venerdì 16 ottobre 2009

Afghanistan

Per tutti quei giovani abituati alla musica di Laura Pausini o Gigi D’Alessio, per tutti coloro ancora legati ai Pooh o ai Cugini di campagna, il concerto della PFM che ripropone le canzoni di Fabrizio De Andrè, poteva essere, per i primi un momento di riflessione, per gli altri un momento di nostalgia. Per tutti un momento di raccoglimento. Questo però, è solo un mio pensiero, come è solo un mio pensiero quello di considerare l’annullamento del concerto, un atto dettato dalla commozione del momento, che dai più sarà visto come un atteggiamento populistico, carico di retorica.
Anche questo mio intervento da molti sarà valutato come un ennesimo tentativo “Esibizionista”, ma non importa.
Quanto successo in Afghanistan mi ha colpito profondamente, perché di quella terra martoriata, ormai da troppo tempo, ho avuto modo di parlare a lungo in questi giorni. Sembravano discorsi futili, dettati dalla circostanza. Solo oggi, dopo il grave episodio di guerra, perché di guerra parliamo, i pensieri si affastellano nella mia mente.

"Della nazione afghana, parlano tutti, proprio tutti. Solo il popolo afgano non ne può parlare". Non è una frase mia, ma di S.A.R. la Principessa Luciana Pallavicini Hassan d'Afghanistan, in un incontro, durante la sua recente visita a Vasto. Notavo negli occhi della Principessa una grande sincerità, nel pronunciare parole come "dolore di un popolo" e nel ringraziare per aver vista esposta, vicino alla bandiera italiana, quella afghana.

I fatti di oggi mi hanno fatto riflettere. In parte sono d’accordo con il Vice Presidente del Senato, Emma Bonino (Radicale), quando dice:

"L'attentato di Kabul dimostra per l'ennesima volta come i Talebani siano capaci di portare impunemente a termine colpi mortali anche nel cuore della capitale afghana. Oggi sono stati presi di mira i nostri soldati ma sono quasi 1400 finora i caduti della Coalizione in Afghanistan, di cui 830 americani, 213 britannici, 129 canadesi, 38 tedeschi...Numeri che indicano tragicamente come l'Afghanistan sia sì un teatro di guerra ma che una risposta solamente militare non sia sufficiente. Oltre al dolore per le giovani vite spezzate, e all'espressione delle più sentite e profonde condoglianze ai famigliari delle vittime e alle nostre Forze armate, va anche ribadito come alla questione Afghanistan vada urgentemente impresso un senso di priorità politica e diplomatica in sede europea e negli organismi internazionali. E' interessi di tutti che l'Italia, anche forte della presenza e dell'impegno del nostro contingente, abbia la volontà e la capacità d'influire su questo processo. L'idea di una conferenza internazionale da calendarizzare a breve, recentemente lanciata da alcuni paesi europei, diventa a questo punto l'occasione da non perdere."

Avrei però aggiunto, sentito il Popolo afghano. Io non avrei annullato il concerto, sarebbe stato un momento in più per sensibilizzare i cittadini. Quegli stessi cittadini che ascoltano distrattamente i notiziari, tutti uguali, tutti pronti alla lacrima non all’approfondimento del problema.
Permettetemi un saluto ai giovani “caduti”: un forte urlo … Folgore!

Nessun commento: