Invece delle chiacchiere e delle "solite" offese contro chi agisce per amore verso la "Città", io avrei scritto e dedicato ai cittadini un discorso come segue.
"Se avessi
responsabilità per ciò che è successo a Palazzo d’Avalos avrei dato io per
primo le dimissioni senza che nessuno me lo chiedesse. Se invece
vogliamo tutti far prevalere la serietà, l'obiettività e soprattutto la misura,
allora io credo sarebbe giusto riconoscere che i problemi del Palazzo, come del
resto la situazione in cui versa l'intero patrimonio artistico di Vasto, si
trascinano da decenni senza che nessuno sia riuscito a risolverli
definitivamente e a impostare una strategia efficace". Il sindaco di
Vasto, Luciano Lapenna, si difende dalle accuse, dopo il crollo avvenuto sabato
nel giardino di Palazzo d’Avalos e definisce ingiusta la richiesta di sue
dimissioni.
"Vi sono stati negli
ultimi anni altri crolli gravi quanto quello di sabato - ci tiene a ricordare -
se non più gravi in altre aree cittadine, ma a nessuno è venuto in mente di
chiedere mai le dimissioni di alcuno. Se nel mio caso valgono altri criteri ne
prendo atto, chiedete
pure le mie dimissioni, ma non sarebbe un atto politicamente e moralmente
giusto. Non solo non merito un simile trattamento ma sarebbe a mio
avviso un ulteriore segno di incattivimento della lotta politica in
Italia".
Per Lapenna il crollo del
giardino "non è colpa delle risorse scarse",
ma del modo in cui tali risorse sono gestite e "purtroppo
non si possono escludere altri crolli".
''A giudizio della
sovrintendenza e del Genio Civile - riferisce - nessun elemento faceva
presagire il crollo del muraglione, anche se le forti piogge avevano causato
qualche tempo prima un piccolo cedimento del parapetto. I sopralluoghi tecnici
effettuati non avevano segnalato pericoli visibili per la struttura. "Sul
giardino - prosegue il sindaco - era stato recentemente eseguito un lavoro di
manutenzione e pertanto si esclude che il danno sia da mettere in relazione
alle infiltrazioni che ne abbiano minato la tenuta. Allo stato dei primi
accertamenti (ma c'è in corso un'indagine dei tecnici e dei vari enti preposti che ci diranno
qualcosa di più) il crollo sarebbe imputabile alla pressione sviluppata sulle
murature perimetrali dal terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che per effetto
dell'abbondanza delle piogge di questi giorni doveva essere completamente
imbevuto di acqua. Non si possono quindi escludere altri crolli sia per la dimensione
dell'area di Palazzo d’Avalos, sia
perché vi sono altri edifici che si trovano a ridosso del terrapieno.
Lapenna ha poi annunciato che
si stanno predisponendo le linee operative per la costituzione degli atti statutari di una fondazione per la
gestione di Palazzo d’Avalos".
Come lo è stato per me, sarebbe stato facile anche per il sindaco di Vasto - già abituato a copiare - rielaborare il discorso del Ministro Bondi, dopo il crollo del "muro" di Pompei ma era troppo preso a difendersi dai violenti "barellieri dell'odio" (come scritto da tanti: "chi gli avrà suggerita questa immagine?"), pur sapendo, vista la sua lettera al sindaco di Bultei, che la "violenza" è altra cosa.
Adesso sono io che non mi aspetto dal sindaco un grazie per questo "assist".
P.S. Il Ministro Sandro Bondi si è dimesso il 23 Marzo 2011.
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