Di Giuseppe Franco Pollutri
Vi dirò: per il mio
pezzo settimanale, da pubblicare su questo civico blog, avevo altra idea e
altro testo in preparazione. Ed invece, eccomi – per un navigare in rete, cercando
info locale su altro – a leggere una nota su piazzarossetti.it, in grande
evidenza nella home del 27 aprile, dal titolo: “Perchè in politica non si dice fino in fondo tutta la verità”...
Un breve testo che nella sua semplicità (e non
minore semplicismo) iniziale, mi ha fatto sorridere sul principio ma poi
riflettere, inquietandomi non poco, sull’amara verità che ne viene fuori, ben
evidente, malgrado le contorsioni ‘in politichese’ sciorinate, frase dopo frase.
Vale la pena di estrapolarne gli incisi più sorprendenti e illustrativi di una
certa idea della politica, sterile e
malsana, che trova corrispondenza, purtroppo, negli usi e costumi di chi nel Palazzo sta e per elezione democratica risiede.
“Confesso di non essere un
grande esperto di politica” (!) – così principia MDB nella sua “lectio magistralis”,
e subito ti chiedi se sia un ingenuo o un con-fésso. Un ordinario e consequenziale
uso delle facoltà mentali, e dei mezzi della comunicazione, avrebbe dovuto
fargli capire che - vista la premessa esplicitata - mai avrebbe potuto pensare di
poter dare lezioni sul tema ad altri. Una similare affermazione – ricordo bene
- fu anche di una candidata per una Lista Civica, concorrente con scarso frutto
nelle ultime Comunali. Tale aspirante cittadina-consigliera, esperta d’altro, presumendo
di ricevere consensi elettorali solo perchè portatrice di un nome che ha fatto
certa storia di Vasto, dichiarò nel presentarsi che “...pur non amando, e normalmente
tenendosi lontana dalla politica”, di essere pronta e in grado di dare il proprio
contributo (importante e decisivo, naturalmente) all’Amministrazione della
Città del Vasto!
“Ma la vita amministrativa della mia città
mi piace seguirla con attenzione interessandomi di quello che avviene
all’interno del Palazzo di Piazza Barbacani”, testualmente dichiara
oggi il nostro ...rossettiano. E’ certamente
positivo che costui, da “cittadino-elettore”, s’interessi,
anche dopo il voto, o tra una tornata elettorale e l’altra, della vita
“amministrativa” della sua città. Illuminante, peraltro, appare il parallelismo
con l’indicazione della seconda parte della frase. Rivela del come gente come lui, e i suoi referenti eletti, intendano “la
politica”: un evidente e totalizzante gioco di ruolo, recitato a soggetto o per
improvvisazioni, fra le parti&partiti, mutevoli e mutanti. Soprattutto localizza,
per chi non l’avesse ancora capito, dove
è di stanza e messa in scena (ufficialmente) l’Amministrazione comunale.
Da prenderne definitivamente nota: la politica cittadina vastese e i suoi
attori stanno e vivono ... “all’interno del
Palazzo di Piazza Barbacani”. Anche se novità non è, il dichiararlo a
chiare lettere spiega sufficientemente il perchè Comune e Città hanno, e
continuano nel tempo ad avere, irrisolti, dei problemi che “il Palazzo” non
vede, che se vede non capisce, e che se capisce ha motivo di affermare subito e
facilmente che ...non può farci niente.
Prosegue poi l’articolista a volerci illustrare –
come per una storia o una favola, tutt’altro che bella - di come, perchè e in quanto ...“L’avv.
Luigi Masciulli, eletto consigliere comunale nella lista “Giustizia Sociale” di
Bruno Di Paolo ed approdato di recente nel neo costituito gruppo del Partito
Socialista Italiano...”; e, blablabla, così e altro annotando (complicando
idee e discorso), per concludere interrogandosi del perché ...”non si parla con chiarezza ai
cittadini-elettori?”
Ora mi permetto di chiedere anch’io al
concittadino ben addentrato sulle
segrete faccende dialettiche e mutevolezze umorali degli inquilini del Palazzo:
del perchè, a ben conoscerle, ...“ne guadagnerebbe
il dibattito politico” e soprattutto con quale risultato amministrativo! Sempre
che tale può essere inteso il gran ciarlare (e ciurlare) che da anni si
sviluppa nelle segreterie, o nelle conventicole che si radunano nei “dehors” di strada o di piazza, per un oziante
aperitivo-cenato, o nel passeggiato
su e giù, tra la Barbacani
e la Rossetti. In
buona fede che sia (concediamoglielo) l’intenzione del nostro, penserei di consigliare
a lui, e ad altri non meno, di ripensare a ciò che debba intendersi per “politica
amministrativa” da attuare e promuovere per la gente e per il territorio, e
cosa sia e debba considerarsi, appunto, ...”la Polis ”! Cosa che attiene, primariamente, alla
cultura e all’educazione civica: quella
cosa che – lezione derivata manzoniana - se uno non ce l’ha, ... se la deve dare!
Diversamente
e insomma - amici miei - chi ci salverà ... da un’Amministrazione che vive, dal
principio alla fine del mandato, intrattenendosi per gioco delle parti nel Palazzo o abbarbicata attorno ad esso?
Chi ci salverà dai suoi fideles laeti,
petulanti ed estemporanei?
GFP
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