... il falso e vero verde
dell’aprile, quel ghigno
scatenato
del certo fiorire. E tu non
fiorisci
non metti giorni né sogni ...
I romani, nel loro eloquio, l’avrebbero detta una eraclitea “coincidentia oppositorum”. Non serve
traduzione, si capisce. Come dire: ...dissecati rami ci si mostrano, in
primavera.
Mi capita nel giorno prima di vedere un ‘ritratto’ bello, trattegiato e colorito ad arte, di Piazza del Popolo, a Vasto, poi di attraversala di lungo, per portare uno sguardo da via Adriatica al nostro golfo incantato... Poi ancora, ieri, di incocciare sul web una foto impattante e livida di tale posto.
Mi capita nel giorno prima di vedere un ‘ritratto’ bello, trattegiato e colorito ad arte, di Piazza del Popolo, a Vasto, poi di attraversala di lungo, per portare uno sguardo da via Adriatica al nostro golfo incantato... Poi ancora, ieri, di incocciare sul web una foto impattante e livida di tale posto.
L’immagine artistica è di un luogo
urbano ma ambientalmente ameno, con un verde diffuso che orna in basso le mura
del Palazzo. Una vegetazione figurata, quasi lussureggiante, che tale non so se
mai sia stata. Le riprese, invece, del mio cellulare ritraggono nello stesso
lato, di quelle che furono ombreggianti “albizie
julibrissin – o false acacie”, ormai scheletriti tronchi e rami, neri e
secchi. Appaiono come corrosi dall’aria, ancora luminosa seppur serale, e dal
grigio e ocra di sfondo dell’antica dimora dei D’Avalos (mai del tutto, dopo
decenni, restaurata).
Potremmo dirle “installazioni” vegetal tipo,
un’esperienza visiva nippo-zen. Volendo,
delle suggestive e altre ready-made
alla Duchamp, se non fosse che l’Idea del verde urbano proclamato da un recente
editto repubblicano prescriva che le
Autorità del luogo diano ogni possibile (!) cura e incremento delle essenze
vegetali pubbliche. Ma, di fronte all’immagine pubblicata e come sparata da
NoiVastesi, sullo sconnesso secialto della stessa piazza, che fu e resta “del
popolo” - ma che evidentemente assai poco o niente è frequentato dagli uomini
delle istituzioni (quelli del “sine-cura” o del “chissené...”) – devo
concludere e convenire che forse i “fessi” (i suonati), come mi scrive per e-mail un amico, siamo noi che ancora
...facciamo caso a certe cose.
Si vede e si capisce che, così
riguardando e sulle cose rammaricandosi, altri sono gli Eletti e che altri sono
i pensieri guida di costoro. Del tipo canzonettistico: “...socialisti sì,
socialisti no..., in Comune (o in-comune) se
famo du’ spaghi”. Insomma, gente del Palazzo, loro, noi (vastesi e non)
gente di strada o del popolo di piazza.
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