giovedì 30 agosto 2012

Un invito alla cultura del Toson d’Oro


               

Questa bella foto tratta dal Web (chiedo scusa all'autore se non lo ricordo) è emblematica di come è stata trasformata la "mia" manifestazione negli ultimi anni. Il personaggio effimero dal successo momentaneo che "copre" la storia e la cultura cittadina. L'immagine di Don Cesare d'Avalos d'Aquino d'Aragona, Marchese del Vasto, coperta da Alex Belli.

Non si può "uccidere" una propria creatura, anche se questa (mal consigliata) prende una strada diversa da quella per la quale è stata concepita, tuttavia si possono criticare le scelte di chi con estrema ambiguità se ne è "appropriata". Un "padre" spera sempre che il proprio "figlio" recuperi la retta via. 
Detto questo mi ha fatto molto piacere leggere l'articolo che pubblico di seguito, invitando l'autrice ad un incontro atto a precisarle nel dettaglio la realtà dei fatti.
Nel frattempo la invito a guardare questo video http://youtu.be/Xbsu__qkLNM
Da Vasto24.it Di Martina Fiore
Lo spirito critico che vive negli animi vastesi, praticamente fin dalla nascita, non sempre va condannato. Al contrario, sarebbe utile alla città se, ogni tanto, le critiche fatte con il cuore e con la testa, e non tanto per parlare, venissero prese in considerazione per cercare di fare qualcosa in più, o anche in meno, che riuscisse ad andar bene, se non a tutti, cosa impossibile, almeno alla maggior parte. Spero, con queste righe, di contribuire in qualche modo, a far sì che quanto appena detto accada.
XXVI Edizione della Rievocazione Storica del Toson d’Oro: una manifestazione degna di importanza e di valore che, tuttavia, come spesso accade nella nostra città, non riceve il merito che gli spetterebbe. L’Ordine Cavalleresco del Toson d’Oro, istituito nel lontano 1430, divenne, infatti, nel corso dei secoli, uno dei più importanti ordini cavallereschi d’Europa, nonché uno dei titoli più prestigiosi al mondo, soprattutto in virtù dei numerosi privilegi di cui godettero coloro che ne vennero insigniti.
Per alcuni vastesi, il Toson d’Oro è una passeggiata con vestiti strani che si fa a Vasto alla fine del mese di agosto, giusto per attirare qualche turista; per altri, è una rievocazione storica a cui si partecipa o per passione…; per altri ancora, sostanzialmente non serve a nulla, e per i baristi risulta anche insopportabile perché l’invadenza delle persone non permette loro di lavorare bene…
Niente di nuovo sotto le stelle, qui non si sta condannando nessuno, si sta semplicemente analizzando il fenomeno. Il fenomeno, infatti, necessita di un analisi affinché non si mandino in fumo e non si disperdano, sotto una coltre di inutili e improduttive polemiche, tutte quelle voci che, seppur critiche, forse vorrebbero dire a qualcuno che questo Toson d’Oro, tanto inutile non è!
Fonti certe mi hanno informato di una iniziale gestione della rievocazione, da parte del suo ideatore: Francesco Paolo D’Adamo. Al 2003 risale la nascita dell’Associazione “Amici del Toson d’Oro” attualmente responsabile della gestione dell’evento, in collaborazione con l’amministrazione comunale. Nel corso degli anni, il fatto che la rievocazione sia stata riproposta, addirittura anche due volte nello stesso anno, va riconosciuto come punto di partenza per una Cultura del Toson d’Oro che si radichi quanto prima nel nostro territorio. Ma in realtà, ciò che ci manca, è proprio la cultura. Occorrerebbe stimolare la riflessione su un evento storico di tale portata, non snobbarlo; occorrerebbe restituire vitalità a quella storia, valorizzare le risorse di cui la Nostra Vasto è ricca, occorrerebbe mettere da parte la politica, la polemica e i discorsi vani, e pensare, almeno una volta, insieme, al benessere di tutti.
Perché, ad esempio, manifestazioni e rievocazioni storiche, anche di minor pregio rispetto alla nostra, riescono ad attirare un’ attenzione maggiore? Perché, ad esempio, tre giri di corsa in Piazza del Campo, sostengono un’intera città? Perché in un castello medievale di un piccolo paese toscano (Monteriggioni), si organizzano feste che durano addirittura due settimane?
Semplice, perché in questi casi (a cui ho fatto accenno in quanto studentessa dell’Università degli Studi di Siena), si sono radicate una cultura e una tradizione dell’evento, che coinvolgono l’intera popolazione, che fanno muovere il sistema cittadino, il sistema turistico, il sistema economico, il sistema culturale e che, pertanto, valorizzano il territorio.
Non si vuole qui, fare dell’etnocentrismo, ma, ad esempio, perché non dedicare nelle scuole una mezz’ora al mese, alla storia e alla cultura vastese? Perché non ripensare ogni anno la manifestazione del Toson d’Oro con qualcosa di diverso, come ad esempio una cena, una festa a tema nel cortile di Palazzo d’Avalos, anticipata o seguita da una proiezione in video sulla storia dell’evento e/o da una visita guidata del Palazzo?
Qualcuno dirà, giustamente:”Bello parlare, ma i soldi dove li prendiamo? Chi ci si mette ad organizzare il tutto?”… Le mie risposte in proposito sono due, anzi tre: la prima è che, per quanto concerne i costi, si potrebbe attingere alla cassa da cui si è attinto per pagare Alex Belli inserendo nella manifestazione figuranti locali; la seconda, meno polemica, è che credo che se venisse offerto uno spettacolo ben fatto, le persone pagherebbero di buon grado una quota minima per prendervi parte; la terza è che, comunque, le cose fatte bene si fanno con calma e non dall’oggi al domani, il mio vuole essere un invito a far crescere e a migliorare l’evento, non vuole essere una critica a quanto fatto fin ora e non risponde all’idea del “tutto e subito”.
Ma tanto, in ogni caso, sempre e comunque, a Vasto continueremo tutti, a dire che qualcosa non va bene e, allo stesso tempo, sapendo di avere le possibilità e le ricchezze di un territorio meraviglioso, continueremo a dare tutto per scontato e a fare solo il minimo indispensabile per mantenere un turismo che potrebbe, a mio parere, e non solo, aumentare di anno in anno.

9 commenti:

Alessandro ha detto...

Hai ragione. L'anno scorso sono stato al Toson D'Oro e mi sono reso conto che è stato snaturato. E da allora ho deciso che mai più avrei assistito alla pseudo- rievocazione folcloristico-eclettica.

Tania ha detto...

Oggi il Toson d'oro è come la Corazzata Potionkin di fantozziana memoria.

nicolina1947 ha detto...

...chi ha una "certa" età, si ricorderà che a Vasto, già dalla scuola elementare, si studiava la storia di Vasto, a partire dai romani, passando da Lucio Valerio Pudente e Riccio de Parma, Guasto de Aymone e così via... e nessuno si poneva il problema dei soldi, così come "gratis" tutte le mattine si cantava "Fratelli d'Italia". Eravamo più "vastesi" allora?

maria ha detto...

Architetto, certe volte, non la comprendo, (ovviamente, non che deve sforzarsi per far si che anche io comprenda, ci mancherebbe)
Gironi fa le lasciai un commento inerente al palazzo della filosofia, dicendole che per me in quella lettera c'era troppa polemica e troppa politica, oltre al fatto che probabilmente il palazzo d'avalos era troppo umido e troppo secco dai funghi a gas, ma lei, mi ha risposto che il palazzo era idoneo all'uopo, sorretto dall'incitazione di altri a spedir quella lettera... (so bene che sono due cose differenti, ma è la politica e la polemica che si mette sempre in mezzo a tutto da parte dei o degli esponenti vastesi nel tema di questo mio commento)
Le ha fatto piacere leggere la lettera della Fiore, di certo ben scritta e di certo con inviti sacrosanti che personalmente condivido in pieno...
Perchè Vasto è troppo piena di campane che suonano, e non mi riferisco alla sagra di san Rocco, ma al fatto che ognuno pensa a suonare la propria, senza fermarsi un attimo e cercare di tirarci fuori una splendida melodia...
Posso dare un consiglio sul toson d'oro, se magari, non si riesce a far nulla per far si che la “festa” diventi, più che una festa a se, una tradizione popolare e culturale che resti nella storia e che arrivi ad attirare davvero con la voglia della tradizione...? Invitino Antonio Banderas, così magari, ci sarò per la prima volta in tutta la mia vita vastese e limitrofa, in prima fila a seguire...
Secondo me, si è passati all'ospite d'onore, semplicemente perchè era evidente che si era trasformata sempre più nel tempo in una più che rievocazione, una autoevocazione scenica... quindi, invitassero Banderas e le critiche, tutte, finiranno!

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

E al VFF chi dovrebbero invitare?

maria ha detto...

Me! :)
Al Pacino non mi dispiacerebbe...
Una rievocazione storica della vita dell'attore e di tutti i suoi films, ovviamente, lasciando un ampio spazio al suo attraente nipote, di Al Pacino, Nicolas Cage...
Roba da presentarsi al VFF
"con tanto di
dialogo brillante per celare
una esplosione ormonale",
come dice la Bandabardò.

maria ha detto...

Gli ormoni sono già partiti sorry, oramni "non so più quel che dico, non so più quel che faccio"...
Pensare ad un personaggio e confondere la parentela... va beh.
Pazienza...
Dirò a Nicolas di discendere dai Coppola anche io e magari, scopriremo di essere anche cugini...
Al Pacino mi confonde da sempre... :)

Anonimo ha detto...

Maria, credo sia più papabile Antonio Banderas... dopo la sua ultima prova recitativa con le galline del Mulino Bianco, potrebbe decidere di dare il colpo di grazia alla sua carriera partecipando al Toson D'Oro...

maria ha detto...

Anche le galline hanno un'anima ed un cuore: parola di "galloca" che ha anche "fegato" buono.
Per questo credo che Banderas ha un cuore grande da esperto maschio latino...
L'ho vista una sola volta quella pubblicità, e non ha idea di quanto, in quel frangente di tempo, avrei desiderato essere tra quelle galline... ah ah ah