Della serie: “Certe volte mi piace ficcarmi in argomenti scivolosi”. Un discorso affrontato in un bar, prima della partita.
Penso che non interessi a nessuno, perché io porti le calze di colore arancio. Non capisco quindi, perché debba interessare a qualcuno il colore dei calzini di un giudice.
Ma quello, mi si obbietterà, non è “un“ giudice, è “il” giudice. Il giudice Raimondo Mesiano, il giudice che ha emanato una sentenza contro la Fininvest.
E allora? Dico io! Dov’è il problema?
Tutti conoscete il caso. Soprattutto perché, sfacciatamente utilizzato a fini propagandistici da Dario Franceschini.
Per quanto accaduto, il segretario di Anm, Giuseppe Cascini, si dice esterrefatto e indignato. E continua: “distruggere così, l’identità di una persona è inqualificabile”. Inoltre aggiunge: “Abbiamo scritto al Presidente della Repubblica per segnalare questo episodio di denigrazione senza precedenti”. Accipicchia! Dico io, questa volta l’hanno fatta proprio grossa.
Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5, autore del misfatto, si difende: “Sono io l’unica vittima di pestaggio mediatico. Nel servizio non c’era nessuna malizia, volevamo solo dare un volto a un personaggio che la gente non conosce”.
Ecco! mi collego a questa ultima frase: “dare un volto a un personaggio”. Perché? Chi te lo ha chiesto? Poi non venitemi a parlare dell’eccessivo protagonismo dei giudici. Per una volta che questa persona si era fatta i fatti propri, addirittura lo si sbeffeggia per il colore dei calzini. Sono di un colore che non è proprio il caso di sfoggiare in tribunale, va bene! Ma il giudice stava per fatti suoi, come me quando vado a passeggio alla marina o svolgo qualche hobby.
Allora devo stare attento! “L’ex Assessore D’Adamo sfoggia calzini arancioni.” “In mano a chi ci eravamo messi!” “Meno male che lo hanno sostituito”.
…. Ma dico! in che mondo viviamo?
Si! ma hanno fotografato addirittura il Presidente del … Milan, nudo a casa sua, non è la stessa cosa? Certo! Secondo me è addirittura peggio; ma se continuiamo per questa strada, allora si che: “dove andremo a finire”. Quindi, smettiamo di fare cabaret e pensiamo a proporci in maniera seria. In privato poi, facciamo quello che ognuno si sente di fare. Naturalmente nel rispetto delle regole. Assodato che non posso picchiare mia moglie o violentare mia figlia … e ancora … e ancora. Neanche frequentare prostitute (di qualsiasi sesso). Specialmente se la mia immagine rappresenta un esempio di morale da seguire.
Permettetemi però di tornare all’eccessivo protagonismo dei giudici.
Secondo me la figura di un giudice non va mai pubblicizzata. Ognuno di noi, in questo periodo storico, desidera avere momenti di notorietà. Tuttavia a mio modo di vedere un giudice, dovrebbe fare una specie di “voto di castità” lavorare senza apparire pubblicamente. Gli argomenti trattati nelle aule di giustizia si, vanno divulgati, ma perché fare i nomi di chi deve trattare questi argomenti? Forse per dimostrare che qualcuno è migliore o peggiore di un altro?
Lo so! È complicato il concetto che voglio esprimere, specie per uno che milita (o ha militato? Mah!) nel partito di Antonio Di Pietro, ma gettare un sasso nello stagno a volte serve.
Lo stagno è già troppo agitato? Di conseguenza provo a tirare un altro sassolino, come fanno i bambini, gareggiando a chi lo lancia più lontano o a chi fa fare a questi, più rimbalzi sull’acqua.
Per quanto riguarda il comportamento dei politici il discorso è più semplice? L’esempio di Franceschini e dei suoi calzini è emblematico del fatto che i politici attualmente sono “obbligati” ad agire da comici, con la battuta pronta o il gesto plateale. Questo piace all’elettore.
Mi è capitato spesso di ascoltare, comizi, conferenze, dibattiti, dove gli ascoltatori apprezzavano chi pronunciava battute ad effetto e/o improperi contro gli avversari, mentre distrattamente ascoltavano concetti validi ed interessanti. Ma deve essere il politico a trainare l’elettorato o l’elettorato a trainare il politico?
Il popolo è sovrano ma il rappresentante del popolo deve dare l’esempio. O no!
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