mercoledì 27 aprile 2011

Mancano 18 giorni al "diluvio".


Mi è capitato di vedere in TV una “antica” versione cinematografica di Pinocchio. Una versione in bianco e nero molto particolare. Mi succede quasi sempre di immedesimarmi nel protagonista del film che mi appassiona e ugualmente in questo caso mi sono calato negli abiti del famoso “burattino”. Ho paragonato poi Geppetto alla Città del Vasto, il “pescecane” alla politica, la Fata turchina agli elettori e il paese dei balocchi all’Amministrazione comunale. Pensate un po’, anche quando Pinocchio è stato trasformato in un “asinello” mi sono sentito uguale a lui, anzi ad entrambi: al burattino e all’asino. Io che ho addirittura scritto una canzone di successo su un asino (Rosina) non consideravo, in maniera così convincente, la possibilità di riconoscermi in esso. Solo che io me ne rendo conto mentre “Lucignolo” no. Ho rivisto nel Gatto e la Volpe molte persone conosciute e in Mangiafuoco le persone che dietro le quinte muovono i fili di tanti “burattini”. La scena che però mi ha attratto di più è quella di Pinocchio che salva Geppetto dal pescecane e piangendo gli dice: “purtroppo uno che nasce burattino, rimane sempre burattino”. Nella favola arriva la Fata turchina che lo trasforma in bambino vero. Nella realtà ?
Come di consueto il film finisce e rinsavisco. Io “asino” forse … “burattino” mai!

2 commenti:

Ciccosan ha detto...

Qui ci vuole Maria per capirci qualcosa. L'esegeta del pensiero dell'architetto è solo lei.

maria ha detto...

Caro Ciccosan, se fossi stato più esegeta di te stesso e meno edito al prendere per il, per i fondelli il prossimo, forse avresti evitato questo commento come altri commenti, rivolti alla mia attenzione...
Buon primo maggio.