Maurizio Santulli
Segretario API Vasto
Con la condanna del ex sindaco di Francavilla Angelucci,da parte della
corte dei conti, si squarcia un velo sulle responsabilita' amministrative dei
vari organismi comunali, a tutti i livelli,nei prossimi giorni verificheremo,
dati alla mano, se situazioni come quelle capitate all'ex sindaco di
Francavilla sono paragonabili a certe situazioni che, a Vasto, si trascinano da
anni!"
Ivo Menna - Ambientalista storico
Lettera aperta al presidente regionale Gianni Chiodi
ai consiglieri regionali del territorio vastese
al Sindaco di Vasto Luciano Lapenna
al direttore generale della ASL Vasto- Lanciano- Chieti Zavattaro
OSPEDALE DI VASTO
Moltissimi cittadini si sono rivolti a me esponendomi le difficoltà che incontrano quotidianamente nell’affrontare i disagi dovuti alla questione della salute personale. La Salute da decenni è stata mal gestita in termini di organizzazione sanitaria e di scelte politiche, nonostante che la Sanità Regionale abbia disposto e disponga di circa il 90% delle risorse economiche. La Costituzione della Repubblica italiana tra i suoi principi e caposaldi pone con l’art. 32 la Salute come un “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività garantendo cure gratuite agli indigenti.”
Lo stesso si dice nella Carta della Costituzione europea e con la stessa intensità lo proclama l’Organizzazione mondiale della sanità. E parliamo dell’ospedale di Vasto e come da sempre tutti i politici e tutti i partiti in questi anni (destra - centro- sinistra) in ultimo di tempo- il presidente Chiodi che in una suo intervento a Vasto in Palazzo D’Avalos garantiva che entro marzo 2012 sarebbero iniziati i lavori del nuovo ospedale, - si sono affannati a immaginare e poi progettare come scelta prioritaria della politica regionale sanitaria la costruzione dell’ospedale nuovo a Pozzitello su terreni del Comune ai confini con San Salvo. Campagne elettorali sanguinose, una città divisa, e infine dopo le tante enfatiche dichiarazioni ecco che siamo giunti paralisi e allo stallo, le cui conseguenze si avvertono adesso con l’ospedale attuale che non gode della attenzione e dell’interesse della politica. Liberati quindi dall’affanno dei tanti milioni di euro che dovevano servire per la nuova struttura e le nuove infrastrutture a Pozzitello, resta aperto il problema della inadeguatezza del vecchio ospedale - nonostante le dichiarazioni dei managers di “riqualificare e arricchire di professionalità con radicali interventi di ristrutturazioni l’attuale ospedale”- le domande che rivolgo a voi consiglieri regionali eletti, dopo il ciclone di arresti e inchieste giudiziarie che vanno dal centro destra al centro sinistra sono queste:
a)i circa 100 milioni di euro che la Regione avrebbe disposto per il nuovo ospedale non sarebbero meglio impiegati per acquisire l'area su cui poggia l’edificio abbandonato da oltre venti anni adiacente al vecchio ospedale per una ala nuova?
b)il parcheggio vagheggiato e promesso da anni a Fosso Anghella da politici di varia estrazione per decongestionare il budello di accesso al nosocomio ( non esiste un progetto da circa venti anni)?
c)alla luce delle nuove patologie : neoplasie, tumori, leucemie, nuove malattie che stanno aggredendo la popolazione a causa delle trasformazioni ambientali che richiedono una qualità dei servizi sanitari puntando su eccellenze e risparmi, come siamo messi.?
d)chi si preoccupa della Prevenzione, che va, da quell’osservatorio epidemiologico mai istituito, al registro dei tumori e delle malattie correlate ai lavori usuranti?
e) le cure gratuite agli indigenti, principio richiamato dalla Carta costituzionale, si applica? mi pare che alla luce delle nuove povertà (palesi e nascoste) che si vanno manifestando anche a Vasto con i dati di disoccupazione e assenza di lavori, risulta che si richieda il pagamento di un ticket aggiuntivo di 10 euro anche a quei cittadini i cui redditi siano molto bassi, ai confini della povertà. Non dovrebbe la Regione Abruzzo dopo il pareggio di bilancio prestare attenzione a queste fasce indigenti allentando la morsa del pagamento ticket?
f)la mobilità passiva, ovvero i soldi che la Regione paga a causa dell’esodo di tanti malati che sono costretti a rivolgersi a strutture sanitarie di altre regioni per la insufficienza e la inadeguatezza del nostro ospedale si trova nei pensieri della politica?
Associazione Porta Nuova
PRIMA DI PUCCIONI.
Anche a prescindere dalla loro gravità intrinseca, l’intervista dello scorso 1° marzo rilasciata alla stampa da Cesare Puccioni sembra partire da un un presupposto che merita di essere evidenziato. Un presupposto che sta tutto in una definizione.
La definizione. “La riserva hanno fatto non bene, ma benissimo a istituirla”, dichiara l’industriale toscano, “però va utilizzata per quello che è, una risorsa paesaggistica nata in un contesto particolare. Non facciamone un totem”.
“Una risorsa paesaggistica nata in un contesto particolare”. È la riserva, sostiene Cesare Puccioni, che è nata nell’area industriale, non viceversa. Il che, storicamente, è vero.
L’industriale toscano trascura però un dettaglio importante: prima che l’area industriale fosse istituita Punta Penna esisteva già. E faceva parte di un territorio che i vastesi –gli indigeni- già sentivano proprio. È normale che oggi vogliano difenderla.
La riqualificazione della zona, e la dislocazione degli impianti ad alto impatto ambientale, è già stata iscritta nella pianificazione provinciale sovraordinata. Non è il caso di aggiungerne altri.
Le centrali a biomasse, il cementificio (o, se si preferisce, l’impianto di macinazione del clinker, che è una delle fasi della produzione del cemento ), l’impianto di recupero di rifiuti speciali pericolosi della stessa Puccioni sono tutti impianti di puro sfruttamento del territorio, che alla città non darebbero nulla –tranne che un inquinamento maggiore. Ma soprattutto toglierebbero molto: toglierebbero proprio quello che già c’era, prima di Puccioni.
Giuseppe Tagliente:
La sveglia è suonata, ma non basta
Non credevo di finire sulle prime pagine di tutti i giornali per le affermazioni contenute nella nota indirizzata a Chiodi, pubblicata la settimana passata su queste colonne, né tanto meno di dare uno spunto a Sergio Baraldi, direttore de Il Centro, per il suo editoriale della domenica, che i lettori possono ritrovare a pagina 4. Del resto, non mi pare di aver detto nulla di trascendentale o di particolarmente originale rispetto a quanto si dice da tempo negli ambienti politici ed imprenditoriali che rimproverano al governo regionale ritardi ed omissioni sulla tabella di marcia fissata nel programma elettorale del 2008 ed un metodo di governo che non si può definire improntato alla partecipazione ed al confronto con le parti sociali. Tanto clamore si giustifica allora per una sola ragione: perché a scrivere ed a dichiarare pubblicamente queste criticità è stato un rappresentante della stessa maggioranza che sostiene Chiodi e forse perché anche altri che ne fanno parte si sono riconosciuti in esse. Se questo è, se la pietruzza che ho lanciato è servita a creare appena qualche cerchio nell’acqua stagnante dell’amministrazione regionale, ne sono contento. Il torpore non giova, alimenta la rassegnazione, spegne le passioni, crea malumore, distoglie dagli obiettivi individuati, impedisce di cogliere le novità e le emergenze ed il governo della Regione da tempo, certo ancor prima che mutasse la situazione politica ed economica nazionale, era in affanno per mancanza di vitalità, di dialettica interna, di confronto tra le componenti istituzionali, di elaborazione culturale e quindi per carenza di un progetto rapportabile ad una realtà in continua trasformazione. Da mesi invocavo inutilmente una scossa, un segnale di discontinuità, una verifica politica, e spero che adesso qualcosa possa accadere finalmente. La sveglia è suonata, ma non basta ancora se non fa sentire la sua voce anche il partito che sostiene il governo regionale, il Pdl, che pure sta mostrando nei congressi celebrati o celebrandi di non aver capito la lezione dei tempi e di attardarsi in rituali autoreferenziali ed in esibizioni ginnico-muscolari che non interessano più alla gente.
Circolo "Sante Petrocelli" di Vasto (CH):
Le dichiarazioni del sig. Puccioni dovrebbero lasciare esterrefatti e non solo per i toni, che sono stati arroganti e palesemente provocatori. Le minacce lanciate senza mezzi termini ai piccoli e medi imprenditori dell’area di Punta Penna, la cui sola colpa è quella di aver espresso ragionate perplessità in merito ai due impianti in progetto da Puccioni, non saranno certamente in stile mafioso, ma sicuramente hanno il tono di chi sa di godere di una posizione di potere in ambito industriale e, di riflesso ed in senso lato, politico. Più che il primo rappresentante di un settore industriale, Puccioni appare come un padre padrone a cui i piccoli imprenditori devono ubbidire.
A noi pare che quegli imprenditori, che si sono incontrati pubblicamente per discutere e capire quali scenari si stiano prospettando per Punta Penna, abbiano dato dimostrazione di sensibilità per le sorti di un ambiente nel quale vivono e lavorano, dell’aria che loro stessi e i loro figli e nipoti saranno costretti a respirare e del mare della cui bellezza oggi possono godere.
Una sensibilità per l’ambiente di Punta Penna che forse Puccioni non può avere, lanciando i suoi strali da centinaia di chilometri di distanza da Vasto. Ci piacerebbe però sapere se Puccioni abiterebbe una casa con affaccio su una ciminiera o se accetterebbe di buon grado una costruzione a ridosso del giardino di Boboli, che potrebbe deturpare il bellissimo parco fiorentino. Probabilmente no. E allora perché i vastesi devono accettare remissivi i suoi impianti insalubri e pericolosi a ridosso della bellissima riserva di Punta Aderci?
La risposta Puccioni la lascia ben intendere, quando etichetta i timori dei vastesi come egoistici (“centrali, zone industriali? Sì, ma non davanti casa mia”, dice Puccioni) ed al tempo stesso, afferma sostanzialmente che la sua preoccupazione è solo di fare l’imprenditore (e di farlo evidentemente con l’atteggiamento mostrato), anche in un’area delicata come Punta Penna. Ecco, atteggiamenti come quelli mostrati da Puccioni, che mostrano preoccupazione semplicemente per il profitto senza stare a pensare alle sorti della terra e degli abitanti dove operano, li chiamiamo padronali. Ed oggi Puccioni, con le sue dichiarazioni, ha fatto capire di voler essere padrone non solo della sua azienda, ma anche di Punta Penna, della salute dei cittadini vastesi e degli stessi imprenditori locali oggi da lui minacciati per il solo fatto di essere sensibili alle sorti del proprio territorio.Noi rivendichiamo invece, insieme a tanti cittadini, associazioni ed anche imprenditori locali, il diritto a poter partecipare alle scelte che vengono fatte sul nostro territorio, rifiutando qualsiasi forma di minaccia o tentativi di imposizione.
PRC - Federazione della Sinistra
Massimo Desiati – Andrea Bischia – Valerio Ruggieri:
Vasto, 02.03.2012.- Il presidente nazionale di Federchimica Cesare Puccioni, titolare dell’impresa che, da anni, produce fertilizzanti a Punta Penna, abbia rispetto per questa città e per i suoi operatori commerciali e turistici!
C’è da meravigliarsi per le dichiarazioni, rilasciate a “Il Messaggero”, circa il modo e per i contenuti con cui sono state espresse. Le nostre considerazioni partono dal fatto che l’imprenditore è certamente titolato a difendere le proprie attività industriali e, conseguentemente, ad adire anche la Procura della Repubblica se dovesse ritenere lesi i propri diritti ma altrettanto certamente non può utilizzare gli argomenti di cui alla sua intervista per far pressioni in ordine alle scelte politiche di gestione del territorio.
Sull’area produttiva di Punta Penna, insistono, da anni, attività che producono reddito e lavoro per decine di operatori commerciali che hanno fatto investimenti ed anche dato lustro all’economia cittadina. Se anomalie esistono nell’assegnazione dei lotti in quella zona, si pensi piuttosto a sanarle per garantire l’armonia delle attività d’impresa ed evitare l’ulteriore impoverimento della nostra città, oltre al maggior rispetto delle sue caratteristiche ambientali.
Le scelte strategiche di sviluppo economico del territorio appartengono alla Politica ed il coinvolgimento, nell’operarle, di portatori d’interesse, pubblico o privato, deve avvenire nei modi democraticamente rilevabili in ossequio ai principi di partecipazione e concertazione.
Si pensi, piuttosto, ad individuare strumenti idonei alla gestione delle aree interessate, non senza prendere atto che l’iniziativa del “Patto per il Territorio” lanciata dal Sindaco Lapenna, ha già mostrato tutti i suoi limiti proprio a causa delle dichiarazioni del Presidente Puccioni che, soggetto importante al fine della sottoscrizione del “Patto”, non mostra di essere alla ricerca di condivisioni. Affinché l’Amministrazione comunale vastese possa addivenire a soluzioni partecipate, è indispensabile che svolga il proprio ruolo con autorevolezza e senza soggezioni di qualsivoglia natura.
Davide D'Alessandro:
Immobile. Non come Ciro, il goleador del Pescara di Zeman. Immobile come l’Amministrazione Lapenna. Immobile e incerta. Sulle cose da fare, sui problemi da risolvere. È andato via quasi un anno e le tante questioni aperte, aperte restano. Da due mesi non si tiene un Consiglio Comunale. Le uniche due commissioni convocate ripetutamente riguardano l’assegnazione dei sussidi e i regolamenti. Dell’urbanistica non si hanno più notizie. C’è una crisi evidente, crisi di sistema e di uomini, di divisioni mai ricomposte, di verifiche chieste e mai fatte, in attesa di posizionamenti, di candidature al Parlamento, al Comune, alla Regione. Il Pd è lacerato o forse meglio dire immobile. Come immobili sono coloro che da lontano giocano le carte, fomentano le diatribe, separano e imperano. Ma Vasto arretra pericolosamente. La città ha bisogno di un progetto, non di un programma elettorale sempre promesso, da tutti, e mai attuato. La città ha bisogno di uno sguardo proteso verso i suoi quarantamila abitanti, mentre l’estate di Fosso Marino è di nuovo alle porte, mentre la disoccupazione ha raggiunto livelli spropositati e inquietanti. A chi tocca dare risposte? Il 28 ottobre scorso il Consiglio Comunale, su mia proposta, ha approvato all’unanimità di impegnare il sindaco e la giunta a promuovere un Forum sull’occupazione per scattare la fotografia esatta di una realtà drammatica e assumere importanti decisioni. Sono passati oltre quattro mesi e nessun Forum è stato convocato. La grande questione di Punta Penna viene trattata con sufficienza, come se le responsabilità fossero sempre di altri, di altri, di altri. È un continuo rimando di responsabilità. Si può andare avanti così? Io ho sempre detto che il sindaco eletto deve amministrare fino al 2016. Ma deve amministrare, non tirare a campare. Sennò è meglio tirare le cuoia. Anche se Luciano tenta sempre di più di ispirarsi al divo Giulio. Quando Gervaso gli chiese: “Preferisce fare il sub o il morto a galla?”, Andreotti rispose: “Il vivo a galla”. Ma era Andreotti.
VI BASTA PER PASSARE LA "DOMENICA" O ASPETTATE LE RISPOSTE DEL SINDACO?
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