Il sindaco di Vasto qualche giorno fa ha fatto conoscere alla cittadinanza di essersi adoperato affinché il presidente della Regione Abruzzo prendesse a cuore la situazione di estremo pericolo in cui versano alcuni luoghi del territorio vastese a causa del dissesto idrogeologico. Dopo qualche giorno - la data del comunicato sindacale è ricostruibile soltanto attraverso delicate indagini da parte dell’utente perché sul sito del Comune gli avvisi e le comunicazioni non hanno data – il 24.01 si verifica l’inopinato crollo di un tratto del muro di contenimento del giardino di Palazzo d’Avalos.
I cedimenti delle opere di
sostruzione avvengono ordinariamente per due motivi: auto-cedimento strutturale
o pressione del terreno. Quest’ultima è stata senz’altro la causa del collasso
dell’avalosiano muro, chiamato a reggere da quasi mezzo millennio un possente
accumulo di terreno di riporto lì sistemato per ampliare il palazzo. In questo
caso non c’entra niente la geologia, ma bisogna tirare in ballo l’archeologia: la
causa non è da ricercare nella natura geologica del sottosuolo, ma nel
comportamento di un terrapieno artificiale.
Per farla breve, l’acqua è penetrata nel sottosuolo
– poiché non adeguatamente drenata o per insufficienza di sistemi fognari
adeguati o per malfunzionamento di sistemi fognari pur adeguati - ha
appesantito il terreno, che ha spinto sempre di più sul muro, fino a farlo
crollare.
Siccome non esiste un
monitoraggio sistematico del pur grave dissesto idrogeologico del costone
orientale di Vasto, è evidente che un evento del genere diventa “inopinato”
e diventa occasione per chiedere a chi sta sopra altri soldi e poi altri e poi
altri ancora. E’ altrettanto evidente che tutto questo è illogico e fa anche
pensare male…
A Vasto ci sono associazioni che potrebbero dare un
serio contributo alla gestione della cosa pubblica, ma nessuna amministrazione
cittadina ha mai avuto il “coraggio” di coinvolgerle. A Vasto operano professionisti
di alto livello, ma si preferisce ad essi fenomenali “esperti” non Vastesi. A
Vasto esistono almeno un paio di comitati, attivi con tenacia ed
intelligenza, ma l’amministrazione li vede come nemici. Non sarebbe il caso di
cambiare atteggiamento e smetterla con questa autoreferenzialità che sta
drammaticamente, giorno dopo giorno, degradando il territorio ed
annichilendo le migliori energie umane di Vasto.
Torniamo adesso alle cose
concrete: mentre l’unità di crisi è al lavoro per “gestire la drammatica e
delicata situazione”, chiediamo che dal Palazzo di Città venga impartito
l’ordine ad un paio di operatori di farsi carico dell’ardua missione di
eliminare le occlusioni che impediscono ai tombini distribuiti sulla Loggia
Amblingh, a poche decine di metri dalla frana, di drenare l’acqua (vedi foto).
Si può fare o si vuole di nuovo causare una frana nell’attesa di un’altra
visita di cortesia del prefetto Gabrielli?
f.to
Davide Aquilano
Presidente della Sezione di Italia Nostra del Vastese
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