Di Giuseppe Franco Pollutri
Del come salvare,
insieme, l’Uomo e la Terra
Ancora una volta è
stata ‘celebrata’ la Giornata
della Terra. 24 ore trascorse tra facili slogan, discorsi noti: sproloqui e
banalità, concerti musicali strumentalizzati, per “mettere in scena” l’Evento. L’informazione
peraltro, quotidianamente, ci dice di un nuovo modo di affrontare il futuro,
umano e terrestre, fatto di ricerche tecnologiche finalizzatr non solo alla
produzione industriale per fini economici, ma anche ad un intelligente
benessere abitativo. Ovvero, del come l’uomo possa condurre, in modo soddisfacente, la bio-vita sua e del
creato tutto. Tante sono le iniziative e le invenzioni messe in campo dai
ragazzi di oggi, uomini nuovi di un
prossimo domani. Basta informarsi su quanto vanno elaborando nei licei e nelle
università. Abbiamo motivo di pensare che il futuro sarà migliore, con più idee
ragionate e volte al “dunque”, e meno ideologismi dei donchisciottes che, per
combatterli, i mulini a vento se li sognano di giorno, ad occhi aperti. Come in politica.
Ieri, 22 di aprile del 2013, ascoltavamo
per radio Fulco Pratesi, un ambientalista emerito
che, peraltro e putroppo, appare fermo ad un epoca di irresponsabilità
ambientalistica largamente superata, almeno come consapevolezza interpersonale.
Come se avesse a doverla spiegare all’infanzia, il personaggio verde-storico
argomentava in termini del ...se per un bambino, in ricreazione, all’aperto,
sia meglio giocare su un prato, una spiaggia, o piuttosto su un selciato di
cemento o di asfalto! Illustrando un suo ennesimo articolo sul tema, richiamava
l’attenzione degli ascoltatori sul fatto, di per sé ovvio quanto innegabile,
che un terreno non più coltivato, ma sede di un parcheggio, “per il futuro di
centinaia di anni” non produrrà più erba e fiori! Ciò proclamato senza poi saper
(e neppure pensare di dover) dire “se, in quanto e perchè” una strada e un
palazzo, una fabbrica, un’abitazione o un centro culturale e sportivo, siano
assolutamente “da non realizzare”. Un semplicismo escatologico che si esprime
in questa sua nota dichiarazione: “Abbiamo
molte più cose in comune con un albero che con un transistor”! Da non
commentarsi. Un verdismo ad effetto
quanto privo di senso vero, superato dalle stesse organizzazioni ambientaliste
cui non sfugge la complessità del tema “uomo e ambiente”, “città e natura”. Occorre
dunque augurarsi una diversa “green generation”, capace di porsi di fronte alle
diverse esigenze di conservazione dell’ambiente e di sviluppo socio economico
in modo più equilibrato, meno categorizzante, ma in grado di sviluppare idee e
progetti, perchè si possa – come
teorizza lo stesso WWF, organizzazione nota a F. Pratesi – ... “Costruire un mondo in cui l'uomo possa
vivere in armonia con la natura”.
Lo slogan della comunicazione di ieri è stato “Io ci tengo”..., pronunciato nella circostanza dal personaggio di musical-successo,
proposto come ‘testimonial’ verde, a prescindere da quel che personalmente ha prodotto
nel settore o piuttosto nell’orticello-affare suo. Al che mi permetterei di
dire che ...“ci terrei anch’io” (come tanti) ad avere, come luogo di vita, non
solo un ambiente conservato nella sua naturalità, laddove e quanto possibile,
ma anche uno spazio urbano il più decoroso e ordinato possibile.
Poter “Abitare l’Ambiente” – come mi ostino a ripetere e chiedere – non solo è una legittima prerogativa degli umani, ma è nei suoi precipui compiti e doveri. Realizzarlo, per quanto difficoltoso, è la sfida dell’età nuova. Tant’è che d’ora in avanti, nella Giornata della terra (e dell’uomo su questa terra), il tema deve divenire “il come” progredire in sintonia con il creato, e non più l’illustrazione della voglia presuntuosa e sterile di mettere sotto teca il mondo, ...o soltanto pezzetti di “terra”. Tanto per mostrare, per mostrarsi o per dire.
Poter “Abitare l’Ambiente” – come mi ostino a ripetere e chiedere – non solo è una legittima prerogativa degli umani, ma è nei suoi precipui compiti e doveri. Realizzarlo, per quanto difficoltoso, è la sfida dell’età nuova. Tant’è che d’ora in avanti, nella Giornata della terra (e dell’uomo su questa terra), il tema deve divenire “il come” progredire in sintonia con il creato, e non più l’illustrazione della voglia presuntuosa e sterile di mettere sotto teca il mondo, ...o soltanto pezzetti di “terra”. Tanto per mostrare, per mostrarsi o per dire.
1 commento:
"...fermo ad un epoca di irresponsabilità ambientalistica largamente superata, almeno come consapevolezza interpersonale."
In realtà la vera irresponsabilità è quella che in nome del progresso, alimentato da un'irrazionale spinta al consumo, ha compromesso delicatissimi equilibri ambientali.
Inoltre, è altrettanto irrazionale affidarsi a speranze messianiche legate ad una nuova generazione che con la bacchetta magica dovrebbe risolvere i tanti disastri che negli ultimi due secoli sono stati fatti. In realtà le nuove generazioni si troveranno a fare i conti con una drastica riduzione del suolo coltivabile e un'alterazione climatica di cui non ancora conosciamo gli effetti.
Dovendo scegliere, preferisco un ambientalismo ingenuo, piuttosto che una negazione degli attuali problemi in nome di soluzioni mirabolanti che verranno.
Posta un commento