venerdì 19 novembre 2010
A proposito di ... comunicazione.
Non è necessario, che chi ha l’uffizio di istruire un Principe, gli insegni ogni cosa; basta, che gli mostri l’uso, che si dee far d’ogni cosa.
Questo concetto è tratto da un libro pubblicato nel 1729: “Trattato della educazione di un Principe”, che ho fatto ristampare, grazie al mecenatismo del Cavalier Fabrizio Mechi, e che ho presentato, domenica 13 settembre 2009, nell’ambito della cerimonia per l’arrivo a Vasto, delle spoglie di San Giovanni Leonardi, fondatore della congregazione della Madre di Dio e protettore dei Farmacisti.
Cosa lega la comunicazione con questo trattato e con l’evento del 13 settembre è presto detto.
L’autore del testo è don Alessandro Pompeo Berti: religioso della congregazione della Madre di Dio, nato a Lucca e vissuto a Vasto, qui chiamato dal Marchese Cesare Michelangelo d’Avalos, il quale voleva trasformare la sua città in un centro di cultura.
Di questo Principe, grande comunicatore, lo stesso Padre Berti scrive: “Quel signore che, sebbene al costume de’ grandi non aveva gran fatto studiato, aveva però sortito dalla natura una apertura di mente non ordinaria, ed erasi trovato ad udire e trattare co’ migliori letterati, che allora vissero, specialmente alle corti di Vienna, Barcellona e di Roma”.
Tra le curiosità attinenti l’argomento comunicazione, mi piace ricordare la donazione del corpo di San Fortunato che il Marchese del Vasto fece al Serracapriola, suo feudo. Da un sito di questo centro pugliese si legge: Nell’intento di prodigarsi per “il maggiore bene spirituale e temporale” della sua terra e dare ai serrani il santo protettore “scelto da Dio” Cesare Michelangelo d’Avalos destinò il corpo del martire alla chiesa di santa Maria in Silvys. Il relativo provvedimento d’assegnazione venne firmato a Vasto il 25 agosto 1726. E da Vasto le reliquie di San Fortunato, adagiate in una lettiga adorna di fiori, partirono alla volta di Serracapriola il 20 settembre 1726. Le accompagnavano Giovanni Battista da Colorno, predicatore cappuccino, padre Alessandro Pompeo Berti, della congregazione della Madre di Dio ed un drappello di Soldati feudali. Dopo la sosta notturna a Termoli, via Campomarino, Santuario Madonna di Colleredo, San Fortunato giunse a Serracapriola. Era il 21 settembre 1726.
Non erano i giornali o le TV i mezzi di comunicazione di allora ma, come l’Arcivescovo Bruno Forte, oggi, anche il Vescovo Mariconda di Trivento, allora, avrebbe potuto affermare: "Mezzi di informazione necessari, per una grande comunità, per un territorio vasto. Una comunicazione ed un contatto che si rendono sempre più necessari e sempre più vivi: annunciare, servire, promuovere, comandamenti chiari e precisi per gli uomini della comunicazione cattolica. Annunciare il Vangelo come primo comandamento, servire la chiesa come missione, promuovere la giustizia in ogni circostanza".
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