Da dove cominciare? Comincio
dalla fine.
“Paulù me sa ca chella cosa nen
serve chiù!” Dovevamo mettere un piccolo corrimano nella chiesa di Santa
Filomena per permettergli di salire i ripidi gradini che portavano in
sagrestia. “Dai Don Micchè che a primavera la facciamo!” Ma nei suoi occhi
vedevo la stessa espressione che aveva mio padre qualche tempo prima di morire.
Come al solito ci siamo fatti
quattro risate e ci siamo salutati. Pensavo di rivederlo e invece …
Don Michele Ronzitti a chi non lo
conosceva e lo vedeva passare per le strade della città, con la sua tunica ed i
suo immancabile berretto, sembrava uno di quei preti conservatori attaccati ad
un passato senza ritorno. Invece era una mente così aperta che sbalordiva chi
lo ascoltava parlare. Con una semplicità fuori dal comune riusciva a far capire
a tutti, dal più umile al più colto degli ascoltatori, i suoi concetti, anche i
più avvoltolati.
Al compimento del suo
sessantesimo anniversario di sacerdozio, Don Michele che sin da piccolo
soffriva di gravi problemi all’apparato respiratorio, disse di se: “Se sono
arrivato ad oggi è forse perché Dio ancora non mi vuole. Spero perché pensi che
io possa essere ancora utile quaggiù in mezzo a voi”.
Noi che lo abbiamo conosciuto da
bambini ne siamo sempre stati affascinati. Mai un atteggiamento aggressivo, mai
un atteggiamento alla “Don Gallo”. Sempre bonario ma quando le doveva dire
sapeva come fare. Sapeva come farsi ascoltare. L’ultima sua presa di posizione
sulla situazione del Genova-Rulli ne è la più recente testimonianza.
All’oratorio di San Giuseppe
intratteneva noi bambini con le sue barzellette. Raccontate da chiunque altro
queste non avrebbero fatto ridere nessuno ma dette da lui con quella sua
cadenza uastarola e quella sua calda risata amorevole ci divertiva un mondo.
Non sono uno che scrive
“coccodrilli” e quindi non avevo preparato niente su questo “illustre
concittadino”. Oggi sono troppo triste e per quanto mi sforzi di sorridere come
se io e “Don Micchele” - rigorosamente con due c – ci stessimo guardando, non
ci riesco. Per questo mi fermo qui.
Ciao Don Micchè!
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