Perchè viva l’Uomo
Come “de gustibus”, delle interpretazioni della storia, personali o di ‘parte’, non c’è che dire che sono tante e non ...est disputandum, non almeno in termini competitivi.
Parlo di quello che è stato il Risorgimento italiano (la giusta lotta contro il dominio di popoli altri e diversi), dico di quello che è stato sino al 17 marzo 1861 – come movimento d’idee e fatti d’arme – per dare Unità non solo geografica alla penisola italica.
Il prof. Nicolangelo D’adamo e perfettamente informato su come andarono le cose, è evidente..., ma ben consapevole sarà, non meno, che non perchè un fatto e degli accadimenti sono “storici”, siano per questo da ritenersi giusti e buoni. Che poi – ma è solo un inciso, seppur non secondario – il “movimento di popolo per l’unità” sia stato, come suol essere, piuttosto azione d’intellettuali illuminati e anche generosi o di uomini avventuristici per il gusto di farlo (... di menar le mani), è noto e la dice lunga se per tanto tempo e ancor oggi la vulgata dice che “fatta l’Italia”, era ancora “da fare” gli italiani.
Ma tutto questo, oggi è assai relativo e pressochè per nulla di nostro interesse di uomini liberi in termini civili e istituzionali, laici in fatto di spirito, religione e credenze, europei e orientati verso un’accoglienza (necessaria) alla “libera circolazione” e integrazione di razze e popoli. E’ un controsenso parlare di secessione più o meno adombrata (la Padania) o rimpianta per nulla ma solo ricordata, per legittima analisi storica. (la Borbonia), ma, ugualmente, non ha più senso parlare di patria o di patrie, se non in termini organizzativi civili e sociali localistici, in un tempo in cui è sempre più chiara l’esigenza salvifica di avere un governo mondiale dei popoli.
Ho scritto in questi giorni, per esprimermi anch’io con piccole e semplici parole di sana antiretorica, un “dieci versi” in cui arrivo a richiamare alla nostra attenzione di quanto poco viva (o vive male) oggi o ancora oggi l’uomo, sopra la terra e sotto il cielo di questo nostro pianeta. Per i popoli, per noi umanità, dirci o poterci denominare italiani, come anche francesi, tedeschi, europei, americani, russi, cinesi, giapponesi ..., e così via nominalmente nel mondo, non c’è di nessun aiuto o sostegno a dare soluzione ai nostri problemi vitali, sociali, non meno politici o culturali, tecnologici, artistici o gastronomici. E, per restare sul suolo italico: è forse più bello o più buono, più degno, di maggior valore essere siciliano o sardo, campano o abruzzese-molisano, toscano, marchigiano, emiliano, veneto, lombardo, piemontese, ligure, ... perchè tutti compresi (o meglio organizzati statualmente) in un’Italia Unita?
Giuseppe F. Pollutri
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