3.Oltre l’emergenza.
.... ci sia consentita una breve considerazione di carattere politico-amministrativo.
Quella presente è un’emergenza che ha naturalmente una sua specificità, ma anche una forma tipica simile a tante altre passate e (presumibilmente) future: è un conflitto tra un interesse privato e particolare contro un interesse generale e diffuso. Chi –come noi- si schiera in difesa di quest’ultimo, supplisce a una funzione tipica dell’Amministrazione pubblica, che per l’appunto dovrebbe difendere il pubblico interesse, ed è invece (più o meno) assente. Non ci sarebbero queste continue emergenze se ci fosse una seria politica di programmazione territoriale.Sotto questo aspetto il nostro ceto politico è gravemente carente. Da anni, e a vari livelli, sta perdendo un’occasione dopo l’altra per compiere finalmente delle scelte, anzi per dare finalmente attuazione a scelte che esso stesso –sulla carta- ha compiuto.
La mancata variante al PRT (di cui abbiamo detto al §1); la mancata perimetrazione, ferma quasi da un decennio, del Parco Nazionale; la mancata attuazione del Piano Territoriale delle Attività Produttive (adottato nel marzo 2006) ne sono –per limitarci solo all’argomento in questione- tre esempi significativi. L’attuazione anche di una sola di queste azioni avrebbe evitato la situazione presente.
Occorrerebbe una svolta, prima che politica, culturale.
E allora io aggiungo: "Vogliamo allargare il discorso anche a Sigma Siv?"
5 commenti:
Anadava tutto abbastanza bene, fino a quella "Occorrerebbe una svolta, prima che politica, culturale.".
Per Francescopaolo: certo, il discorso è complessivo. Ma perché non hai pubblicato le altre due parti?
Per Ciccosan: perché?
Quando il post è troppo lungo non sempre il lettore giunge alla fine. Siccome ritengo interessante la parte che ho evidenziato, volevo si leggesse. In questi giorni mi occupo di "Sigma Siv". Poi approfondiremo anche i primi due punti(che per vari motivi mi coinvolgono), di cui ampiamente si legge su altri blog.
Perchè? Perchè una frase del genere sta diventando come quelle formule di chiusura di lettere commerciali, del tipo "con l'occasione vogliate gradire...", ecc. ecc.
Parole che nemmeno si leggono più, poichè a lungo andare diventano scontate.
Ma ora entriamo nel merito: che significa svolta culturale? Per uno scrittore forse passare dal romanzo alla saggistica? Per un regista, dal neorealismo alla fantascienza? Per un pittore, dall'impressionismo al linearismo? Per un politico dal liberismo al socialismo?
E per una persona normale, cosa vuol dire?
Secondo me niente, e così anche per un politico che in fondo è una persona normale quanto le altre, ma si dà arie di essere diverso.
Passare dalle chiacchiere vuote dei comizi, al fare scelte concrete, di quelle che servono ai cittadini, non è una svolta culturale, è semplicemente fare il proprio lavoro con coscienza. E puoi farlo anche da analfabeta.
Rendersi conto dei fabbisogni degli amministrati non è nemmeno questo fare politica; semmai politico è il modo con cui soddisfi questi fabbisogni, ed è politico l'ordine delle priorità.
Resta inteso che non intendevo offendere o sminuire l'impegno di alcuno.
Ho commentato la chiusura non il contenuto che lo precede.
Cosa significa "svolta culturale"? Per esempio questo:
16. Le sfide culturali
Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno non ha solo un carattere economico, ma rimanda inevitabilmente a una dimensione più profonda, che è di carattere etico, culturale e antropologico: ogni riduzione economicistica – specie se intesa unicamente come ‘politica delle opere pubbliche’ – si è rivelata e si rivelerà sbagliata e perdente, se non perfino dannosa.
Cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità: sono i capisaldi che attendono di essere sostenuti e promossi all’interno di un grande progetto educativo", etc.
Conferenza Episcopale Italiana, PER UN PAESE SOLIDALE. CHIESA ITALIANA E MEZZOGIORNO. febbraio 2010
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