Una notte buia e tempestosa era
stata quella appena passata. Le cateratte del cielo si erano aperte, intorno
alle quattro e trenta, per riversare sovrabbondante la pioggia.
Non a gocce e nemmeno a
catinelle. Qualcosa di più che a “secchi”.
I lampi e i tuoni rompevano
d’improvviso il rumore già di per se fragoroso dell’acqua che aveva trasformato
le strade in vorticosi torrenti. Torrenti in cui i canali di gronda vomitavano
violentemente il liquido troppo improvvisamente ingurgitato, assieme al
materiale depositato dai piccioni o dal vento sui tetti e nelle grondaie
durante i mesi di arsura estiva.
Mia moglie sistemava stracci e
bacinelle dove l’acqua, dal tetto da tempo abbandonato dell’edificio adiacente,
entrava copiosa in casa, mentre io, guardandola svigorito, mi trattenevo dal
bestemmiare il Padre Eterno, la
Madonna e tutti i Santi poiché so perfettamente che costoro
sono presi da problemi molto più gravi di un temporale e riflettevo.
Possibile che non esistano i
mezzi per reagire all’incuria, all’abbandono? Possibile che l’inciviltà debba rendere
sua complice chi incivile non è o non
vuole esserlo?
Non riuscivo a riprendere sonno.
Nella solitudine del mio studio sentivo fuori la pioggia scrosciare: ho
avvicinato il volto ai vetri della finestra e ho guardato. La terra resa
malinconica dall’acqua che ne fa lucide le pietre era come minacciata da
plumbee nuvole che si avanzano lambendo la sommità delle case vicine.
Una persona con le gambe nude
correva sul marciapiede gridando e facendo gesti col braccio destro verso
persone che non ho scorto. Come un film proiettato all’incontrario ho distinto
le idrovore dei Vigili del fuoco che invece di versare, aspiravano dagli
scantinati l’acqua che li aveva velocemente riempiti, riversando poi questa
nelle strade da tempo a loro volta allagate.
Negli anni passati si è pensato
bene di assumere persone da tenere dietro comode scrivanie ma non si è pensato
a personale che potesse provvedere a tenere puliti i tombini. Era sconveniente
fare il calciatore, era disonorevole fare la velina, figuriamoci se si poteva
“essere” pulitore di “cloache”. E ancora adesso che si ambisce ad essere
calciatore o velina si pensa magari a “notti bianche” o a “notti rosa”,
piuttosto che a far funzionare le “chiaviche”. Già “chiaviche” disgustosa
parola. Eppure!
La pioggia dalle strade e dalle
piazze scende giù dalla collina verso il mare seguendo improvvisati tragitti,
tracciando ruscelli, quando non fiumi, e trascinando a valle quello che trova.
Rendendo limacciosa la terra. Allagando ogni dove.
Qualcuno osserva che la terra
ormai coperta dalla “macchia mediterranea” non riesce più a trattenere l’acqua.
Ma si può chiamare “macchia
mediterranea” quell’ammasso di sterpi, rovi, ortiche ed erba infestante di ogni
tipo che imbacucca e sconvolge i luoghi una volta coperti di oliveti, vigneti,
aranceti e orti multicolori? E dove sono finiti i fertili campi tenuti da
amorosi bifolchi?
Probabilmente, una volta coperti
di case questi luoghi non saranno più così “desolati”.
Le acque limacciose raggiungono la Marina , dove gli eleganti
villini, i curati oleandri e le siepi di
pitosforo, caratteristiche di un ameno luogo di villeggiatura, sono stati
sostituiti da costruzioni sgraziate e recinti da stia, aggiungendo danno al
danno.
Avrei voluto trovare motivi per
continuare questo discorso con la parola “tuttavia” ma non ne ho trovati. Non
sono riuscito a trovare argomenti positivi da contrapporre alle negatività che
di giorno in giorno trasformano quella che era un luogo dalle “caratteristiche
peculiari singolarissime”, in cui l’estetica più che l’urbanistica avrebbe
dovuto essere di guida”.
La pioggia intanto stava
seguitando a cadere violenta, dirotta, insistente segnando di frequenti
rigagnoli la strada.
4 commenti:
È una foto o un acquerello?
E' una cartolina d'epoca.
Ha rappresentato l'italia intera in queste emozioni...
Quando si chiede progresso e si ottiene solo cattiva edilizia...
Quando si chiede rispetto della natura e non si fa mai nulla...
Fabbricando case
Una cartolina splendida, una rarità
Posta un commento