Questa mattina mi sono svegliato strano. Pensavo.
Non capisco perché ma mi continuavo a porre un problema: Se è vero che la libertà di un individuo termina dove inizia quella di un altro, in questo periodo in cui tutti hanno ragione, di libertà ne abbiamo veramente poca.
Pensavo e ripensavo, e continuavo a rispondermi: L'incertezza del momento ci rende "schiavi". La libertà ha bisogno di regole.
Mi ha preso una strana forma di ansia.
Sono andato addirittura dal medico, il quale, misurandomi la pressione, mi ha detto che era bassissima, contrariamente al mio solito, e mi ha consigliato, sorridendo, di prendermi un caffè.
Oggi pomeriggio però, come uso fare dopo pranzo, mi sono seduto sul divano per "gustare" su Rai Storia il quotidiano programma condotto da Massimo Bernardini, e come per incanto ecco la risposta al mio "pensiero" e soprattutto l'asseverazione del mio ragionamento: Cesare Beccaria.
Prima di pranzo, vedevo già il mio nome scritto tra quello di grandi filosofi e invece ....Comunque ho colto l'occasione per andare a ricercare tra i tanti libri polverosi e mai aperti della mia piccola biblioteca e ho trovato quello che cercavo.
Per qualche giorno avrò qualcosa da fare e, soprattutto, qualcosa di serio su cui riflettere:
"Le leggi sono condizioni, colle quali uomini indipendenti ed isolati, si unirono in società, stanchi di vivere in un continuo stato di guerra e di godere una libertà resa inutile dall'incertezza di conservarla. Essi ne sacrificano una parte per goderne il restante con sicurezza e tranquillità."
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