Di Felice Monteferrante
Da qualche anno, sempre più
spesso, sentiamo parlare di Agenzie di rating: ma cosa sono realmente e perché
il loro ruolo è tanto importante nell’economia mondiale?
Da statuto, esse sono società
private il cui compito è quello di emettere un giudizio, un voto (rating) alle
società che ne fanno esplicita richiesta, sulla solvibilità di chi emette
titoli (obbligazioni o azioni) nei mercati finanziari.
Nel mondo, di queste società di
rating ne esistono una decina, ma le più importanti sono 3: Standard & Poour’s,
Moody’s e Ficht che detengono il 95% del
mercato..
Nelle prime due (anche quotate in borsa) i
principali azionisti sono banche d’affari,gestori,società
d’investimento,hedge fund,fondi pensione ( primo azionista di S&P è il colosso
dell’informazione Mc-Graw-Hill mentre primo azionista di Moodyì’s èil
grande finanziere Warren Buffet) mentre Ficht fa capo alla francese
Fimalac ed al colosso americano
dell’editoria Hearst.Nei loro
c.d.a. siedono accademici del mondo accademico, finanziario e dell’impresa
questo, questo, si dice, per garantire la loro autonomia ma l’esperienza
insegna i molti conflitti d’interesse, soprattutto la loro connivenza col
sistema finanziario di stampo anglosassone.
Fin qui nulla di strano ma cosa
accade quando sbagliano la valutazione di una grande azienda (ricordiamoci di
Parmalat o delle dot-com americane) o giudicano la solvibilità,tra l’altro non
richiesta,di uno Stato Sovrano?
Partiamo dalla madre di tutti i crolli bancari, cioè quella di
Lehman-Brother’s del 15-settembre
2008:la banca d’affari aveva appena sottoscritto un contratto derivato(Corona
Borealis) a cui S &P attribuiva massima affidabilità, pur sapendo che si trattava di un
prodotto tossico (cartolarizzato e non più solvibile). Per questo,la settimana
scorsa, l’amministrazione americana ha accusato di truffa l’agenzia di rating
,chiedendole un risarcimento di 5 miliardi di dollari che serviranno a
risarcire i titolari dei mutui rivelatosi poi sub-prime:e per ironia della
sorte è stata declassata da Moody’s.
La storia, da allora, è ben nota:il governo
statunitense salvando il sistema finanziario trasferì di fatto il debito
privato nel bilancio statale e la crisi diventò economica investendo così,
anche il nostro continente, soprattutto i debiti sovrani di alcuni paesi anche
perché grandi banche d’affari americane per rifarsi delle loro perdite,
cominciarono a scommettere (acquistando e rivendendo i loro, molto spesso allo scoperto cioè senza possederli, e
ricoprendosi attraverso l’acquisto di c.d.s.) sui debiti di alcuni paesi dell’eurozona.
Nel frattempo nel maggio del 2011 al vertice
del G-20 di Deauville Merkel e Sarkozy rafforzarono l’asse franco-tedesco.il
loro piano era chiaro, salvare le banche dei loro paesi che, nei periodi
favorevoli avevano fatto incetta di titoli di stato , soprattutto di quelli
greci ed irlandesi.
Furono venduti così, ingenti quantitativi di
questi titoli ed anche altre banche d’affari spostarono i loro investimenti in
luoghi più sicuri anche se meno remunerativi come ad esempio i bund tedeschi.
Così, dapprima la Grecia il Portogallo e
l’Irlanda poi dall’estate del 2011 Italia e Spagna, videro salire a dismisura i
valori del loro “spread”, cioè il differenziale del valore dei loro rispettivi
titoli di stato decennali valutati rispetto ai loro omologhi tedeschi.
Da allora questi paesi dovettero risistemare
le loro finanze attraverso urgenti manovre di riduzione dei loro debiti ma
soprattutto dei loro deficit anche in forza di precedenti accordi stipulati con
l’U.E.(Maastricht,fiscal compact, six-pack ecc.).
Ad onor del vero, dall’ingresso nella moneta
unica , la differenza dei tassi sul debito dei paesi membri dell’U.E. è stato
praticamente nullo cioè, i mercati valutavano solvibili anche i debiti dei
paesi meno forti che,prima dell’ ingresso nell’euro pagavano tassi di interesse
molto alti: in questo lasso di tempo ci
sarebbero state quel surplus di risorse per fare riforme strutturali.
Ma cosa c’entrano con questo le agenzie di
rating?
In Europa, con l’avvicinarsi della crisi che,
da finanziaria era nel frattempo diventata economica,le agenzie di rating
declassarono molti Stati per i motivi più disparati:la bolla immobiliare in
Spagna ed in Irlanda, i conti truccati in Grecia (grazie anche a complicità di
qualche banca d’affari) l’alto debito in Italia e togliendo la AAA alla stessa Francia e, due
giorni fa, alla G.B.
La mia opinione è che le agenzie di rating
arrivino sempre dopo che, come si dice in gergo economico, i mercati, cioè gli
investitori, hanno già scontato nei loro portafogli le debolezze di Stati o
aziende:sta di fatto che, da allora molti, non solo grandi fondi speculativi ma
anche gestori e fondi pensioni, si liberarono, vendendoli sul mercato
secondario, di molti titoli di stato:in conseguenza di ciò il loro valore
diminuì e chi li deteneva, soprattutto gli istituti di credito videro diminuire
il loro capitale ed , anche in forza dei nuovi criteri posti dall’E.B.A
(autorità bancaria europea) solo parzialmente modificati in seguito, dovettero
effettuare cospicue ricapitalizzazioni.
Nel frattempo anche il mercato interbancario
si era bloccato (le banche non si fidavano più le une delle altre) con molte
banche che preferirono depositare i loro soldi nel cosiddetto “over-night”
presso la B.C .E.
La conseguenza fu che, l’erogazione di
credito già anemica, si ridusse al lumicino:lo spead degli Stati era diventato
nel frattempo, spread dell’economia reale:così, ad esempio, ancora oggi, esiste
una sorta di dumping europeo, con famiglie ed imprese di alcuni Stati costrette
a finanziarsi a tassi d’interesse molto alti:basti l’esempio dell’Italia ,
secondo paese manifatturiero dell’U.E. le cui imprese scontano differenze di
tassi di 3-4-5 punti superiori alle loro omologhe tedesche ,cioè con pari grado
di solvibilità ed operanti negli stessi mercati: conseguenza di questo e che
tutto il nostro export ne risente: e finora a poco sono serviti gli interventi
della B.C.E. con la creazione del “fondo salvastati” o l’acquisto dei titoli di
stato per calmierare lo spread ( dall’ultimo bollettino della B.C.E. 102.6 mil.
di euro di B.T.P nel 2012). e di quello “salva banche”: una sorta di quantitative
easing all’europea per
cercare di contrastare le forti politiche espansive che nel frattempo
continuano a fare paesi come gli Stati Uniti ed il Giappone (soprattutto per
aumentare il loro export) generando
quello che sta diventando l’argomento centrale nei vari vertici internazionali
cioè, una “guerra tra valute” di cui anche il colosso cinese e è protagonista.
Torniamo al punto iniziale, cioè allo
strapotere delle agenzie di rating( soprattutto quando annunciano un possibile downgrade a mercati ancora aperti) e dei
loro conflitti di interesse.
Da inizio crisi molti dei vertici delle
agenzie di rating sono stati messi sotto accusa:basti ricordare la recente
inchiesta della procura di Trani o quella fatta nel 2011 del governo U.S.A. ai
vertici di : Standard & Poour’s:la stessa Amministrazione Americana,
come già ricordato, la settimana scorsa
ha chiesto un risarcimento di 5 miliardi di
dollari a S&P. declassata a sua volta, per ironia della sorte, da
Moody’s
Però in definitiva, molti di quei cambiamenti proposti dalla
riforma finanziaria di Obama, la cosiddetta Dodd-Frank, sono stati disattesi e
come ha recentemente ricordato Salvatore Bregantini a “radio 24” le tre big del rating dal
2002 al 2007 hanno quadruplicato i loro utili.
L’Unione Europea intanto, dopo un
primo tentativo del commissario alle finanze Michel Barnier,di creare
un’agenzia di rating europea, il mese scorso ha approvato, attraverso il suo
Parlamento,un regolamento sulle agenzie di rating:in primo luogo saranno
imposti limiti più rigorosi in materia di conflitto di interessi,
evitando, come è successo molte volte in passato, che i detentori di quote del
capitale di queste agenzie siano le stesse entità sottoposte ai loro giudizi.
Un connubio recentemente
dimostrato nel report pubblicato
lo scorso ottobre dalla Banca centrale europea, evidenziando come" le
agenzie di rating tendono a dare voti positivi alle banche di grandi dimensioni
e alle istituzioni che più frequentemente alimentano il business delle agenzie,
emettendo titoli derivati". Altro punto interessante previsto dalla
riforma riguarda la pubblicazione dei rapporti sui debiti sovrani europei:
sarà infatti fissato un calendario predeterminato e le valutazioni potranno essere pubblicate solo in tre periodi dell'anno,
e comunque dopo la chiusura dei mercati europei. Potenziata inoltre la trasparenza dei
criteri di valutazione del rating, oltre alla possibilità che queste società
potranno essere trascinate in tribunale qualora ci fosse il
sospetto di negligenza o dolo nelle loro attività.
Per quanto riguarda le
valutazioni, queste non potranno più
comprendere raccomandazioni di politica economica ai governi, ma divulgare
esclusivamente le informazioni relative al rating.
Così Negli Usa tramite la Dodd-Frank , così come
nella Ue con il nuovo regolamento comunitario, si è voluta accrescere la
possibilità di portare in giudizio le agenzie di rating. La Dodd-Frank prevede
l’introduzione della “expert liability”, la responsabilità che provoca la
possibilità di rivalsa per chi ha fornito un giudizio erroneo. Il regolamento
Ue invece allarga questa disposizione, visto che ” gli investitori che basano
le loro attività sui rating potranno citare in giudizio un’agenzia nel caso che
la notazione emanata sia in contrasto con le nuove regole previste da questa
legislazione, sia intenzionalmente che per forte negligenza. Tali violazioni
includono anche la pubblicazione di una notazione compromessa da un possibile
conflitto d’interessi.”
Dopo tutto questo lungo discorso
c’è da chiedersi se, forse non basterebbe il buon senso:in fondo queste agenzie
esprimono solo opinioni e molto spesso sono i “media” ad enfatizzarne i loro
giudizi aumentando così il loro potere.
Certo è giusto intervenire in quei casi in cui
si viola la legge, come nel caso di conflitti di interesse documentati o nei
casi di turbativa dei mercati ( aggiotaggio, insider trading ecc….): di tutto
questo e delle cause della crisi economica, ne ha parlato molto bene il
film-documentario “Inside-job”
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