Di Giuseppe Pollutri
Un Di Pietro che cade (... prende, o si
tiene, le sue robe e se ne va, ... anzi no: che sino all’autunno “si congela”
nel ruolo). Il residuale tappeto logato dei “Valori”. Il valore vero delle idealità
civiche.
Eh, la gente! Ah ...il popolo!
Oh ...i vastesi che,
tutti insieme, di riffa o di raffa, se lo sono cullato o comunque tenuto caro e
applaudito nel cittadino “Cortile” del D’Avalos, annualmente moquettato e mai
riacciottolato per quella ‘produttiva’ tre giorni, una volta l’anno. Che ne
è del Di Pietro Tonino, il pre-grillino
senza la vis comica e spettacolante
del Beppe, per quanto comico nel suo dire, alle volte, persino a sua insaputa
lo fosse? Sparito. Infoibato nella
fossa guatemalteca dell’altro magistrato in libera uscita dal ruolo. Azzerato lui
con tutta quella che si credeva l’Italia “dei Valori”, quelli che Bersani e Vendola,
per piaggeria o per tornaconto elettorale, fingevano (che altro pensare?) di
non avere. La “foto di Vasto” è quella, seppure, in fondo, solo un’instanea
giornalistica. Resta nei media e nella nostra memoria. Eppure, è bastato un
volo dritto e teso di ...Gabanelli in tv, o una barba un po’ così, d’Ingroia, pseudo-magistrato
o politico-ammagistrato, impalcato già nelle sue “settembrate feste” da Tonino
- a farlo precipitare del tutto. Legarsi piedi e mani alla zattera messa su dal
‘rivoluziario’ magistrato palermitano in opportunistica aspettativa, e dei
persistenti “Rifondanti”, degli ostinati “Comunisti operaisti”, dei “Verdi”
bonelliani che più non ridono, o non più di tanto, non lo hanno fatto
approdare, neppure da naufrago, o come una bottiglia gettata in mare e giunta a
riva fra alghe marce e ...scogne, nel
nuovo Parlamento. Per quel che, a tal punto, poco o niente avrebbe potuto
contare...
***
Traccia del nostro eroe e del suo dirsi “dei Valori”, in realtà, da noi
ancora esiste e persiste. Alla Marina del Vasto, in quell’indicibile e
indecente ciarpame posato sulla sabbia-sterrato che rappresenta l’ingresso accattone
al Luna Park, in servizio estivo e in parcheggio comunal-concesso anche
d’inverno. Un misero e accatone riciclo (...predestinazione,
chissà) delle sue spocchiose moquettature
del Cortile nostro, prestato in città alle sue performance guasto-settembrine.
E’ ancora e sempre nel noto panta-rei eracliteo,
accade nella ordinaria decadenza e persistenza a mo’ di rovine, di tutto e di
tutti... Ma mentre (è cronaca di ieri) Antonio Di Pietro si diceva lì, sulla
sponda del fiume, non si sa quale, in attesa di vedere passare nella corrente
il cadavere del suo nemico giurato Berlusconi, è finita che “quel signore che io lo sfascio”, è ancora democraticamente
in ballo... Lui, Tonino da Montenero di B., con tutto suo Movimento, è finito
con l’essere visibile soltanto su pezze logate, buone soltanto a far da miserevole tappeto a chi, grandi e piccoli,
vogliono soltanto ridere e svagarsi a sera, d’estate, attorno e dentro ad una
giostra che gira, gira intorno.
***
Eh sì... Siamo oggi ad “altro giro, altra corsa”. Con altri e
diversi protagonisti della vita pubblica, che per gioco o scelta democratica si
apprestano a salvare, o a portare definitivamente alla rovina, la vita nostra. Le
similitudini e le metafore sono varie e tante e, direi, di non dispiacerci più
di tanto per un Di Pietro che già conosce il suo personale tramonto politico...
Resta in tutto questo, in una “storia che non insegna”, la lezione, una volta
ancora, a non dare troppa attenzione e credito a chi si fa “tribuno della plebe”. Se non per altro, perchè
nel tempo moderno, almeno questo ci sia riconosciuto: plebe (o tappeto, o moquette, per i piedi dei potenti &possidenti) più non siamo.
Se è vero che “le idee camminano
sulle gambe di un uomo”, è altrettanto evidente che sono le idee che negli
uomini e nei popoli danno impulso al fare e al procedere. Suffraghiamo,
supportiamo dunque le idee, ... possibilmente quelle che valgono a indicare una
strada, quelle che individuano un mezzo utile al cammino, ... non quelle che ci portano sterilmente ad
odiare e avversare. Le idee sane e produttive, libere e liberali... Le idealità
democraticamente scelte e a ragione professate, con personale e civica passione
interpretate, sono quelle che rendono ogni cittadino, e non solo di chi si pone
in alto, sul palco di una piazza (...o di un Cortile) e nel Palazzo, una Persona di cui avere stima e rispetto,
in vita e ancor dopo.
Giuseppe
F. Pollutri
Nessun commento:
Posta un commento