Dirla, semmai, “dal
volto severo, donna fiera ed energica”, così come ritratta dal figlio, pittore,
poteva pur essere. Equipararla, come ha fatto la presentatrice al catalogo,
all’inaugurazione della retrospettiva dell’artista, “una Proserpina venuta dagli
Inferi” (in realtà, non creatura ‘infernale’ ma giovane e leggiadra fanciulla
trascinata all’Ade dall’invaghitosi dio Plutone”), poteva starci, come licenza culturale
dell’affabulante espositrice. Definirla poi, con improntitudine saccente, un
“ectoplasma”...
Ad un personagio
ritratto ad arte, dotato in immagine di forte presenza, si vorrebbe dire che
(parallelo con i cani a parte): ...”gli manca la parola!”. Nel caso, la madre
di V. Canci, seppur di educazione d’altri tempi, avrebbe avuto buon motivo di rispondere
all’incauta storico dell’arte:
-
“Ectoplasma..., Signora,
lo sarà lei”!
GFP
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