domenica 18 marzo 2012

Ivo Menna


BIOMASSE E SOTTRAZIONE DI PUNTA PENNA AI VASTESI!
Ad oltre 50 anni dagli insediamenti industriali a Punta Penna, arriva inesorabile il suo bilancio, presentato non da Confindustria o dalle amministrazioni pubbliche, ma da un universo sociale variegato che mette al centro le rivendicazioni su ambiente, salute, territorio, come beni comuni che non potranno più essere oggetto di mercato per fini estranei agli interessi della collettività vastese. I rantoli di una industria con il respiro sempre più affannato non sembra però tenere conto di questa inedita coscienza civile vastese, la quale dopo 50 anni di silenzio, riprende la sua marcia. In tal senso questi mesi saranno ricordati a Vasto come quelli che hanno segnato una svolta profonda: storica,sociale, politica. Nella economia, nella cultura cittadina, e soprattutto nella sconfitta della politica politicante che si svolge con i soliti stanchi rituali delle pseudo segreterie dei defunti partiti. Sull’onda dei movimenti che stanno caratterizzando la storia d’Italia nella rivendicazione di riappropriazione dei beni comuni come : ACQUA, TERRA, SOLE, ENERGIA, MARE, il territorio ambiente torna a ridiventare un diritto esclusivo dei cittadini che la abitano e che la hanno abitato storicamente. Un nuovo potere, quello dei movimenti e delle associazioni entra in scena e mette in crisi la politica tradizionale costringendola a rivedere posizioni di rendita. Questo nuovo potere ha detto chiaramente a politici e imprese, (a tutte le imprese, anche a quelle nuove, commerciali, che si sono insediate nell’area di Punta Penna) che la storica espropriazione per puri fini di profitto economico e sfruttamento di una risorsa territorio come Punta Penna e tutta la sua area deve cessare, e deve cessare, impedendo la costruzione di nuovi impianti mimetizzati da energie alternative, che altro non sono che la prosecuzione del dominio su quell’area con nuovi strumenti per i fini classici della proprietà e del profitto finanziario con grave pregiudizio dei diritti dei cittadini, alla salute, all’ambiente; ma porre un’attenzione critica anche a quelle imprese che si ristrutturano in funzioni macrocommerciali, risultato dei nuovi processi di cambiamento del sistema capitalistico.
Quello che si va configurando nell’area di Punta Penna è uno scontro durissimo tra due concezioni del capitalismo : da una parte quelle imprese legate ad una economia finanziaria che espelle produzioni e lavoro, e dall’altra parte un settore del capitale commerciale che nella rappresentazione di una alternativa economica vede anche nel turismo di massa una nuova occasione di sfruttamento dell’area di Punta Penna.

Noi siamo per la restituzione di un territorio cosi duramente provato in termini ambientali e umani - ( salute compromessa a causa delle industrie di ogni tipo), - negli ultimi 50 anni da politiche di saccheggio e di carattere neocoloniale ai suoi legittimi rappresentanti: i cittadini.
Da oggi nulla sarà come prima. La coscienza dei propri diritti si manifesta ogni giorno. Lobbi e potentati economici, da oggi sono avvisati: Punta Penna e tutto il suo territorio non saranno più oggetto di mercato. Un avvertimento ai politici : per anni avete rappresentato il comitato d’affari del capitale e della borghesia parassitaria. E’ giunto il momento del riconoscimento che una nuova coscienza si è impadronita dei cittadini e del paese e che “l’irreversibile dissipazione della bellezza dei paesaggi naturali, storici, archeologici per i quali il nostro Paese è famoso nel mondo, cessi finalmente. E Punta penna possiede i requisiti per rappresentare una porzione di natura patrimonio dell’umanità e da inserire pienamente e senza restrizioni di confini nel Parco della Costa Teatina.”

In questo senso insisto nel dichiarare pubblicamente (cosa che ho già fatto in altre occasioni esprimendo la mia assoluta contrarietà ai nuovi impianti ) che la questione biomasse e le nuove riconversioni non si potranno fermare con il solo consiglio comunale; che delibere e mozioni firmate dai consiglieri comunali nulla potrebbero se i rappresentanti politici regionali e i consiglieri provinciali con alla testa il presidente provinciale Di Giuseppantonio, espressi dal nostro territorio, non vengono direttamente coinvolti in questa che risulta la più grande battaglia di civiltà dichiarando la loro contrarietà. Tagliente, Prospero, Menna, Argirò, Palomba hanno la possibilità di modificare le leggi alla Regione. Il Presidente della Provincia Di Giuseppantonio, a cui compete la parola sul cambiamento di destinazione d’uso di quell’area dica come la pensa; il Senatore Legnini che tanto si è prodigato per il Parco della Costa Teatina e l’on.Tenaglia di Ortona si facciano avanti e prendano posizione. Il senatore Mascitelli dell’Italia dei Valori insieme al suo capogruppo Costantini alla Regione Abruzzo che a parole dichiarano la contrarieta’ alle biomasse non si trincerino dietro l’alibi di lasciare autonomia al partito di Vasto e si esprimano chiaramente! Sono costoro gli eletti del popolo e costoro devono dichiararsi !

Ivo Menna ambientalista storico

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