martedì 26 febbraio 2013

Proposte commerciali !


Di Giuseppe Pollutri

Va beh
...! Questo è,  mi veniva da pensare, qualche giorno fa, leggendo e riguardando alcune delle tante visual-pubblicità che ci pervengono giornalmente dalla Rete o dalle innumerevoli riviste d’arredo o di chic-home consumo. Qui, in particolare voglio descrivere, per poi annotare due “proposte”.

Una Cucina (da guardare) - La prima proposta consumistica riguarda al tempo stesso l’arte e l’arredo, o l’arte in arredo, magari definibile a mo’ di slogan: “Se l’arte ti fa l’arredo”.
L’habitat domestico in questo caso è quello del dove e con che in casa si cucina, e insomma ci si prepara da mangiare. Primaria necessità vitale, luogo insopprimibile, seppur ridotto nelle nuove costruzioni in modo sempre più generalizzato come “angolo K”.
La proposta di “xlaCasa (home inspiration)” è ...: “La cucina cubista”!
  
E' opera dello “Studio Design Gemelli”, con sede in Bulgaria. Questa cucina appare propria figlia o traslazione fattuale dell'arte cubista. Scomposizione delle linee e rottura visiva della composizione la rendono sicuramente unica e originale. A vista, può piacere o non piacere. Lo slogan a corredo dice “La cucina cubista esiste”. Mi domando a) dove, b) dove è possibile metterla, c) con quali quattrini da poter spendere e, non ultimo, d) per quale funzionalità vera. Può esserci ma qui, nella descrizione, non è detto (parrebbe un optional, se non un eventuale ...abuso e profanazione). Così  è data e pubblicizzata: tutta da guardare per immagine, e farla propria appare soltanto un possibile sfizio per chi – gusto a parte – se lo può economicamente permettere, anche perchè una tale cucina-ambiente vorrà, o presupporrà, un’analoga prosecuzione nel resto dell’abitazione.
Ma c’è (da dire) dell’altro. Fattore economico di acquisizione a parte, questa colorata e forse troppo cromaticamente giocata, insolitamente  extraspigolosa, cucina “cubista” mi dà l’idea di porsi anch’essa quale ...innovativa I(n)stallazione dell’arte contemporanea, quella considerata più “a la page” o più ”in”.  Per un verso e per un’altro riprende commercialmente l’attuale tendenza di fare di ogni “manufatto, composto o componibile” un Opera, per sottinteso “d’Arte”. Se si vuole: ...un Ready-made (by Duchamp) al contrario; di un “oggetto” funzionale se ne fa un qualcosa da mostrare. In questo caso poi il contemporaneo si riappropria dell’Arte Moderna, ovvero di un tempo culturale in cui la pittura (ancora quella e per restare a questa) voleva sì “dire-comunicare qualcosa”, ma ancora lo faceva restando all’assunto che un quadro per poter essere efficamente ‘bello’ deve essere dipinto da chi ...“sa dipingere” e da chi immette e distende colori su un supporto a ragione - poetica e tecnica - avveduta.

Bottiglie e Vini (in offertax6) – Parallelamente, nello stesso giorno, mi capita di dover vedere e leggere altra proposta, indecente (monetariamente) e indicibile (socialmente) anch’essa. Le singole e ben disegnate bottiglie danno accattivante immagine-invito a vini e spumanti Doc, Docg, biologici e tipici...: tutti da gustare per sè soli o per brindare in compagnia, sicuramente con gusto ricercato e fine. Ma sotto ad ogni immagine commercial-enotria sono indicati prezzi che non stò a specificare ed enumerare, ma che vanno da alcune  sino a diverse decine di migliaia di euro. E questo per un prodotto da ultima o recente annata, ordinariamente da consumare  pasteggiando, e non da collezionare o proveniente da una pluriennale conservazione in cantina. Si dirà: “Ma va riguardato il tutto nell’ambito di un fattore di sviluppo...”, o anche: “E’ comunque una proposta commerciale per produrre profitti e dunque ricchezza alle Aziende di questo nostro Paese”. Dice infatti lo slogan-messaggio: ...”vini per te”


D’accordo, ma pur apprezzando per solito il bello e il buono della vita e delle cose, a me è venuto da pensare, e qui ad altri lo dico:
- Ma a quale Paese Italia questi prodotti e merci si rivolgono? E ancora,  come corollario: - Non sarà forse che a fronte di quei cittadini che vivono in povertà e pre-miseria,  o arrancano sempre più a fatica (o con espedienti, tipo ...“acquista oggi il pane di ieri, al 50%”) per restare possibilmente “classe media”, ne esiste e non meno un’altra, anch’essa reale, più danarosamente modaiola, bene-stante e festante?

Giuseppe F. Pollutri

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