Se solo si provassero ad applicare i principi della armocromia agli interventi che si stanno
eseguendo sul territorio della nostra città, ci si renderebbe conto di quanto
lo stiamo maltrattando in nome di uno sviluppo futuro. Certo è difficile
immaginare e proporre una corretta pianificazione e programmazione,
specialmente se schiacciati da veto-players
da una parte e Short terminism
dall’altra. Se almeno in mezzo a questi fossero ascoltate teste pensanti e non
i soliti raccomandati, la massa, apparentemente afasica, capirebbe e si farebbe un’opinione giustificata su quello
che si vuole porre in essere, quindi potrebbe manifestare la sua opinione.
Non mi si accusi di preterizione.
Gli aranceti e gli uliveti che ricoprivano la collina dalla
Marina al Vasto sono stati sostituiti da edifici di ogni foggia e dimensione mentre presto ci si accapiglierà per un
impianto eolico che disturberà, secondo alcuni, la visuale dell’ azzurro mare.
Ci si distrae per alcune difformità, definite aggressivamente abusi, magari in
un parco che finalmente stava prendendo una qualità degna del luogo, senza
rendersi conto che affacciandosi dai belvedere cittadini, a causa della
vegetazione incolta, non si vede più il panorama e piuttosto ci si schifa da
ogni tipo d’immondizia lasciata in loco dai fruitori delle bellezze cittadine.
Ma l’armocromia,
una disciplina che semplifica la vita e permette di sottolineare la propria
bellezza, forse non è applicabile alla “meraviglia” della città poiché chi
dovrebbe adottare questa disciplina la applica prima su di se guardandosi allo
specchio. Questo soggetto, infatti, ritenendosi
bello, senza comparazioni o adeguate consulenze, e con una pletora di benevoli
compagni che assecondano le scelte come spesso i mariti annoiati fanno pur di
non spendere tempo o perché non sono in grado di dare giudizi, applica lo
stesso criterio sul paesaggio e sull’uso di questo, non accorgendosi che il suo
è un giudizio personale è la scelta è peggiorativa dello Status Quo.
Andrebbe studiato con calma l’ambiente e valutate con
attenzione le eventuali scelte. Purtroppo lo Short terminism vuole risolvere al più presto la questione (le
elezioni sono sempre dietro l’angolo e la speculazione deve produrre
rapidamente) e i veto-players che,
pur di fermare il cambiamento, non si accorgono di fare il gioco dei primi. Si
ottiene così un qualcosa di ibrido che quasi sempre è peggio dello Status Quo. Vedi Casarza.
Chi ricorda Casarza prima dell’eliminazione della ferrovia e
soprattutto prima della realizzazione di un comodo ma orrendo parcheggio? Era
un Paradiso. Ora è un posto come un altro.
Si potrebbe utilizzare l’armocromia
anche per la toponomastica? Io penso di si, se democraticamente si utilizzasse
la maniera giusta. Chiudete gli occhi e immaginate La Canale o Vignola o San
Nicola. Che colori vedete? Ora chiudeteli e immaginate Parco San Benedetto … è
la stessa cosa?
La toponomastica è una cosa seria poiché questa materia
racchiude in se storia e civiltà. Anche con riferimento a questa bisognerebbe
avere tanta cultura. Cultura è una parola che nasce da “coltivazione e cura” e
non dall’improvvisazione del momento. Invece … ma di questo parleremo in altre
occasioni.
PS Il gabbiano in foto, non sa che bevendo quell'acqua (dolce) potrebbe morire.