All'Assessore
all'Ambiente, dott.ssa Anna Suriani
e p. c.
al Signor Sindaco della Città del Vasto
e p. c.
al Signor Sindaco della Città del Vasto
Egregio Assessore, gentile Anna Suriani,
di certo – come Lei afferma - è "lotta non facile" quella richiesta dalla strage di palme in atto anche nel territorio di Vasto. Peraltro, mi permetta di pensare e subito annotare che il provvedere per tempo o comunque prima che i rami cominciassero a cadere a terra, pericolosamente, qualche risultato in più forse si poteva registrare.
Questo quanto alle palme, specie arborea che curiosamente soltanto oggi, perchè
attaccate dal terribile coleottero, si comincia a ritenere “non adatte” al
nostro territorio. “Sono da sostituire”,
“le sostituiamo”, sento dire. Se posso interloquire: troppo facile e comodo!
Quelle che abbiamo, e sono tante, sono
comunque un patrimonio del Comune e della collettività che vale la pena
salvare, se si riesce, e tenerselo.
Altro è, comunque, quel che, con questa
mia nota, desidero farLe rilevare. E’ un ‘richiamo’ che (come
scrivevo in “Palme o non palme ...”)
concerne una razionale e meditata gestione dell’Ambientalismo (verde o urbano)
in genere, e delle aree a verde nell’abitato
cittadino in particolare.
Se
occuparsi e preoccuparsi dell’Ambiente vuol dire aver cura dell’habitat antropico in cui viviamo, il
ritenere che ci si debba spendere soltanto per le aree di Riserva naturalistica
o di teorica “importanza comunitaria” è fuorviante per lo stesso
“ambientalismo” e, soprattutto, inaccettabile sotto il profilo civico, politico
e persino umano. Da tempo mi ostino a sostenere, in tal senso, che all’essere
umano, nel suo vivere associato, quale che sia la posizione della sua ‘domus’, si
deve la stessa attenzione e cura (e vorrei dire il rispetto) che occorre dare
al territorio nelle sue componenti morfologiche naturali. L’uomo stesso – mi si permetta di dire - è natura. Per poi ‘scendere’
dalle enunciazioni, teoriche ma non superflue e in strada, nei quartieri di
città e magari ...anche alla Marina della nostra Vasto; per contestualizzare quanto
sopra accennato, e prendendo nota di un Suo intervento e con riferimento ad
esso, mi permetta la seguente osservazione.
Lei, legittimamente, richiama l’attenzione
a quanto è stato fatto di recente (ma non certo ... “in Continuità”). Afferma che "in questi anni sono tornati a rifiorire angoli di Vasto prima
trascurati ed assediati da erbacce, come i giardini di Palazzo d’Avalos, la
loggia Ambling, via Adriatica, Belvedere Romani, piazza Rossetti, la villa
comunale, via Alborato, Sant’Onofrio ...”. Non a caso, peraltro, nulla di simile può dire della nostra Marina.
Le sembra di poco conto? Per l’assoluta importanza che ha tale peculiare zona
per Vasto, quale “Citta di vacanze”, oltre che d’arte e di cultura, a me pare
un assurdo il modo sciatto, approssimativo, sostanzialmente sine cura (o assai poca e molto distrattra) con cui l’Amministrazione
comunale in essa tiene le aree lasciate o destinate a verde (e non solo
queste). Nessuna cura specifica, quantoneno stagionale alle sue aiuole, nessun
rizzollamento, neppure più una ripulitura dalla coltre di sabbia che in inverno
si deposita. Come – mi domando
spesso nel mio ‘ritorno’ stagionale e periodico al “paese” - Lei e tutta la Giunta , come i consiglieri
comunali tutti possono pensare che la
Marina non abbia bisogno anch’essa (e per interesse turistico
ancor più) di avere “angoli fioriti”? E questo riguarda – come Lei ben
sa – sia le aree pubbliche o date in Concessione che quelle private, in
considerazione che ciò che è “a vista” e che dunque costituisce immagine e
fisionomia del luogo, è un bene comune o
comunitario, con i suoi obblighi e doveri. Non è solo questione
giuridica, bensì un’intelligente politica per la quale l’ambiente urbano è pensato (e curato) non più solo come insieme di edifici,
strade e parcheggi, ma come veri e propri sistemi in grado di
interagire in modo soddisfacente con gli abitanti.
Se questo è, o auspicabile che sia,
anche Lei - come io credo – non potrà di
certo ritenere tollerabile da parte dell’Ente pubblico, direttamente o
indirettamente, ogni incuria, trascuratezza, abbandono, uso improprio del luogo
in genere e del bene di cui si ha proprietà o possesso. Non esemplifico in
merito. Ogni vastese, e purtroppo molti vacanzieri nostri ospiti, tutti vedono in quale in stato di
progressivo e abitudinario degrado è tenuta la nostra Marina e molta parte
del territorio costiero ad eccezione di Aderci. Mentre il Presidente della
nostra Regione Abruzzo - per sua insondabile opinione - lo auspica, qualcun
altro ha scritto recentemente, con giusta preoccupazione, di una manifesta “meridionalizzazione” politico-territoriale
di Vasto. A me pare che questo possa dirsi, dannosamente, anche della nostra stazione balneare, laddove è evidente a tutti un progressivo trascinamento ‘in basso’ del
luogo, quanto a usi e costumi, pubblici e privati.
Concludo sperando,
forse illudendomi, che nella prossima
stagione estiva si possa affermare che ...”son
tornate a fiorire le viole”, o magari le rose ed altro, anche alla Marina
di Vasto. Tanto, per dirlo ... “con i fiori”, ma che, ovviamente, non può
bastare.
Civicamente, quanto
amichevolmente,
Giuseppe
Franco Pollutri
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