1. Comunico che nel corso dell'ultima riunione del Comitato
Cittadino per la Tutela del Territorio ho rassegnato le mie dimissioni
dall'incarico di coordinatore dello stesso. Ciò a seguito del rigetto, da parte
del Comitato, dell'istanza di adesione, a titolo personale, avanzata dal
responsabile della sezione locale di Casa Pound, Andrea Ciarallo. Nessuno dei
presenti, ad eccezione del sottoscritto, conosceva la persona in questione. Il
rigetto è stato motivato da una ragione prettamente ideologica: Casa Pound è
un'organizzazione politica appartenente all'area della destra estrema.
2. Il Comitato Cittadino, sin dalla sua costituzione, ha sempre
rifiutato di ammettere al proprio interno, in quanto tale, qualsiasi gruppo
organizzato. Per contro, sin dalla sua costituzione, ha dichiarato a tutte
lettere la propria apertura alla partecipazione individuale di chiunque
condivida i suoi obiettivi[1].
Chiunque significa: nessuno escluso. L'esclusione anche di una singola persona
costituisce verso di questa un'ingiustizia evidente. E basta già da sola, a mio
avviso, a giustificare le mie dimissioni.
3. C'è dell'altro. Personalmente ho sempre inteso l'opera del
Comitato cittadino come una battaglia non tanto ambientalista, quanto civile.
Si tratta sì di difendere i luoghi, la salute, l'ambiente; ma più ancora di far
prevalere la volontà e il sentire comune della popolazione. Ora, una battaglia
civile è aperta, per definizione, a tutti i cittadini. Introdurre un criterio
di partecipazione diverso significa ovviamente modificare la natura stessa del
Comitato. Significa ricondurlo all'interno di una logica di alleanze e di
opportunità politiche, di gruppi organizzati e di fazioni.
4. Mi sia consentita un'ultima parola, una parola a favore dei
fascisti. Tutta la mia storia personale sta a dimostrare quanto grande sia la
distanza che mi separa da loro. Da quando ero bambino sino a ieri ho ascoltato
discorsi che li accusavano delle peggiori nefandezze; e spesso (così credo) a
ragione. "Ebbene, a questo punto mi farò definitivamente ridere dietro
dicendo che [di queste nefandezze] responsabili [...] siamo anche noi
progressisti, antifascisti, uomini di sinistra. Infatti in tutti questi anni
non abbiamo fatto nulla [...] perché i fascisti non ci fossero. Li abbiamo solo
condannati gratificando la nostra coscienza con la nostra indignazione; e più
forte e petulante era l’indignazione più tranquilla era la coscienza. In realtà
ci siamo comportati coi fascisti (parlo soprattutto di quelli giovani)
razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto credere
che essi fossero predestinati razzisticamente a essere fascisti, e di fronte a
questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare. E non
nascondiamocelo: tutti sapevamo, nella nostra vera coscienza, che quando uno di
quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era
che un gesto, immotivato e irrazionale: sarebbe bastata forse una sola parola
perché ciò non accadesse. Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro o a loro.
Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male. E magari
erano degli adolescenti e delle adolescenti diciottenni, che non sapevano nulla
di nulla, e si sono gettati a capofitto nell’orrenda avventura per semplice
disperazione."
Sono parole di Pier Paolo
Pasolini, giugno 1974[2]. In
politica, come sempre nella vita, al proprio antagonista va anzitutto riconosciuto
un volto. Ne va del senso stesso delle nostre azioni.
5. Va da sé, forse non c'era bisogno di dirlo, che continuerò nel
mio impegno secondo le mie possibilità e le mie convinzioni.
Michele Celenza
[1] "Si è
costituito a Vasto il Comitato Cittadino per la Tutela del Territorio. Il
comitato è aperto a chiunque abbia a cuore la tutela della salute e lo sviluppo
sostenibile, ambientale ed economico, del comprensorio vastese, a prescindere
da ogni appartenenza ad associazioni o partiti. Chi aderisce lo fa a titolo
personale." (17.11.2011).
[2] 24 giugno 1974.
Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo, in: Scritti corsari, Milano 1975 (ora in: Saggi sulla politica e sulla società, Milano 1999, p. 317.)
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