COMUNICATO STAMPA
Vasto,
21.07.2012. – Per ignavia e disinteresse, Vasto esclusa
dal confronto circa la gestione delle riforme istituzionali. Tra le misure
di “Spending review” (revisione della
spesa), in queste ore, tiene banco quella relativa alla soppressione di alcune
province. Ad esaminare i suoi effetti per l’Abruzzo, ci si accorge che
resterebbero soltanto due Province: L’Aquila e Chieti. Ora si apre la
discussione sul territorio ed i suoi rappresentanti dovranno redigere una
proposta, da presentare al Governo nazionale, con cui ridisegnare la nuova
mappa istituzionale della Regione.
L’ente
chiamato a far questo è il CAL, Consiglio
delle Autonomie Locali, già all’uopo convocato per l’11 Settembre pv. La
sua funzione d’istituto è quella di garantire la partecipazione e la
consultazione degli Enti locali nei processi decisionali di loro interesse, esprimere
parere obbligatorio sui progetti di legge che riguardano Comuni e Province, sul
conferimento di funzioni amministrative e sulla ripartizione di competenze tra
Regione ed enti locali. E’ composto da venti membri.
Il
20 Aprile scorso, “Progetto per Vasto”
denunciò il più completo disinteresse, da parte dell’Amministrazione comunale vastese,
nei confronti di questo nuovo organismo istituzionale, formatosi il 21 aprile,
a seguito di elezioni. Chiamati a votare erano tutti i Consiglieri comunali
d’Abruzzo.
Il
Sindaco, nonostante avesse ricevuto dalla Regione reiterati inviti a farne
parte, non ritenne di presentare la propria candidatura. I Consiglieri comunali
non furono neanche informati della possibilità di esprimere il loro voto, li
raggiunse soltanto un sms sul cellulare, il giorno prima delle votazioni, con
cui venivano messi a conoscenza dell’esistenza dell’opportunità. Addirittura,
il Decreto di indizione delle elezioni non fu neanche pubblicato sull’Albo
Pretorio del Comune ed andarono a vuoto le sollecitazioni del Presidente del
Consiglio regionale con cui, più volte, si sollecitava a “sensibilizzare i componenti del Consiglio comunale in ordine a questo
importante appuntamento”, questo nonostante la Legge regionale prevedesse
che i Sindaci dessero “la comunicazione
ai Consiglieri comunali del Decreto di indizione delle elezioni nonché la
pubblicazione sull’Albo pretorio del medesimo Decreto almeno 30 giorni prima
delle elezioni” !
Oggi, il CAL è chiamato a
svolgere un compito importantissimo e fondamentale per scelte i cui effetti,
nel futuro, ricadranno su ogni singola parte del territorio regionale e la
nostra città è completamente esclusa da questo organismo ed avulsa da una
realtà in evoluzione. Fulgido
esempio di miopia e disinteresse, da parte dell’Amministrazione comunale, anche
sul tema delle riforme istituzionali.
Massimo
Desiati
1. Dal Comune nessuna
notizia. Prima c'era
stato l'allarme -documentato- del nostro comitato sulla qualità dell'aria a
Vasto, e più nello specifico nella zona di Punta Penna, allarme raccolto da alcuni
partiti della maggioranza (IdV, SeL, RC). Poi un comunicato del Sindaco,
recante l'impegno ad "avviare una
indagine accurata a tutela dei cittadini residenti e delle migliaia di persone
che quotidianamente frequentano l’area": venivano chiamati in causa
l'Arta, la Asl, il Consorzio Industriale, la Soprintendenza, il Noe. "Se ci sono rischi per la salute pubblica
andranno presi drastici provvedimenti"[1].
È giunto il laboratorio mobile dell'ARTA, e dal 1° al 26 febbraio scorsi ha effettuato i suoi rilievi. I dati sono
pubblici da maggio[2].
Lo scorso 5 giugno un comunicato ufficiale del Comune di
Vasto[3]
annunciava per il 28 lo svolgimento di una conferenza di servizi, che avrebbe
dovuto "dare risposta alle preoccupazioni sollevate": incontro che si
è poi tenuto poi il 5 luglio. Quanto alla
"risposta", l'abbiamo attesa sino ad ora, ma invano. In mancanza di risposte
ufficiali rendiamo note le nostre osservazioni.
2. Le rilevazioni del
mezzo mobile dell'ARTA sono significative per un doppio ordine di ragioni: per quello che hanno
trovato e per quello che non hanno trovato a Punta Penna.
Che cosa l'ARTA non ha trovato. L'ARTA non ha trovato nessuna
traccia specifica di inquinamento
industriale: ma neppure l'ha cercata. Così una nota inviataci dal Direttore
Tecnico regionale, Giovanni Damiani: "In relazione al Laboratorio Mobile
di Rilevamento della Qualità dell'Aria, si precisa che lo stesso è attrezzato
principalmente per il rilevamento dei parametri più significativi di inquinamento atmosferico emessi da traffico autoveicolare e si chiarisce che la
campagna di monitoraggio effettuata è stata richiesta alla Direzione Generale
di questa Agenzia dal Sindaco del Comune di Vasto, il quale non ha precisato la tipologia di monitoraggio da eseguire"[4]
[corsivo nostro]. Se lo scopo del Sindaco era quello di accertare, come aveva
dichiarato, "se ci sono rischi per
la salute pubblica", allora lo strumento scelto -posto che a Punta Penna,
com'è noto, non passa l'autostrada- è stato certamente incongruo.
Che cosa l'ARTA ha
trovato. Malgrado il
nostro dichiarato scetticismo[5],
e nonostante le forti nevicate che dal 2 al
12 febbraio hanno portato a "un notevole decremento delle concentrazioni
degli inquinanti monitorati"[6], dalle
rilevazioni del laboratorio mobile dell'ARTA emergono alcuni valori molto
significativi, relativi in particolare a uno almeno dei 6 inquinanti monitorati[7]: le
Polveri sottili (PM10). Vediamo anzitutto che cosa sono.
3. Le polveri sottili (PM10). La sigla PM10[8]
identifica materiale presente nell'atmosfera in forma di particelle microscopiche
di diametro uguale o minore a 10 µm (10 millesimi di millimetro). Secondo
l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) gli effetti
connessi all’esposizione a breve termine a PM10 includono: "reazioni
infiammatorie nei polmoni, sintomi respiratori, effetti deleteri sul sistema
cardiovascolare e aumenti nell’uso di
medicinali, nel numero di ricoveri
ospedalieri e mortalità [...] Un’esposizione ai PM a lungo termine
produce una riduzione sostanziale dell’aspettativa di vita[9]".
Nel
2006 la stessa OMS ha fissato i livelli di soglia per la protezione della
salute a 20 µg/m³ (microgrammi al metro cubo) su media annua. In Europa,
attualmente, la normativa[10] prevede
un valore limite pari a 40 µg/m³ su media annua, e a 50 µg/m³ come media
giornaliera, da non superare per più di 35 volte l'anno.
5. Conseguenze. Il superamento del "valore limite di protezione
della salute umana"[15] di
50 µg/m³ per più 35 giorni/anno ha, o meglio, secondo
la normativa dovrebbe avere, delle conseguenze. In primo luogo, dispone
la normativa nazionale[16], in questo
caso "le misurazioni in siti
fissi sono obbligatorie". A Pescara i siti fissi ci
sono. In secondo luogo, il limite dei 35 superamenti su base annua è altresì la
soglia, superata la quale, il territorio viene classificato come "zona di risanamento"[17], con
tutte le conseguenze del caso. A cominciare dal "divieto di incremento
delle emissioni dei singoli inquinanti derivanti dalle attività industriali e
artigianali" previsto dal Piano
Regionale[18] per la zona di Pescara.
Nel
Piano Regionale (che, tra l'altro, è
stato oggetto nel marzo 2011 di una diffida da parte di WWF, Porta Nuova e
Arci) nessuna conseguenza è stata invece tratta per la zona di Vasto. Questa
circostanza, tuttavia, appartiene ormai al passato. Secondo la legge il Piano andrebbe aggiornato ogni 5 anni,
dunque entro settembre di quest'anno. Lo sarà? Riusciremo questa volta a ottenere
il rispetto della lettera nonché dello spirito della legge?
6. Conclusioni. Sembra paradossale,
ma è così: negli ultimi anni della
qualità dell'aria nella zona si sono occupate quasi unicamente le associazioni.
Più di recente, in particolare, tutte le notizie in merito sono state fornite
dal nostro Comitato Cittadino. Dapprima (novembre
2011) abbiamo reso pubblico lo studio del Mario Negri Sud che definiva
"molto scarsa" la qualità dell'aria in tutta la zona del vastese[19]. Poi
(gennaio 2012) abbiamo dato notizia dei problemi sanitari, a carico degli occhi
e dell’apparato respiratorio, interessanti numerose persone che lavorano o
risiedono nella zona di Punta Penna[20]. Per
ultimo abbiamo testé commentato i dati del laboratorio mobile dell'ARTA. Tre
ordini di dati, tre indizi. Di per sé, lo diciamo apertamente, nessuno di essi
costituisce una prova. Ma sono tre indizi concordanti e, insieme, a una prova
si avvicinano di molto.
Ci sono rischi per la salute pubblica? Tutti
gli elementi disponibili inducono a rispondere di sì. "Se ci sono rischi per la salute pubblica andranno presi drastici
provvedimenti" aveva dichiarato il Sindaco Lapenna il 13 novembre 2011[21]. A più di due mesi dalla
pubblicazione dei dati non solo non è arrivato dal Sindaco e dalla sua Amministrazione
alcun provvedimento, ma manca persino, a fronte di tanta enfasi iniziale, la
più semplice presa d'atto della situazione.
Ma non solo il Sindaco e
l'Amministrazione comunale devono rispondere alla città.
Il Consiglio
provinciale lo
scorso 26 marzo ha approvato all'unanimità una Delibera[22]
che impegnava il Presidente della Provincia a chiedere alla Regione "in
attesa di ulteriori verifiche sulla compatibilità ambientale ed in particolare
sulla qualità dell’aria, una sospensione delle autorizzazioni già rilasciate ed
in itinere". Sono state presentate queste richieste? Quale risposta hanno
avuto? E ora che le "ulteriori verifiche" ci sono state, e sono state
del tenore che abbiamo visto, che cosa l'Amministrazione provinciale intende
fare? Il Presidente della Provincia, Di Giuseppantonio, e i consiglieri
provinciali della zona (Forte, Mariotti,
Menna (Eliana), Sigismondi, Sputore) ne rendano conto alla pubblica
opinione.
E la Regione? La Regione sarebbe l'unico Ente
deputato ad emanare un decreto di sospensione. Che il Comune e la Provincia lo
chiedano o no (e ribadiamo che per noi devono farlo) la Regione potrebbe in
ogni caso emanarlo unilateralmente. È una questione di salute pubblica. Attendiamo
notizie dai nostri rappresentanti in Consiglio regionale: Argirò, Menna (Antonio), Palomba, Prospero, Tagliente.
Vasto, il 20 luglio 2012 Il
Comitato Cittadino per la Tutela del Territorio
[1] Così il Sindaco, dai
giornali del 14 novembre 2011.
[4] Prot. n. 7578 dell'11.06.2012.
[6] Così la Relazione dell'ARTA, a pag. 15.
[7] Monossido di Carbonio, Biossido di Azoto, Ozono,
Polveri sottili (PM10), Benzene, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Su
questi ultimi la questione sta nei termini seguenti. Gli IPA sono un’intera
classe di composti, diverse centinaia, tra i più tossici: alcuni sono
riconosciuti come cancerogeni e mutageni. La normativa nazionale ed europea ne
ha individuato uno per tutti –il benzo(a)pirene- come tracciante; su di esso
vengono condotte normalmente le rilevazioni, e su di esso è definito il
valore-limite in aria ambiente. Ebbene, il mezzo mobile dell’ARTA non è in
grado di rilevare il benzo(a)pirene. O meglio, è capace di misurarlo ma solo
insieme a un certo numero di altri IPA, detti complessivamente “IPA totali”.
Così accade che i valori trovati, pur essendo in assoluto veramente alti, non
risultino significativi rispetto al valore-limite di legge. Tant’è che nella
stessa relazione finale dell’ARTA l’asserita rispondenza delle concentrazioni
rilevate ai limiti di legge non riguarda gli IPA.
[8] Particulate Matter, piccole particelle.
[9] WHO, Foglio informativo EURO/04/05 Berlino,
Copenhagen, Roma, 14 Aprile 2005. "Chronic exposure to particles contributes
to the risk of developing cardiovascular and respiratory diseases, as well as
of lung cancer" (http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs313/en/index.html).
[10] Direttiva 2008/50/CE, recepita in Italia dal DLgs
155/2010.
[12] 7,8,9 e 13,14,15 febbraio.
[13] Per completezza di informazione segnaliamo che la
relazione del responsabile del laboratorio mobile dell'ARTA che ha accompagnato
i dati attribuisce le alte concentrazioni di IPA e PM10 "all'intenso
traffico pesante", nonché "alla partenza di un mercantile dal porto con condizioni
meteorologiche favorevoli alla propagazione dei fumi verso la nostra postazione". Ricordiamo che si parla
di valori medi giornalieri, distribuiti
su 26 giorni. In ogni caso,
quand'anche per assurdo fosse così, i dati rilevati non perderebbero in nulla
della loro gravità.
[14] “Le uniche campagne effettuata nel comune di Vasto e
di Atessa mostrano estrapolando i dati all’intero anno, un potenziale
superamento delle soglie di valutazione superiore per le particelle sospese con
diametro inferiore a 10 micron [il PM 10, NdR]”: Piano Regionale per la Tutela della Qualità dell’Aria, pag.
107.
[15] DM 2 aprile 2002, n. 60, Allegato III.
[16] All'epoca dell'approvazione del Piano Regionale il DLgs 351/99, Art. 6, comma 2, lettera b).
L'obbligo è attualmente contenuto nell'art. 5, 2° comma, del suddetto DLgs
155/2010, che ha aggiornato la normativa precedente.
[17] "Si classificano come zone
di risanamento i
comuni cui appartengono
le maglie in
cui i livelli
delle concentrazioni di uno
o più degli
inquinanti trattati superano
i valori limite
imposti dal Decreto Ministeriale
n. 60": Piano Regionale per la
Tutela della Qualità dell’Aria, pag. 107-108.
[18] Che questa previsione non sia stata poi realmente
attuata è un altro discorso...
[19] https://docs.google.com/document/d/18saiEyvBs2GxcuZtljq3eQt6eTHGT8_ei2hqqfekmi0/edit.
Problemi che hanno indotto il Commissario
Regionale del COASIV, Mario Battaglia, a richiedere a più riprese l'intervento
delle autorità competenti: https://docs.google.com/file/d/0B9Ih9hf-jltUTThWMlFHU0xfSEk/edit
.
[21] Si veda la nota 1.
Facendo seguito ad un impegno assunto martedì scorso durante
la discussione in Consiglio Regionale sulla crisi di alcune aziende abruzzesi,
in particolare Pilkington, Honda e Burgo, il consigliere regionale Giuseppe
Tagliente ha presentato un’articolata interpellanza urgente al
presidente della Giunta Regionale, Gianni Chiodi, per sollecitare una maggiore
attenzione ed interventi a tutela delle
sorti dello stabilimento SEVEL di Atessa, minacciato, secondo l’esponente
politico, da sintomi non valutati sinora a sufficienza dall’Istituzione
Regionale.
Nel documento si richiamano in sintesi:
-
lo scarso indice di utilizzazione dell’impianto
di Val di Sangro rispetto ( il 33 % a fronte del parametro dell’80-85% che lo
rende economicamente redditizio).
-
Le difficoltà che sta attraversando il secondo
polo industriale del Gruppo, localizzato a Valenciennes, specializzato nella
produzione di automobili del tipo monovolume, commercializzate con i marchi
Peugeot, Citroen, Fiat e Lancia;
-
La crisi della Peugeot, l’azienda che insieme a
Fiat e Citroen ha dato vita a Sevel, la quale nei giorni scorsi ha chiuso lo
stabilimento di Aulnay con 8000 addetti;
-
La possibilità che Sevel sia infine direttamente
od anche indirettamente interessata dalla profonda crisi dei volumi produttivi
in cui versa il gruppo Fiat in Italia, che può sfociare nella chiusura di
almeno uno stabilimento italiano, come più volte dichiarato dall’amministratore
delegato del gruppo Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne.
-
L’incidenza di fattori locali legati, ad
esempio, all’alto costo dei trasporti su gomma, a fronte dell’inadeguatezza di
quelli legati alla mobilità su ferro e via mare ( una bisarca su gomma
trasporta da 3 a
5 furgoni, un treno ne può trasportare da 80 a 100, una nave molti di più).
Sulla base di questi riscontri, Tagliente ha chiesto al
presidente della Regione di non
aspettare lo scoppio della crisi per cercare di trovare soluzione che
potrebbero rivelarsi improvvisate e pasticciate ( tipo Termini Imerese), ma di
anticipare gli eventi con una strategia più partecipativa nei confronti della
problematica in fieri.
Per questo operativamente Tagliente ha proposto di
- convocare il gruppo Fiat per avere informazioni sulla
situazione in essere e sulle prospettive commerciali ed industriali di breve,
medio e lungo periodo, nonché sui supporti eventualmente da fornire per la
prosecuzione dell’attività ;
- convocare anche le rappresentanze sindacali per capire
come ridurre, se non evitare, anomalie nei comportamenti che possono
allontanare ulteriormente l’azienda dallo stabilimento e per comprendere la
loro posizione e/o la loro disponibilità in relazione ad eventuali posizioni espresse
dall’azienda.
( segue testo integrale del documento)
INTERPELLANZA
Al signor Presidente del Consiglio Regionale,
Al signor Presidente della Giunta Regionale,
Lo stabilimento Sevel di Atessa, che produce veicoli commerciali
leggeri venduti pariteticamente dal gruppo Fiat e dal gruppo Peugeot, secondo i
dati diffusi nei giorni scorsi dai quotidiani, presenta un l’anno in corso che
salirebbe solo al 67 % nel 2014.
È da notare che entrambi questi dati risultano purtroppo
molto lontani dal valore che viene di norma indicato per rappresentare l’indice
di utilizzazione di un impianto per la produzione di automobili economicamente
redditizio (80 – 85 per cento ).
Sevel sembrerebbe quindi essere pienamente interessata dalla
profonda crisi dei volumi produttivi in cui versa il gruppo Fiat in Italia, che
può sfociare nella chiusura di almeno uno stabilimento italiano, come più volte
pubblicamente dichiarato dall’amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler,
Sergio Marchionne.
Peraltro lo stabilimento Sevel è parte di un’intesa tra i
due gruppi industriali sopra citati che è basata anche su un secondo polo
industriale situato nel sito di Valenciennes nel quale vengono costruite
vetture, del tipo monovolume, commercializzate con i marchi Peugeot, Citroen,
Fiat e Lancia.
Questo segmento del mercato auto ( monovolume), che ha
goduto di un notevole interesse da parte del mercato negli anni ‘90 ed
all’inizio del terzo millennio, non ha oggi lo stesso appeal commerciale e
sconta una marcata crisi di vendite presso tutte le case auto europee.
Questa situazione di mercato crea pesanti interrogativi sul
“se” proseguire nell’attività produttiva del sito francese e soprattutto sul
“come” proseguire.
A tali dubbi non è certamente estranea la crisi di vendite
che il gruppo automobilistico francese sta attraversando.
A nulla è valso il recente accordo con G.M. della stessa
società che, sempre secondo le notizie giornalistiche, brucia quotidianamente
cash-flow, al punto da poter essere costretta a richiedere a breve un intervento
di salvataggio da parte dello stato francese per poter continuare a gestire le sue
attività.
Prova ne è che proprio nei giorni scorsi è stata annunciata
la chiusura dello stabilimento Peugeot di Aulnay che impiegava 8000 posti di
lavoro.
Sulla situazione appena sinteticamente esposta dello
stabilimento di Atessa pesano poi fattori strettamente locali legati all’alto
costo dei trasporti su gomma, a fronte dell’inadeguatezza di quelli legati alla
mobilità su ferro e via mare ( una bisarca su gomma trasporta da 3 a 5 furgoni, un treno ne può
trasportare da 80 a
100, una nave molti di più).
In relazione ai punti sopra sintetizzati e considerando che la Sevel costituisce di fatto l’asse
portante dell’economia della Val di Sangro e la maggior fonte di occupazione di
quest’area, con circa 7.500 occupati diretti e quasi altrettanti attivi nell’indotto,
il sottoscritto consigliere interroga la S.V. per chiedere
se ritenga opportuno:
a) non aspettare lo
scoppio della crisi per cercare di trovare, in uno stato di totale emergenza, la
consueta soluzione improvvisata e pasticciata ( del tipo Termini Imerese, tanto
per spiegarci), ma anticipare gli eventi con una strategia più partecipativa nei
confronti della problematica in fieri;
b) convocare
prioritariamente il gruppo Fiat per avere informazioni ufficiali sulla
situazione in essere e sulle prospettive commerciali ed industriali di breve,
medio e lungo periodo, nonché sui supporti da fornire eventualmente per la
prosecuzione dell’attività (ove questi fossero possibili, necessari e opportuni
a giudizio dell’azienda stessa);
c) convocare
successivamente le rappresentanze sindacali sia regionali che territoriali per
capire come ridurre, se non evitare, anomalie nel comportamento sindacale che
possono allontanare ulteriormente l’azienda dallo stabilimento ed anche per
comprendere la loro posizione e/o la loro disponibilità in relazione ad
eventuali posizioni ufficialmente espresse dall’azienda al punto precedente.
Giuseppe Tagliente
1 commento:
Ma cosa si pensa, anzi si spera, di trovare? Piuttosto si faccia un confronto tra l'aria di corso Garibaldi e quella di Punta Penna; vediamo chi vince la gara dei PM10.
Magari quelli di PP arrivano dal traffico di autostrada e SS16.
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