 29 e 30 settembre. Dal prossimo anno bisognerà “festeggiare” la domenica più prossima a questa data. Così pare che i nostri “governanti” abbiano deciso. Sarà necessario quindi aspettare che sia il calendario a far ricadere uno di questi giorni di domenica per ricordare che “una volta” la festa di San Michele si svolgeva in questa data.
Un senso di malinconia mi ha preso in questi giorni, tanto che ho passato molto tempo a seguire i concerti bandistici, ultimo ricordo di quella che una volta era una grande festa cittadina.
Alle ore 11, … oggi il complesso bandistico Città di Lecce ha eseguito, sarà un caso, le dolci note di An der schönen blauen Donau (sul bel Danubio blu) di Johann Strauss. Questo brano fu scritto dal grande compositore austriaco nel periodo in cui l’Impero Austriaco cominciò la sua decadenza. La sua esecuzione oggi, in concomitanza con l’ultima festa patronale, mi ha fatto pensare lo stesso della nostra Città. A onor del vero, avvertivo la decadenza della nostra città ormai dal momento in cui ho deciso di impegnarmi in prima persona affinché ciò non accadesse. Tuttavia ora il “barile” non ha più fondo e durante il concerto riflettevo.
Non è da veggenti pensare che il sindaco di Vasto, il prossimo anno, si lamenterà della scelta del “governo di Roma” per l’impossibilità di mantenere la vecchia tradizione delle feste patronali. Non è dato a tutti sapere che, nei confronti di cittadini che si lamentavano delle bancarelle poste alla rinfusa d’avanti alle porte dei negozi, degli uffici e delle abitazioni, lo stesso sindaco si sia difeso dicendo: “questo è l’ultimo anno”.
Pensare che mi ero sforzato, quando ero Assessore, di risolvere il problema spostando le bancarelle su via Adriatica così da utilizzare uno spazio poco frequentato e far circolare gente nelle stradine del centro storico. Il traffico veicolare e le richieste di qualche amico, invece, hanno portato l’amministrazione comunale, quella che non ha più voluto lo storico teatrino dei burattini in piazza Rossetti, a fare un passo indietro.
Continuando ad ascoltare, non è stato difficile per me abbinare l’esecuzione del “valzer più famoso del mondo” alla Radetzky-Marsch (marcia di Radetzky) di Johann Strauss padre. E’ stato infatti facilissimo abbinare la parola “marcia” a Lapenna. Ma non marcia nel senso di marciare bensì marcia nel senso di marcire. Marcia la sua politica, marcia la sua amministrazione, marcia la sua programmazione, marcia la sua … destagionalizzazione. Già! Destagionalizzazione. Quella parola da lui ascoltata in una delle sue prime giunte (chissà pronunciata da chi) e utilizzata a sproposito. Tutte le manifestazioni concentrate in pochi giorni d’estate e tutte le risorse economiche spese nell’ambito di quel breve periodo così da riservare alle festività del Santo Patrono le briciole, forse anche meno. Non sarebbe stato un modo di destagionalizzare il turismo richiamando a Vasto gente per le feste patronali? Allora perché non risparmiare “qualcosa” da destinare a queste feste? Forse il sindaco nella sua “marcia” programmazione non si è ricordato di San “Micchele”, forse pensava al “suo” San Bernardino.
Lo slogan era “Vasto cambia” e certo, per un sindaco che vuole un nuovo piano regolatore per “risolvere il problema della rete fognante”, e che chiede alla polizia urbana di fare più multe per sanare il bilancio, le cose vanno davvero molto bene. Abbandonato il centro storico, rovinato il rapporto tra residenti e pubblici esercenti, mercati e bancarelle in ogni dove ed in ogni occasione, ucciso il fermento culturale, impianti sportivi trasformati in “rosticcerie”. Del problema “spiaggia” ne hanno già parlato ampiamente, di questi giorni si raccolgono le firme contro la chiusura del mercato di piazza Santa Chiara, abbiamo ridicolizzato i cittadini vastesi sul “problema” Parco della Costa Teatina, sulle strutture pubbliche, esempio il Carlo Della Penna, solo chiacchiere. Si svendono e si propone di svendere i “gioielli” cittadini. Mi si dica: questa “marcia” maniera di amministrare di Lapenna cosa ha fatto di buono? Forse la inutile “via Trave”? Qualcuno risponda ai cittadini. Almeno a quelli che lo hanno votato. Ma risponda con i fatti non con le chiacchiere.
La “marcia” dialettica di Lapenna si regge sul nulla, sulle frasi scontate: “I 100 giorni”, “La notte bianca”, “La notte rosa”. Tutte vacuità che ti danno l’effimera notizia sui giornali ma che in fondo nulla lasciano. E non mi si dica che riempire una notte le piazze del centro sia un successo. Un successo sarebbe quello di riempirlo ogni notte (e non sarebbe difficile). Un successo sarebbe convincere i turisti a venire a Vasto perché troverebbero quello che in altri luoghi non c’è. Le scopiazzature della gente senza idee non portano nulla altro che disorganizzazione, disordine e malcostume.
“Dove è sempre festa non è mai festa”, dice il proverbio. Così eliminiamo il superfluo: le feste patronali. Così zittiamo anche il Vescovo che approfitta di queste feste per “rimproverare” la “marcia” classe politica. Quella classe politica che domina e si prostituisce in cambio di “visibilità”.
Mentre penso questo e a tanto altro che potrei aggiungere alla “marcia” di Lapenna mi accorgo che sta finendo “Cavalleria Rusticana”, altro strano abbinamento tra la data odierna e la trama dell’opera, e vedo arrivare il sindaco e il presidente del Consiglio comunale accompagnati dai soliti “staffieri”. Si siedono in prima fila appena un momento prima del finale dell’opera. Appena in tempo per ascoltare l’urlo: “hanno ammazzato compare Turiddu!” …. metaforicamente la nostra Vasto.

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