lunedì 23 aprile 2012
Primavera o Primafalsa?
Massimo Desiati, Consigliere di “Progetto per Vasto”
risponde
al Presidente provinciale Confindustria Paolo Primavera
Da “Il Centro” di domenica 22.04.2012
IL CASO PUNTA PENNA
PRIMAVERA: ASSURDO SPOSTARE LE AZIENDE
VASTO. No ai consorzi industriali, sì allo sviluppo produttivo di Punta Penna. Il presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera, boccia senza mezzi termini il progetto di delocalizzazione delle aziende nell'area industriale a nord di Vasto. «E' una follia che rischia di mandare in malora l'economia di un comprensorio già fortemente provato e sempre più insidiato dalla malavita», afferma l'industriale annunciando la presentazione di un esposto alla Corte dei Conti. L'industria è in grave sofferenza. L'ottanta per cento delle aziende è stata costretta a ricorrere alla cassa integrazione per salvare l'occupazione. «Purtroppo, la politica non dà una mano all'economia» aggiunge il presidente di Confindustria Chieti. Due le questioni sulle quali il capo degli industriali interviene con una dura reprimenda: i consorzi industriali e la delocalizzazione delle industrie di Punta Penna. CONSORZI. «Confindustria appoggia la legge regionale di riforma dei consorzi e condivide la decisione di chiuderli definitavamente. I consorzi sono da tempo commissariati. Non svolgono più alcun ruolo di supporto al servizio delle aziende», rimarca Primavera. Confindustria ha chiesto da tempo un incontro con l'assessore regionale alle Attività produttive, Alfredo Castiglione. «Purtroppo, la giunta regionale ha fatto tutto da sola, a nostra insaputa. Ha prodotto un nuovo piano che non chiarisce molti aspetti». Gli industriali tornano quindi a chiedere con urgenza un confronto chiarificatore. «Non si fanno riunioni di condominio senza i condomini. Non è accettabile che gli industriali vengano esclusi dai ruoli di rappresentanza, e che a decidere sia la politica da sola. Deve essere comunque chiaro il no degli industriali ai nuovi oneri che andrebbero a gravare sulle spalle delle imprese». DELOCALIZZAZIONE. Se sui consorzi il tono di Primavera è deciso, sul futuro di Punta Penna, diventa addirittura perentorio. «Ho letto con incredulità la notizia sulla decisione presa da Provincia e Comune di delocalizzare le industrie da Punta Penna. E' una follia», ripete l'imprenditore. «Da anni, in città proliferano comitati civici. Il movimento dei no. Particolare questo che denota l'assenza della politica. E' emblematico che non esista un piano economico, uno documento di pianificazione che fornisca indirizzi. In nome della tutela ambientale si mortificano le industrie e le si costringe ad andare via. Paradossalmente, le industrie sono tenute per legge a salvagurdare l'ambiente e lo fanno. Al contrario, la prima fonte di inquinamento del territorio - come ha rimarcato anche il governatore Gianni Chiodi - sono i fiumi e tutto quello che portano alla foce. In compenso, si sta mandando alla malora lo sviluppo economico e si distrugge l'attività del porto. Dietro a un paravento ambientale, si mette in atto una pericolosa speculazione immobiliare. A chi pensa di realizzare a Punta Penna un mega centro commerciale, gli industriali ricordano che senza reddito non si acquista nulla. ma il reddito lo fanno le aziende. Si parla da anni di ambiente e turismo, tuttavia non mi risulta che esistano operatori pronti a sfruttare il filone, a creare posti di lavoro e ricchezza per i residenti. Questa politica impoverirà il Vastese perché paralizza gli investimenti e l'occupazione facendo aumentare precarità, disagio e malavita. E' di questo che dovrebbe occuparsi i politici di qualsiasi connotazione ideologica: restituire certezze e benessere ai residenti, proteggere il territorio dalla criminalità». Primavera è un fiume in piena. Nè lui nè gli iscritti a Confindustria intendono accettare passivamente quella che definiscono una «immotivata campagna denigratoria e distruttiva contro le industrie”. Poi arriva l'affondo. «Se, dopo aver speso decine di milioni di euro, il progetto di delocalizzazione delle industrie dovesse essere avviato, manderò un esposto alla Corte dei Conti perché non si possono utilizzare i fondi pubblici destinati all'industria per un altro tipo di attività».
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Vasto, 23.04.2012.- Paolo Primavera boccia senza mezzi termini l’idea di delocalizzare le aziende dell'area industriale a nord di Vasto. Sono affermazioni perentorie quelle del Presidente di Confindustria Chieti, talmente categoriche da far presumere esista, nella realtà odierna, un piano di tal genere da attuare nell’immediatezza e già paventando un esposto alla Corte dei Conti. Appare un modo per stracciarsi le vesti e disperatamente gridare all’allarme, chiamando a raccolta le forze economiche industriali in una sorta di contrattacco all’ambientalismo di maniera: “E' una follia che rischia di mandare in malora l'economia di un comprensorio già fortemente provato e sempre più insidiato dalla malavita”. E poi aggiunge: “Purtroppo, la politica non dà una mano all'economia”. Crediamo, invece, di essere al cospetto di una situazione esattamente contraria; infatti, perpetuando tali atteggiamenti, sarebbe l’economia a non dare una mano alla Politica! Il governo del Territorio è cosa propria della Politica ed il “marketing territoriale” è un complesso di attività che ha la finalità di definire progetti, programmi e strategie volte a garantire lo sviluppo di un determinato comprensorio; a tale processo è doveroso che le organizzazioni economiche partecipino ma sul presupposto che le decisioni spettano alla Politica.
Nel Piano Territoriale delle Attività Produttive e nelle sue Norme di Attuazione è previsto che, nelle varie fasi, i programmi di riassetto produttivo delle aziende insediate vengano preliminarmente sottoposti a verifica tecnica, tenuto conto delle effettive esigenze di ammodernamento dei processi produttivi, anche in ragione dei necessari fattori di sostenibilità e mitigazione ambientale. Il P.T.A.P. sottolinea l’esigenza di assicurare una piena sostenibilità degli interventi di riconversione, con riferimento ai valori paesaggistici, ambientali e naturalistici di Punta Aderci, delle aree dei Siti di Importanza Comunitaria S.I.C. e della zona archeologica di Punta Penna. Nelle Direttive per i P.R.T. del Consorzio di Vasto si sottolinea come “Gli agglomerati del Consorzio di Vasto… mostrano complessivamente l’esigenza di una ragionata estensione-riconversione della gamma degli usi. Si escludono espansioni degli agglomerati maggiori di San Salvo e Vasto Punta Penna, che richiedono invece operazioni di riqualificazione e di riutilizzo di strutture dismesse, oltreché di completamento dei lotti liberi e di specializzazione e integrazione produttiva”.
Il Presidente Primavera alza il tiro e paventa progetti di “delocalizzazione”, imputandoli alla “follia”. E poi si lancia, “incredulo”, in una serie di considerazioni, stigmatizzando l’ “assenza della politica” ed il “proliferare dei movimenti del no”, situazioni che “costringerebbero le industrie ad andar via in assenza di piani economici e documenti di pianificazione”. Addirittura azzarda una “pericolosa speculazione immobiliare dietro un paravento ambientale”, evocando “povertà, precarietà, paralisi degli investimenti e malavita”, aspetto quest’ultimo di cui “dovrebbero occuparsi i politici, proteggendo il territorio dalla criminalità”. E giù, poi, con la denuncia della “immotivata campagna denigratoria e distruttiva contro le industrie”, le stesse che sembra abbiano dimenticato le promesse centraline di monitoraggio dell’aria a Punta Penna.
L’intera zona di Punta Penna ha necessità di una lettura del tutto particolare. In questa parte del territorio comunale, ricompresi in una superficie di pochi chilometri quadrati, insistono, contemporaneamente, realtà naturalistiche, industriali e residenziali. Una realtà impressionante, piena di contraddizioni, su cui si sovrappongono responsabilità e competenze di diversi soggetti istituzionali, enti economici e portatori d’interesse. Occorre giungere ad una lettura d’insieme di questo territorio ed è indispensabile favorire, anzi stimolare, una fase di riconversione, totale o parziale, delle attività industriali maggiormente impattanti. E seppur si dovesse trattare di delocalizzare alcune attività che presentano evidenti situazioni di incompatibilità ambientale, non sarebbe forse una scelta tutta rivolta all’interesse comune? E perché si dovrebbe prediligere, invece, l’interesse di alcuni? Assenza di pianificazione? E perché mai dovrebbe essere un sistema industriale, poco rispettoso del territorio e della volontà dei cittadini, a farla da padrone, sgomitando, in barba a principi di trasparenza e partecipazione?
Abbiamo più volte dichiarato la necessità di un Piano d’Area, per la zona di Punta Penna, a cui l’Amministrazione comunale dovrebbe porre mano, al fine di una più razionale utilizzazione e riorganizzazione di quella parte del territorio comunale.
Con le loro dichiarazioni, il Presidente di Federchimica Puccioni, prima, e quello di Confindustria Primavera, adesso, mostrano di non avere rispetto per questa città ed anche per i suoi imprenditori che operano nel commercio e nel turismo. Gli imprenditori dell’industria sono certamente titolati a difendere le proprie ragioni ma altrettanto certamente non possono utilizzare gli argomenti di cui ai loro interventi per far pressioni in ordine alle scelte politiche di gestione del territorio.
Sull’area di Punta Penna, insistono, da anni, attività che producono reddito per operatori commerciali che hanno fatto investimenti e dato lavoro ed oltretutto la vocazione di quel territorio è tale da sospingere verso investimenti a servizio del turismo. Se il mercato induce e favorisce questo tipo di insediamento, in una zona che nasce industriale, dovere delle istituzioni è governare questo cambiamento sanando le contraddizioni, per garantire l’armonia delle attività d’impresa ed evitare l’ulteriore impoverimento della nostra città, oltre al maggior rispetto delle sue caratteristiche ambientali.
Le scelte strategiche di sviluppo economico del territorio appartengono alla Politica ed il coinvolgimento, nell’operarle, di portatori d’interesse, pubblico o privato, deve avvenire nei modi democraticamente rilevabili in ossequio ai principi di partecipazione e concertazione. E’ indispensabile che le istituzioni svolgano il proprio ruolo con autorevolezza e senza soggezioni di qualsivoglia natura.
Non vorremmo che gli obiettivi del Presidente Primavera, rappresentante dell’intera categoria degli industriali, fossero altri. In questi ultimi tempi, è un pullulare di iniziative progettuali industriali. Tra queste, quella che prevede, anche se non nel territorio di Vasto ed in zona Punta Penna, la realizzazione di un impianto di trattamento di rifiuti speciali, mediante processo di inertizzazione-stabilizzazione a base di cemento, calce, silicati per renderli idonei allo smaltimento in discarica, con una capacità di 25.000 t/a ed annessa discarica di 150.000 mc complessivi. Un’attività che trova materia prima in un certo tipo di industria. Ed infatti la relazione che accompagna il progetto così recita:
“Un impianto diretto ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione. Lo stabilimento in questione, infatti, in ragione della sua ubicazione, potrebbe risultare strategico nell’ottica della vicinanza dell’area a due zone industriali come quelle di Atessa e Vasto-San Salvo, in cui la produzione di rifiuti speciali è veramente consistente”.
Primavera getta sul tavolo argomenti che generano solo confusione e mostra i muscoli nel tentativo di far pressione sugli ambienti della Politica chiamati, loro sì, a prendere delle decisioni a tutela dei territori e della popolazione. Sarebbe il caso tornasse nel suo ruolo, senza evocare scenari apocalittici da cui, forse, trarre un beneficio da cui le popolazioni non ricaverebbero, però, vantaggio alcuno.
Massimo Desiati
Consigliere comunale di “Progetto per Vasto”
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3 commenti:
Primavera...chi? La confindustria?Indubbiamente il capitale vuole sempre massimizzare i profitti e minimizzare gli oneri.
Trovo inaccettabile che si riempiano i blog di facezie su piccole beghe politiche, di scaramucce su quello e su questo, oppure su presunti massacri dell'ambiente per qualche fornello.
In proporzione si è quasi muti di fronte al dramma della disoccupazione che galoppa e peggiora ogni giorno.
Parlano tutti, in primis gli incompetenti, i parolai, i presenzialisti, i trombati, gli astinenti di visibilità; quelli che "adesso ti spiego io", o quelli che "ma che ne puoi sapere tu" senza alcun titolo.
Parlano i soliti monopolisti dei blog che ti ritrovi dappertutto a dire le stesse cose e a darsi la voce tra compari, pronti a far fronte comune verso chiunque la pensi in maniera diversa.
Tutti esperti, tutti tuttologi, tutti legittimati a dire la propria.
Proprio tutti? No, eccetto le voci indutriali.
Se fa un intervista Puccioni, sono subito lì ad analizzare, spulciare, ipotizzare congiure per favorire interessi privati.
Parla la Confindustria ed immediatamente si forma lo schieramento a difesa del pensiero prevalente.
Mi spiace per Desiati che si unisce a questo coro dei "possiamo parlare solo noi".
Invocare il primato della politica dopo che questa è sprofondata nello sputtanamento, nella incompetenza, nell'impotenza decisionale, nell'egoismo, è soltanto patetico.
Siamo nelle condizioni in cui siamo per evidenti colpe della politica, piccina, inconcludente, cofusionaria, incompetente, presuntuosa e autoreferenziale; una classe politica priva di idee e di coraggio.
E invece di chiedere o pretendere un confronto diretto con le tutte le forze imprenditoriali,ci si limita alla critica, all'invettiva, perchè ci si sente sempre in campagna elettorale ed assecondare il pensiero prevalente fa sempre comodo.
L'impresa è una delle principali componenti di ogni società occidentale e non; ha tutti i diritti di dire la propria, e anche il dovere di puntare il dito contro chi non decide, chi blocca ogni iniziativa, chi campa alla giornata facendo peggiorare la situazione.
E' legittimo pensare che il turismo non è la soluzione ai problemi di Vasto, e che sbagliano coloro che si interstardiscono in questa direzione, tra l'altro senza fare un passo in quella direzione da anni.
Nel frattempo niente si muove, tutto langue, tutto si ripete immutato anno dopo anno.
Tra poco ci assorbiremo in interminabili discussione sui decibell, sui tavolini in piazza Caprioli, sulle fioriere di piazza Rossetti, sui parcheggi insufficienti, sulla chiusura del centro storico, sulla villa comunale abbandonata, sulla videosorveglianza, ecc.
Tutto uguale, anno dopo anno.
Ma guai a scuotere l'albero, guai a chiedere di riflettere su qualcos'altro che non fosse l'eterna irrealizzata via dei trabocchi.
Come non essere d'accordo. Invierò il tuo commento a Desiati.
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