Ho partecipato con molta attenzione alla presentazione del piano per il centro storico. L’Architetto Pier Luigi Cervellati, col suo “gustoso” modo di esporre concetti ha tenuto ancora una lunga lezione sulla sua metodologia e sulle sue idee ma, a mio modo di vedere le cose non ha detto nulla di nuovo rispetto alla volta precedente. Tante ovvietà, tanta storia, nessuna idea innovativa, qualche curiosità es. il recupero delle case Tambelli. (Magari!). Cita Ruskin, cita Viollet le Duc, cita Wood ma non cita De Carlo per il recupero di Santa Chiara.
Come già anticipato, mi aspettavo proposte concrete e dettagliate, invece delle solite teorie.
Però, ad onor del vero, l’incontro è stato interessante. Ci sono stati interventi qualificati, per esempio quello dell’Architetto Alessandro Cipressi, che ha espresso il suo modo di concepire il collegamento tra il Centro e la costa. Naturalmente non era il caso, ne la sede di entrare nel particolare. Se questo fosse stato possibile avrei chiesto: “Che fine ha fatto via Casarsa, il cui tracciato è, ormai, visibile solo dalle foto aeree?” Altro intervento, quello dell’Architetto Giuliana Tosone che, trattando del ritorno degli artigiani al centro, ha espresso il suo parere. Io avrei chiesto: “Ma che tipo di artigiano, ammesso che ancora se ne trovino da noi, potrebbe aprire laboratori nel centro storico? e dove? e a quali condizioni?” (sappiamo che le normative igienico sanitarie sono molto precise). Un intervento molto particolare, anche se interpretato in maniera diversa, è stato quello dell’Ingegner Antonio Santoro, che ha sollevato il problema sulla redazione dei progetti.
Infatti secondo l’ingegnere, il tecnico ha difficoltà ad operare in questo ambito, poiché per essere sicuro della approvazione di un progetto, dovrebbe rilevare anche gli edifici contigui a quello oggetto di intervento, per poter valutare ogni impedimento, ai sensi delle norme dettate dal Codice Civile, quelle relative ai criteri igienico sanitari ecc. Questo passaggio mi sembra passato in subordine, poiché leggo su qualche articolo: “si potranno soprelevare le case di un solo piano”. Non si continui a creare aspettative! Bisogna considerare anche i problemi dettati dal contesto. Non ultimo l’emergenza architettonica prossima o adiacente.
Mi aspettavo il commento di qualche commerciante, sull’affermazione dell’Architetto Cervellati, inerente la contrarietà di realizzare nel centro un supermercato, poiché questo, secondo l’urbanista, aggraverebbe la situazione già precaria del commercio in questa zona. Permettetemi di non essere d’accordo. A Palma de Maiorca, per esempio, un enorme centro commerciale è stato realizzato sotto la piazza principale della Città, eppure i negozi che si trovano sopra lavorano alla grande. Secondo me il “supermercato” al centro sarebbe un vantaggio per i residenti ed un richiamo per gli altri cittadini, che così potrebbero frequentare quei negozi ora difficilmente visitati, se non per particolari fattori stimolanti. Piuttosto, il problema sarebbe quello delle operazioni di carico e scarico e del flusso veicolare. Qui però non mi esprimo, perché, mancando l’esperto, non mi sento di criticare l’intervento dell’ Ingegner Paolo Marino che ha tentato di affrontare questo problema.
Aldilà di altri interventi di carattere sociologico, filosofico o finanziario, qualcuno ha fatto notare la mancanza dell’inserimento del quartiere di San Michele nella zona storica, come io faccio rilevare che anche la zona di via Magnacervo (Li Filanzire) è stata dimenticata. Sono sicuro però che come altre zone “dimenticate” in precedenza ed ora comprese, anche queste saranno inserite, se non altro per non trasformare (previo abbattimento) edifici importanti, come la ex caserma della Regia Guardia di Finanza, in un moderno condominio vista mare, contribuendo a guastare la skyline della Città.
Insomma la discussione prosegue e prosegue bene, nell’ottica di quel tentativo di “Urbanistica partecipata” di cui è esempio Bologna, la città di Cervellati. Mi preoccupa però la convinzione del Sindaco che afferma: “finalmente abbiamo un piano” e poi aggiunge “entro la fine del mese di novembre lo vorremmo approvare”. Io mi chiedo: “Il piano?! Dov’è?”
Come mia consuetudine esprimo il mio pensiero con un paragone: “ pensare di approvare il piano entro un mese equivale a pensare che, dopo aver scribacchiato quel ramo del lago di Como, Alessandro Manzoni, pur avendo in mente la traccia del romanzo, aveva già scritto i Promessi sposi”.
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