La
vicenda della querela da me presentata nei confronti dell'avv. Fabio Giangiacomo
va, a mio avviso, almeno in parte, al di là delle nostre persone. Per questo mi
permetto di tediarne ancora il lettore.
Il
Giudice, hanno scritto i giornali, ha disposto l'archiviazione della querela. È
vero. Ma per comprendere il senso del Decreto è necessario conoscerne le
motivazioni, che nessuno sin'ora si è curato di esporre.
In
sintesi: la vicenda era partita da alcune valutazioni espresse dall'avv.
Giangiacomo in merito ad alcuni comunicati (più degli studi, invero, che dei
comunicati[1]) -sul
raddoppio del porto- emessi dall'Associazione che presiedo (Porta Nuova). I
quali, secondo il suddetto, "non avevano valore di ricerca accademica [non
ho mai preteso tanto, NdR] ma erano solo [il frutto di] un copia e incolla".
Quest'ultima
affermazione è falsa. Falsa di fatto. Qualcuno forse ricorderà che il
sottoscritto aveva pubblicamente invitato il suddetto Giangiacomo a ritirarla,
o altrimenti a dimostrarne la veridicità. Ciò che egli non fece; da qui si è
originata la controversia.
Ebbene,
il Giudice non ha disposto l'archiviazione
per aver valutate come fondate o vere le affermazioni di Giangiacomo; ma solo
perché le ha ritenute "espressione del legittimo diritto di critica
politica", e, in quanto tali, "espressione di un giudizio, ovvero di
una opinione rispetto alla quale non è di per sé dato pretendere obiettività e
neutralità". Sicché il Decreto di archiviazione, che ovviamente sul piano
giuridico non ho competenza alcuna a discutere, tralascia del tutto la
questione della veridicità di fatto delle affermazioni in esame. Proprio la
questione che io -piuttosto ingenuamente, ora me ne avvedo- avevo ritenuto
essenziale.
Tuttavia,
se non sul piano giurisdizionale, pure, secondo il mio personale modo di
sentire, una questione sul piano morale si pone: può la critica politica
prescindere dalla verità dei fatti?
Non
può e non deve. Per me la politica -e i politici- si misurano anzitutto su
questo metro. Su di esso, naturalmente, chiediamo di essere giudicati noi per
primi, che politici non siamo, ma comuni cittadini.
"Non
escludo un'azione risarcitoria", così dichiara il Nostro. Ma io voglio
proporgli di più.
Caro
avvocato Fabio Giangiacomo, vada sul nostro sito (http://www.portanuovavasto.altervista.org/);
lì troverà tanti nostri comunicati, pressoché tutti credo, quanti ne abbiamo emessi
in ormai dieci anni... Li guardi pure tutti, se ce la fa, se crede... Sono
stati prodotti tutti a titolo gratuito sa, si può non essere d'accordo certo,
ma nessuno di noi ci ha mai guadagnato niente, anzi. Ecco, se ne trova uno,
anche piccolo, non dico solo di argomento il porto, ma di un argomento qualsiasi,
a Sua scelta -ne abbiamo trattati tanti, in dieci anni- uno per il quale Lei possa
dimostrare che, in tutto o anche solo in parte, è frutto di un "copia e
incolla", ecco, allora io Le prometto, pubblicamente, che Le firmerò subito,
ma subito, un assegno, in bianco.
Lo
faccia. Attendo con ansia, e intanto La saluto cordialmente.
Michele
Celenza
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