lunedì 30 novembre 2009

Quando si dice: "Vasto cambia"

Io sono con Ledda.

La vicenda del Residence Rossetti è emblematica del raffazzonamento del “sistema” urbanistico di Vasto. Il piano regolatore che, invece di dettare regole ferree per lo sviluppo urbanistico, è stato (e viene) considerato solo il mezzo per rendere edificabili nuove aree, porta al verificarsi di paradossi come quello che tiene banco in questi giorni. Il fatto che siano stati rilasciati due permessi di costruire e che questi non siano sufficienti per la realizzazione di un edificio anzi, addirittura sono da revocare, apre a diverse argomentazioni sulle responsabilità inerenti l’accaduto.
La prima argomentazione, quella più semplice, che vede il committente non rispettare i dettami dei permessi rilasciati. La seconda, le regole non certe del PRG, che hanno portato gli uffici competenti a rilasciare autorizzazioni non chiare, ponendo il committente davanti ad una interpretazione del progetto presentato, diversa da quella “pensata” dai tecnici degli uffici stessi. La terza, che può sembrare identica alla precedente ma non lo è, quella delle regole non chiare che portano ad un ripensamento, gli stessi tecnici che hanno ritenuto in un primo momento, fattibili i progetti.
Mi spiego con un esempio. Vista la posizione del complesso in costruzione, i vicini, magari i dirimpettai, possono provare fastidio nel vedere questi stabili e, semplicemente con un esposto, possono chiedere di controllare la regolarità di quanto realizzato. Così facendo mettono in “imbarazzo” i tecnici degli uffici interessati che immediatamente fermano i lavori. Provocano all’impresa di costruzione quantomeno un danno economico, dovuto a questo fermo del cantiere. Infine muovono negativamente l’opinione pubblica. Questo accade, sempre perché le regole dettate dal PRG, possono suscitare timori in quei tecnici che hanno esaminato il progetto e rilasciato parere favorevole, interpretando queste regole in una maniera piuttosto che in un'altra. Questi tecnici, fermando i lavori, delegando altri per l’esame della documentazione progettuale e per i necessari sopralluoghi sul cantiere, si liberano così di ogni preoccupazione. Tale comportamento però, rischia di provocare un grave nocumento alle casse dell’ente locale, qualora l’imprenditore, dimostrasse di essere nel giusto e chiedesse un risarcimento danni.(Dicendo questo, rischio di inimicarmi molti “amici” ma avendo subito, molti anni orsono, una ordinanza per la demolizione di un … “buco”, credo di poter affermare quanto sopra).
Il complesso denominato Residence Rossetti, a mio parere, rappresenta uno dei pochi interventi edilizi di qualità, costruiti a Vasto negli ultimi trent’anni. Sia per un fattore estetico (forse solo mio gusto personale) sia per le sue tecniche costruttive ed i materiali all’avanguardia, utilizzati per la realizzazione. Non capisco come ci si possa accorgere di un abuso, se di abuso si tratta, di quelle dimensioni solo dopo anni.
Vorrei, infine, far notare che nel vocabolario esiste una certa differenza tra la parola abuso e la parola difformità. Queste parole, quando si parla di edilizia, spesso vengono utilizzate con lo stesso significato.
Sono convinto, pur non conoscendo a fondo il problema, che sicuramente qualche difformità rispetto al progetto approvato esiste. Ritengo altresì che, durante il corso dei lavori, queste possono essere riscontrate e quindi sanate. Aspirerei invece a capire cosa potrà essere eventualmente demolito, visto che almeno in parte la costruzione è indubbiamente legale. Io sono per il diritto non per le invidie o le gelosie, ne per la concorrenza sleale. Io sono con Ledda.

domenica 29 novembre 2009

Il progetto per il Centro storico secondo me. Proposta 2.


Sono tornato da Roma ancora una volta con la corriera. Questa volta il tragitto è stato diverso. Siamo passati per Lanciano. Sia a Roma che a Lanciano, è già Natale, qui a Vasto è ancora il due novembre. La gente affollava il corso della città del Mastrogiurato come succede a Vasto durante l’estate. Probabilmente a Lanciano non sono cambiate le abitudini. Sicuramente non vivendo in quel luogo non conosco problematiche delle quali invece i lancianesi si lamentano, ma mi è sembrato bello vedere quella gente gremire il “corso” cittadino.
Premetto che per certe cose sono tradizionalista e per me le festività natalizie cominciano l’otto dicembre, tuttavia visto il momento “nero” del settore commercio, come si dice, “chi fa primo fa due volte” o “chi tardi arriva male alloggia”, quindi avrei iniziato subito a creare l’atmosfera della festa.
Questa però è un’altra storia, come sono un’altra storia i discorsi e gli spunti per molteplici riflessioni, ascoltati durante il viaggio, suggeriti dai vari passeggeri. Si va dal caso Marrazzo, alla colazione in Giappone. Dalla storia d’amore di una studentessa, alla manifestazione contro la violenza sulle donne, tenuta a piazza Esedra.
La domanda, invece, che mi torna a ripetizione nella mente è sempre la stessa e il comportamento della gente di Lanciano me lo ha ribadito: “Cosa vorrei che il progettista del piano di recupero mi proponesse, per la ripresa della vita, nel centro storico?” e aggiungo: “Vuoi vedere che ampi spazi coperti nel centro storico attirerebbero gente?” Così, dopo la proposta di intervento nella zona tra piazza Santa Chiara e piazza Cavour, oggi vi ripropongo una mia “vecchia” idea per il salotto buono della città: La galleria della corsea, in corso de Parma (applicabile anche tra gli ex (aimè) palazzi scolastici di corso Italia). Un progetto iniziato nel 1979, studiando James Stirling, e ancora attuale, almeno per me.

giovedì 26 novembre 2009

Vi lascio due giorni in compagnia.



bella vero ?

Il tesoro di ...San Giuseppe


Possibile che la cultura a Vasto sia caduta così in basso, da definire alcuni oggetti depositati in un locale di sgombero: "il tesoro della Cattedrale”? Se permettete, mi ritengo una voce autorevole, quando si parla della Concattedrale San Giuseppe. La mia tesi di laurea (Materia: restauro dei monumenti. Relatore: Prof. Arch. Arnaldo Bruschi) presentava come argomento, l’isolato della chiesa di San Giuseppe a Vasto. Di questa tesi ho fatto dono alla parrocchia, con allora parroco Don Giovanni Pellicciotti, che l’ha utilizzata per il consolidamento e restauro della facciata e dei prospetti, per il restauro degli interni, per la nuova collocazione dell’organo e per altri interventi di impiantistica e varie. Inoltre ho progettato e diretto, in aggiunta alle opere di cui sopra, la riqualificazione del prospetto della ex Domus Pacis, rivolto su largo del Fanciullo. Non ho voluto prendere parte all’ultimo intervento eseguito all’interno della chiesa, poiché non la ritenevo ed ancora non la ritengo una buona operazione. Alla luce di quanto esposto, mi meraviglia che siano sfuggite alla mia attenzione opere d’arte tali da essere considerate il “tesoro” della chiesa.
Già alcuni anni fa, zelanti ricercatori pensavano di aver ritrovato nei locali di cui si parla in questi giorni, reperti di epoca “federiciana”, salvo poi rendersi conto che quegli oggetti altro non erano che le forme in cemento, utilizzate per la realizzazione dei capitelli ed altri elementi ornamentali della chiesa. Ora si “spacciano” comuni oggetti, riposti come in ogni chiesa, nei magazzini di queste, come scoperte di “incredibile” importanza. Così si svia l’attenzione da quanto ha realmente bisogno di intervento e di cura.
La città del Vasto, culturalmente parlando (ma non solo) è paragonabile ad un malato di cancro. Invece di proporre a questo malato una cura, gli si propone uno smalto per le unghie? Se l’amministrazione comunale ha voluto da questo episodio, far scaturire un sussulto nei cittadini e attirare l’attenzione sullo stato dell’arte a Vasto, pur ritenendo errati il soggetto evidenziato e la maniera, dico che ben venga l’operazione. Tuttavia non si può limitare ai grandi titoli sui giornali questo atto. Esiste un programma? Esiste un progetto? Esiste un piano? Allora mettiamoli in atto. Altrimenti perché creare aspettative?
Tutt’altro discorso merita lo studio e la ricerca sulle murature visibili nello “scantinato” posto sotto la cappella del Sacro Cuore, oggetto di ricognizione. Michele Massone sa benissimo che da decenni è stato chiesto alla soprintendenza, non solo dal sottoscritto, di effettuare nella chiesa, un intervento di indagine geognostica, non invasiva. Sono stati chiesti anche preventivi a ditte dotate delle necessarie apparecchiature. Tutto però è rimasto sospeso. Il vero tesoro della chiesa, infatti, come descritto dall’Ing. Filippo Laccetti nella sua opera “Memorie d’arte Vastese”, sarebbe nascosto proprio sotto la chiesa.

mercoledì 25 novembre 2009

Nuove scoperte nelle ... "segrete"


Grande pompa, data alla notizia di ritrovamenti nei magazzini della Concattedrale. Francamente non capisco cosa si possa trovare di diverso, nei magazzioni di ogni chiesa antica. Piuttosto operassero indagini geognostiche, cosi da ritrovare l'antica cripta definita dagli antichi: "un merletto".
Lasciamo agli esperti il piacere della ricerca sul dove trovare notizie.

Quando si dice: sfondare una porta aperta.


Caro Direttore in questi anni in cui ho iniziato a seguire quotidianamente la Citta del Vasto e i suoi Amministratori seguendo passo passo tutte le vittorie,le sconfitte,le amarezze ,le gioie che si susseguono senza sosta,ho capito una cosa. Cosa? Ci sono tanti,troppi che non si vedono,non parlano,non scrivono,non ...un sacco di altre cose e poi dalla sera alla mattina,come animati da un improvviso risveglio dovuto chissa' per quale motivo... si vedono,parlano,scrivono e un sacco di altre cose..Signori,la Politica, la Citta',i problemi,le questioni sono presenti durante tutto l'arco dell'anno e se permettete una opinione spero e voglio farla conoscere. C'e' in questi Signori un Interesse per la nostra Citta' e i nostri Concittadini(tutti) oppure si puo' parlare di tanto fumo ...ma senza arrosto(i fatti)? Possibile che dei tanti Consiglieri se non erro 31 solo una discreta(per eccesso) parte faccia sentire a noi Cittadini le loro opinioni,le loro soluzioni,le loro iniziative durante tutto l'anno e poi all'improvviso questi Signori caduti in "letargo" si rifanno vivi con tutto" l'armamentario" per attirare su di se l'attenzione e quindi un po' di potenziale elettorato?. Ci sono Amministratori che mi hanno deluso...e non poco per la loro pochezza in termini di produttivita' e idee!.Sono poco operativi se non in determinate occasioni (vicinanza delle scadenze elettorali) !Chi e' stato sul Campo,chi ha risposto giorno per giorno alle problematiche e ha proposto soluzioni costruttive e determinanti per la vita cittadina io ora so chi sono...vi ho seguito nella vostra attivita' amministrativa continuamente.Per la corretta e costruttiva gestione delle attivita' comunali e' stato molto utile se non indispensabile anche il supporto di consiglieri indipendenti e di opposizione ,alcuni si e' sono fatti onore .Io l'ho visto con i miei occhi e sapro' "chirurgicamente " promuovere o decidere di "cestinare" nelle prossime tornate elettorali i sopradetti Amministratori ...fate voi.I nullafacenti,i beceri,gli arroganti ( se ci sono) e chi non ha interesse per noi e per la Citta' se non in particolari periodi dell'anno spero che la Cittadinaza sia Responsabile e li rimandi a casa definitivamente al momento giusto. Tra i Concittadini che siedono in Consiglio Comunale e decidono per noi in qualita' di delegati,ci sono una discreta fetta che meritano di essere promossi,ma come non osservare che ci sono alcuni da non confermare...fanno tanto fumo...ma "l'arrosto"(i fatti)...dov'e'?Menomale che tramite i Giornali Cittadini che quotidianamente hanno informato i Vastesi e grazie ai blog cittadini che 24 su 24 hanno lavorato sodo per dare informazioni in modo dettagliato hanno reso possibile a tanti Vastesi una valutazione sugli Uomini e Donne che ci hanno amministrato.Ora si puo' facilmente riconoscere chi vive di Spot e chi le cose le fa veramente di tutte le Aree Politiche. Cordiali Saluti da Davide Delle Donne

MI SONO PERMESSO DI INSERIRE UNA FOTO CHE ...

martedì 24 novembre 2009

Dillo all'IdV


Tra gli ospiti del banchetto d'incontro a Sant'Atonio Abate anche il Consigliere Comunale Riccardo Alinovi, il quale ci ha invitato a chiedere più trasparenza ai vertici del partito. Proprio a me lo dice. A Francescopaolo D'Adamo, al quale ancora non comunicano le motivazioni dell'allontanamento dalla Giunta Municipale e la sostituzione con un non eletto. Continuano intanto, cosa più importante, i contatti con la gente dei quartieri periferici, l'ascolto dei loro problemi ma anche dei loro consigli. Tra le richieste che possono sembrare strane e invece sono intelligenti e realizzabili, una "scicanne" in prossimità del pericoloso incrocio con via Istonia.

Pulchra ispirazioni


Galleria d'arte moderna di Palazzo d'Avalos.
Armando De Stefano - Bandiera Gialla (1976)
Anche con i rifiuti si può fare Cultura.

Il progetto per il Centro storico, secondo me.




Sistemazione piazza Cavour - piazza Santa Chiara. Idea Architetto Francescopaolo D'Adamo, progetto Architetto Pietro Rossi.

lunedì 23 novembre 2009

Ricevo e pubblico


Caro Direttore ho letto stamane sul Centro che la Regione vuole utilizzare la sabbia della spiaggia di Punta Penna per utilizzarla a Casalbordino e Torino di Sangro per un totale di 1.000.000 di metri cubi. A parte l'enorme quantita' che sembra sparata a caso ,mi sembra improbabile che la Regione sia cosi' miope da non rendersi conto della enorme valenza paesaggistica della spiaggia con le sue dune e con il danno in termini di immagine per la nostra Citta'.Che strano...in un arco temporale molto breve,in poco piu' di due o tre chilometri ci sono adesso cosi' tante e interessanti spunti di discussione.Da un lato Punta d' Erce con le sue Associazioni a bicicletta assistita ,poi la cava di sabbia ipotizzata ,l'ampliamento del Porto ai nastri di partenza e infine la ipotizzata installazione di nuovi silos per l'industria del Bio-diesel.Mi sorge un dubbio,non e' che vogliono costruire il porticciolo turistico dove verra' prelevata la sabbia di Punta Penna? Mi ricordo che anni fa l'ipotesi venne fatta...Ecco che adesso per creare un'ansa ...nasce una cava all'improvviso. I Signori Rappresentanti Politici sono pregati di parlare chiaro su questa ipotesi se e' ...piu' di un ipotesi. Cordiali Saluti da Davide Delle Donne

Fantapolitica, cocapolitica o spritepolitica?

Presto L’assessore Sabatini Corrado Franco, sarà candidato alla segreteria provinciale dell’IdV. Mentre il consigliere comunale Bontempo Alfredo, da sub commissario tenterà di diventare segretario cittadino. Il tutto propedeutico al passaggio del sindaco Lapenna nelle liste IdV.
Questo passaggio potrebbe permettergli di riproporsi, nelle prossime consultazioni comunali, quale sindaco, oppure tentare di sedersi su qualche poltrona romana. A darne il triste annuncio …

Moria di zocc. (topi) a Vasto


Si sta verificando una "moria" di ..topi di grossa taglia nel quartiere Sant'Anna a Vasto. Bisognerebbe indagare se a causa di una derattizzazione o a causa di liguidi velenosi riversati nelle fogne cittadine. Ora però mi sovviene un dubbio:"perchè i topi si possono eliminare in maniera così crudele, mentre i piccioni no?" Immaginiamo metaforicamente un intervento simile in politica ...

P.S. Cambia solo la coda

domenica 22 novembre 2009

A proposito di turpiloquio


Adesso, dopo il clamore suscitato dall'uso della parola "Stronzo", da parte di Gianfranco Fini, nessuno mi potrà rimproverare di aver scritto la parola "coglioni", tratta da una "poesia" di Pino Perrone, che ho usato come gadget su questo blog. Sono contrario all'uso gratuito del turpiloquio o del linguaggio volgare. Tuttavia, credo che quando ci vuole, ci vuole. Il finto moralismo mi indigna di più di una parolaccia detta per dare peso ad un pensiero o dalla situazione di "esasperazione" che produce l'uso di questo linguaggio.Lino Banfi, Alvaro Vitali, tutti i cabarettisti hanno fatto fortuna con le parolacce dette a vanvera. Poi ci si meraviglia se una persona le usa. Il discorso sarebbe lungo ma è domenica mattina e preferisco fare altro, magari andare a messa.

sabato 21 novembre 2009

Ho ritrovato questa foto


Mi è venuta voglia di pubblicarla.

Il sassolino ha mosso lo stagno.



Dopo un “quattro novembre” commemorato il giorno otto da pochi intimi, dopo la corona d’alloro posta sul monumento ai Caduti di Nassiria, d’avanti ai soli rappresentanti delle forze dell’ordine, finalmente la festa dei Carabinieri, dedicata alla Virgo Fidelis, protettrice dell’Arma, ha coinvolto la gente, soprattutto i bambini. Chiedo scusa per la presunzione ma mi sono sentito partecipe di quanto organizzato, dopo aver più volte ribadito che queste manifestazioni non hanno significato se poste in atto senza la presenza della gente, soprattutto di giovani e bambini. Ringrazio il Capitano Giuseppe Loschiavo per l’amichevole invito e porgo ad ogni componente dell'Arma personali e sinceri auguri.

Visto che ...


... non riuscirò mai a diventare il Direttore organizzativo di Palazzo d'Avalos.

Lasciato al totale abbandono, il centro della Cultura di Vasto è utilizzato poco e male. Nessun tipo di progetto, nessun programma, niente che possa mostrare quanto vale questo patrimonio. Solo qualche conferenza o qualche incontro, quasi sempre organizzati da esterni,e non sempre di qualità. La galleria d'arte moderna sempre chiusa, il museo del costume lasciato all'abbandono, nessun tipo di pubblicità, per la mostra sui Palizzi o per quanto altro contenuto nelle "sontuose" stanze. Resiste l'ufficio per la raccolta differenziata, mentre soffre quello messo a disposizione della provincia, in attesa di quelli del "Genio Civile" (che non si chiama più così ma, chi ha proposto questa "idea", non lo sa). Quanto dovremo ancora aspettare per poter vedere una "vera" richiesta di contributi per il consolidamento e restauro dell'edificio e per "vera" intendo richiesta ufficiale, previo dettagliato progetto, rivolta in maniera "scritta" a chi di competenza. Quanto tempo ancora dovranno restare nei musi dell'Aquila gli oggetti provenienti da Vasto, quanto tempo ancora dovremo aspettare per vedere la collezione di armi e tutti i capolavori ancora nascosti, quanto tempo ancora ... nessuno mi risponderà, visto che si sta cercando la formula per affidare la struttura a qualcuno ... "competente". Nel frattempo ....

giovedì 19 novembre 2009

D'Adamo presidente della ...

Mi candido alla presidenza della Pulchra. Qualsiasi siano le referenze richieste io le ho.Qualsiasi siano i titoli richiesti io li ho. Qualsiasi siano le caratteristiche richieste io le ho. Non è una battuta. sono pronto ad essere il PRESIDENTE della Pulchra.

Del Prete scherza coi ... santi.


A proposito di D’Adamo e Rutelli


Sul foglio, La Voce, di Nicola Del Prete, è stata pubblicata una foto che mi ritrae con Francesco Rutelli. Premetto che io e l’onorevole Rutelli ci incontravamo spesso, nei dintorni di Largo Argentina a Roma, quando “gironzolavo” nei paraggi alla sede del Partito Radicale, negli ormai lontani anni Settanta. Non credo assolutamente lui mi riconosca, nonostante l’incontro di qualche anno fa, quando, in occasione dell’organizzazione della mostra sulla famiglia Rossetti, poi trasformata nell’esposizione della Beata Beatrix, mi recai a Roma.
Da qualche parte poi, dovrebbe trovarsi anche una foto con Gianni Letta. Questa fu scattata in occasione della “festa” tenuta in municipio, per la elezione di Sua Eccellenza Pietro Santoro a vescovo di Avezzano. Della foto non ritrovo traccia, tuttavia posseggo una cordiale lettera, successiva a questo incontro. Del mio incontro col Presidente regionale Gianni Chiodi se ne è parlato come di uno scandalo mentre la foto che mi ritrae col Vice Presidente regionale Alfredo Castiglione è ancora visibile su qualche sito.
Al di là di ciò sul mio blog: francescopaolodadamo.blogspot.com, è possibile leggere una mia lettera inviata al Senatore Alfonso Mascitelli ed una sua “cortese” risposta.
Da questo scambio epistolare gli esperti analisti potrebbero intuire qualcosa.
Nel frattempo il personaggio politico che ho incontrato più frequentemente è stato Roberto Laccetti commissario dell’UDC di Vasto.
Il panorama è ricco, il ventaglio delle scelte è ampio, ma la politica … per ora può aspettare.

Francescopaolo D’Adamo

RICORDI. 19 novembre 2008



L'anno passato su Histonium.net:

E' calato il sipario sulla presenza, a Palazzo d'Avalos, del quadro della 'Beata Beatrix' di Dante Gabriel Rossetti, 'pezzo forte' della mostra ''I Rossetti tra Vasto e Londra'' proposta in città, su iniziativa del Comune ed in particolare dell'assessorato alla Cultura retto da Francescopaolo D'Adamo, in occasione del 180° anniversario dalla nascita dell'artista. Questa mattina, intorno a mezzogiorno, un mezzo della ditta inglese 'Constantine Transport' ha prelevato il quadro e provvederà a riportarlo a Londra, presso la sua 'casa', nella prestigiosa Tate Gallery. Inaugurata il 13 agosto la mostra è rimasta aperta fino a domenica scorsa. Si è trattato di un omaggio alla famiglia Rossetti, concretizzatosi attraverso una piccola, ma preziosa, esposizione di libri, documenti, oggetti, fotografie storiche e l'importante opera di Dante Gabriel, la 'Beata Beatrix' appunto. Una iniziativa che ha riportato i Rossetti nella città natale del capostipite, Gabriele Rossetti (Vasto, 1783 - Londra, 1854), poeta e patriota esule a Londra, sempre legato culturalmente ed affettivamente all'Italia, che ha trasmesso questo amore profondo anche ai figli, inglesi di nascita e nazionalità e italiani di discendenza e spirito. Il più noto è stato proprio Dante Gabriel, particolarmente legato alle radici artistico-culturali italiane tramandate dal padre, tra i fondatori della Confraternita dei 'Preraffaelliti', artisti che si ispiravano alle novelle ed alle poesie medioevali, ma anche ai lavori di Shakespeare ed a tematiche sociali e nazionaliste, ricreando in pittura le memorie ed i costumi del passato e rifacendosi stilisticamente alla sensibilità degli artisti del Trecento e Quattrocento.

Viva, viva, la Volkswagen.

Tempo fa, ho seguito, su un telegiornale nazionale, la notizia inerente un mini generatore di energia elettrica …. “E qui, si continua ancora a parlare di pale eoliche e centrali”. Perché parlare di “centrali”, non si potrebbero usare altri termini? Quindi riporto di seguito un articolo di Andrea Tarquini, apparso qualche tempo fa, su Repubblica.it. Di questo articolo lascio il commento al lettore.


Entro il 2010 mini-centrali domestiche col motore della Golf.

BERLINO - Dopo l'auto del popolo, ecco l'energia del popolo. La Volkswagen, il numero uno europeo e big global player mondiale dell'auto, l'azienda nata inventando col Maggiolino la vettura per tutti, si lancia a sorpresa nel mercato dell'energia con una trovata rivoluzionaria, che in Germania secondo Der Spiegel già fa tremare i produttori tradizionali. La trovata rivoluzionaria è appunto la mini-centrale elettrica in casa, in cantina o nello sgabuzzino, che produce l'energia per l'appartamento o il villino dove vivi, e trasmette l'esubero di produzione di energia a un accumulatore, il quale la redistribuisce in rete.
Almeno centomila mini-centrali in domicili privati, interconnesse tra loro, possono fornire la stessa produzione di energia di due reattori atomici o di due grandi centrali elettriche a carbone. A prezzi molto interessanti per l'utente, e con alta efficienza nel rapporto consumo-produzione di energia. L'accordo è stato raggiunto tra Volkswagen e Lichtblick, un'azienda che produce e fornisce energia elettrica nel nordovest della Repubblica federale.
E' un'intesa che il colosso dell'auto e il piccolo, dinamico produttore-outsider di elettricità hanno firmato con validità da adesso per tutto il mondo. Entro il 2010 le mini-centrali domestiche saranno disponibili. E. On, Rwe, gli altri big del comparto energia in Germania, e forse oltre i confini tedeschi anche colossi come Edf, già si preoccupano: è una sfida che probabilmente non si aspettavano. E' la prima volta che Volkswagen, produttore d'auto "puro", si lancia alla grande in un altro comparto.
Funziona così. La mini-centrale, a prima vista, sembra un enorme frigorifero, o congelatore, o una piccola moderna caldaia. Dunque può facilmente trovare spazio nella cantina, nel locale-sgabuzzino, o in qualsiasi altro posto di una casa unifamiliare o di un appartamento. Il cuore dell'apparecchiatura è un motore Volkswagen a metano, derivato dai propulsori di serie della Golf, che produce energia di per sé e muove un generatore. La mini-centrale Volkswagen-Lichtblick fornisce l'energia necessaria al consumo domestico, con un'efficienza di produzione di circa il 94% nel rapporto consumo-produzione e produzione-utilizzo possibile di energia. Molto di più del 40% circa delle moderne centrali nucleari o a carbone.
Volkswagen e Lichtblick vogliono installare centomila mini-centrali in Germania in un primo momento, poi dare la caccia ad altri clienti. Ma non è tutto, appunto. Il resto, la produzione di energia residua, non utilizzata in casa, viene convogliata insieme alla residua produzione delle altre 99mila 999 centrali domestiche e immagazzinata in un accumulatore, con cui poi Lichtblick redistribuisce la corrente ai suoi utenti in rete.
Tutto senza costruire costose nuove grandi centrali, solo interconnettendo come tanti mini-computer collegati grazie a Internet le centomila (e forse domani i milioni) di mini-centrali domestiche. Interessantissimi anche i costi d'acquisto ed esercizio per l'utente: l'installazione viene fornita per 5000 euro, poi si paga un canone mensile di 20 euro più il consumo mensile d'energia secondo le tariffe ufficiali, pubblicamente imposte, del gas. In più il produttore paga all'utente 5 euro mensili di "fitto" e 0,5 cent per ogni chilowatt immagazzinato nell'accumulatore. Riparazioni e manutenzione gratis.

mercoledì 18 novembre 2009

Risposta del Senatore alla lettera di cui sotto.

Carissimo Francesco,

Spero di poter conservare la possibilità di darci del tu, come abbiamo sempre fatto.
Condivido molte delle sue valutazioni e sono d'accordo che oggi la priorità delle priorità è ricercare insieme non solo l'alternativa al vuoto del centro-destra,
ma un buon governo per le nostre comunità, di cui noi dell'Idv, senza individualismi o personalismi, dobbiamo essere protagonisti responsabili.
Sarà quindi una mia costante preoccupazione lavorare per l'unità di intenti e di risorse umane del nostro partito, di cui tu rappresenti una componente importante.
Sarà per me un piacere rivederti e, in attesa, ti invio un caro saluto.

Alfonso Mascitelli

martedì 17 novembre 2009

Cip & Ciop VS Quiquoquà.

“Ruzzola il gomitolo dal grembo se ne va. La gallina razzola sull’aia e … coccodà…”

E adesso il pollo che non riesce a “volare un po’ più alto del cortile” non trovando di meglio da fare, rintanato nel suo pollaio, dove le gallinelle gli fanno coccodè, scrive alle papere dello stagno di fronte, chiedendo a queste di non schizzarlo.
Ma si rende conto che la volpe è in agguato? La volpe non uccide per divertimento, uccide per fame. Il padrone del pollaio, quello si, potrebbe uccidere per il solo gusto di farlo. Nel caso del pollo, potrebbe riporlo nel congelatore per gustarlo a tempo debito.
L’argomento della lettera inviata dal sindaco al direttore di qui quotidiano, non doveva essere una “barzelletta” su un giornalino. L’argomento doveva essere il povero ragazzo, lasciato all’abbandono e, per questo, noto alle forze dell’ordine.
Come al solito però, il “pollo” crede di poter volare perchè le pollastrelle gli fanno “oooh”!
A Vasto, molti anni fa una persona si lanciò dal “muro delle lame” legato a tanti polli. Cadde rovinosamente. Allora si convinse che questi non volano. Ora lo sanno in tanti, perché glie lo dice … Piero Angela.

lunedì 16 novembre 2009

Erminia Gatti esce da IdV



domanda:

Il giorno 15 novembre 2009 12.26, massimiliano monaco ha scritto:
Potresti cortersemente smentire le affermazioni secondo cui saresti uscita dal partito di IDV?
Il circolo Colantonio di Vasto, gradirebbe saperlo con l'augurio di un buon lavoro.
http://www.italiadeivalorivasto.net/Vasto/Foto_180909.html

..putroppo non posso smentirlo. Non ho rinnovato la tessera per evidente incompatibilità delle scelte di politica territoriale con le linee programmatiche che IDV si era data, e che io stessa ho raccontato in lungo ed in largo nella mia campagna elettorale. Esco per coerenza personale, sia chiaro: non "vado" da nessun'altra parte e tanto meno in altri partiti. Continuerò a lavorare tra la gente e per la gente, attraverso un'Associazione civica. Auguro però ad IDV di avere il coraggio di scelte coraggiose, e qualche volta anche scomode nella logica di stretta conta elettorale, perchè i suoi sostenitori si aspettano la realizzazione di un grande progetto (ed io, in piena lealtà, spero tanto che questo progetto potrà realizzarsi, anche se personalmente non lo vedo possibile)
Buon lavoro, di cuore, con affetto, a tutti voi. E spero che potremo riparlarne, serenamente e costruttivamente, di persona, un giorno.
Un caro saluto

Fobie


domenica 15 novembre 2009

Giornata ecologica. Tanta eco, meno logica.

Premetto che sono il primo ad essere d’accordo sulla organizzazione di giornate ecologiche. Mi chiedo però, perché oggi devo essere murato vivo in casa? Cosa dovrei fare in questo … Centro storico, quali sono le attrattive della giornata? Ricordo con nostalgia, le giornate dell’austerity anni Settanta, ma oggi non c’era lo spirito di allora.
Una bella mattinata come quella di oggi, invitava ad uscire e in molti si sono recati in piazza per una piacevole passeggiata. Una consuetudine per i vastesi che, magari dopo la messa e prima del pranzo domenicale, si trattengono in piazza per una passeggiata, un incontro, una chiacchierata. Cosa ha aggiunto la giornata odierna ad una comune domenica di novembre? Risposta: “Il silenzio di piazza Rossetti, non “inquinato” dal rumore del traffico”. Bellissima cosa! Sono convinto che giornate di questo tipo debbano essere organizzate in numero maggiore. Si badi bene però, ho detto organizzate, non improvvisate. La cittadinanza doveva essere informata adeguatamente, sia sulle modalità dello svolgimento, sia sul significato della manifestazione stessa (vogliamo usare il termine sensibilizzare?). Bisognava pensare a motivi di richiamo più importanti dei tre o quattro stand posti a piazza del Popolo. Bisognava dotare di attrezzature adeguare chi conduceva visite guidate.Bisognava pensare a qualche tipo di animazione. Bisognava valutare la durata della manifestazione e magari limitarla alla sola mattinata. Bisognava valutare e risolvere il problema del traffico e dei parcheggi, magari chiedere la collaborazione dei commercianti, magari ascoltare il parere dei residenti, magari … magari, insomma bisognava organizzare una giornata “diversa”, senza mostrare il fianco a critiche. Invece domani per qualcuno sarà sicuramente un successo, per altri una catastrofe. Per me una occasione mancata.

sabato 14 novembre 2009

Da un viaggio a Roma

Venerdì 13 novembre, data nefasta per gli … inglesi, sono stato a Roma, presso uno studio di registrazione dove stiamo realizzando il mio nuovo disco. Di questa operazione tuttavia, avremo modo di parlare in futuro.
Voglio parlare invece del mio viaggio, perché ho scelto di andare con la “Corriera”. Ho rispolverato questo termine, poiché non affrontavo un itinerario di questo tipo dal 1979 e devo dire che è stato comodo e “sociologicamente” interessante.
Sono lontani i tempi di: “Capestrano! 15 minuti di pausa!” un urlo notturno col quale il “fattorino” di Di Fonso svegliava i viaggiatori che nella notte tornavano in Abruzzo. Sono altresì lontani gli “strapuntini” tanto cari al consigliere comunale Nicolangelo D’Adamo. I fruitori del mezzo ora viaggiano comodamente e col posto riservato previa prenotazione. Gli orari ed i tempi di percorrenza sono ottimi per coloro che debbano svolgere mansioni nella capitale. Per questo ho notato una variegata utenza a bordo. Professionisti, studenti, genitori, operai, impiegati, commercianti, turisti ecc. insomma rappresentanti di ogni categoria e ceto.
Durante il viaggio d’andata, ho letto una notizia: “Il Sindaco di San Salvo, rappresenta anche Vasto nel Cram”. Ho avuto appena il tempo di capire quanto scritto che, all’autogrill sono stato preso da altre occupazioni e, tra l’altro, ho lasciato in quel posto, il giornale che stavo leggendo.
Durante il viaggio di ritorno però, ascoltando i dialoghi dei viaggiatori vicini, i quali tornavano anche in altri centri oltre che Vasto, la lamentela di un giovane, seduto al posto davanti al mio, mi ha fatto ripensare a quell’articolo.
Il giovane, che diceva di tornare in Abruzzo per raccogliere le olive, si lamentava ad alta voce, del fatto che per raggiungere Lanciano avrebbe dovuto trasbordare. “Roba da terzo mondo!” diceva.
In quel momento mi sono compiaciuto del fatto che non è vero che noi vastesi abbiamo perso tutto. Abbiamo (ancora) il privilegio di tornare da Roma senza trasbordare ... almeno con l’autobus che ho preso io.

Una lettera al Senatore

Egr. Sen. Mascitelli,

da tempo sto seguendo in silenzio le vicende politiche del partito. Leggo lunghi articoli su Micro Mega, altri articoli sono presenti su importanti quotidiani nazionali. Adesso sento che è arrivato, dopo il Suo riconoscimento del Circolo IdV Vasto 1, intitolato al compianto M. Colantonio, il momento di esprimere un mio pensiero. Dopo l’incontro nazionale di Vasto, in molti sono entrati a far parte del partito di Di Pietro. Molti altri però ne sono usciti e ancora ne stanno uscendo. Il gruppo molisano rappresenta l’eclatante esempio di una sofferenza che si avverte all’interno del partito. La risposta di Giuseppe Caterina, coordinatore regionale del Molise, “il partito non esclude ma include”, riferita all’uscita di Giuseppe Astore, Massimo Romano, Erminia Gatti ed altri venti iscritti, se pur convincente, dal punto di vista dialettico e demagogico, odora di minestra riscaldata. L’elettore vuole risposte concrete. A Vasto, per esempio si sta, piano piano, riaprendo un dialogo tra il sub-commissario Bontempo e coloro che fino a poco tempo fa venivano definiti “uno sparuto gruppo”. A questo punto sarebbe facile per Lei ricucire velocemente “lo strappo”. E Lei sa quanto abbiamo bisogno di tranquillità nel partito in questo momento.
Diciamo la verità, in questo momento IdV è sotto schiaffo. E come spesso succede, quello che ci mette in difficoltà è il fuoco amico. A volte il fuoco amico arriva da chi ci vuole bene, come il gruppo di Micro Mega, altre volte invece arriva da persone che hanno scambiato il partito per un comodo autobus da prendere a proprio piacimento, per raggiungere delle personalissime destinazioni. E’ inutile negarcelo, alla prova dei comportamenti di questi personaggi, è chiaro che come ci dice il nostro amico Marco Travaglio, il nostro futuro si gioca nella selezione della classe dirigente.
Ed è oramai di tutta evidenza che degli errori, nelle scelte delle persone, sono stati fatti. E allora io dico: “Guardiamoci in faccia!”
Del caos che il partito vive in Abruzzo ho una percezione solo relativa (amici che telefonano per sfogarsi, notizie sui giornali), sono certo che Lei, per ruolo e sensibilità, conosce la situazione molto meglio di me.
Di Vasto però posso parlare con cognizione di causa. Oramai ci conosciamo. Lei conosce noi e noi conosciamo Lei, con i nostri pregi ed i nostri difetti.
Sappiamo benissimo chi può dare cosa. Da ogni punto di vista. Ma sappiamo anche di più. E cioè che fra noi di Vasto esistono anche dei problemi di carattere personale. Certo sarebbe meglio ritrovarsi sempre tra amici, però siamo anche degli adulti consenzienti. Allora è un imperativo categorico il mettersi alle spalle i problemi personali, per poter così collaborare proficuamente nell’azione politica.
A Vasto il nome di maggior spicco è ancora il mio. Gli altri seguono a grande distanza. Però nel tempo si è creato uno zoccolo duro, capace e volitivo, comunque utile in tutte le occasioni. E allora valorizziamo queste cose. Gli altri partiti questa ricchezza non ce l’hanno. Sappiamo benissimo che gli altri partiti sono dei comitati elettorali, che privati di seggi ed incarichi, inaridiscono velocemente. Allora noi che siamo diversi, perché lo abbiamo dimostrato, sediamoci intorno ad un tavolo e parliamo del futuro (a Vasto effettivamente dovremmo parlare del presente ormai). Tacitiamo tutti coloro che tentano di seminare zizzania tra di noi. Oltre che Suo interesse personale è anche interesse del partito. Io ce l’ho messa tutta per stare buono, e Lei che mi conosce bene sa che non è stato facile. Per il bene del partito ho dovuto tacere quando venivo irriso da giornalisti ed opinionisti, per via del fatto che ero stato “fatto fuori” dal mio stesso partito (visto che formalmente la decisione era del sindaco, ma il partito non ha avuto nulla da dire … anzi). Ma questa situazione non può continuare. Adesso occorre parlare di progetti, di ruoli. Iniziamo a farlo dentro al partito, e poi comunichiamolo anche fuori. A Vasto siamo la terza forza politica, ad un soffio dalla seconda, che è il PD. Dobbiamo essere protagonisti. E’ la storia che ce lo chiede. Compito nostro è quello di organizzarci, senza disperdere le nostre potenzialità in maniera colpevole e poco lungimirante.
Aspetto un segno da Lei nella direzione che Le ho indicato, che sono certo essere anche la Sua.

Le porgo i miei distinti saluti

Francescopaolo D’Adamo

giovedì 12 novembre 2009

L'assessore che "sussurrava alle capre"

Ho letto le notizie sulla chiesa intitolata a San Francesco di Paola (oggi comunemente detta “della Addolorata”) e mi sono ricordato del putiferio, causato da un mio articolo nel lontanissimo febbraio 2008. Di questo articolo non ho ritrovato alcunché nel mio archivio ma, cosa più interessante, ho ritrovato in un blog, una autorevole risposta di Massimo De Siati.

Leggiamo della proposta dell’Assessore alla Cultura, Francesco Paolo D’Adamo, per un radicale intervento di “maquillage” di Piazza Rossetti in occasione delle cerimonie previste per il 180° anniversario della nascita di Dante Gabriel Rossetti. La cosa non può che trovare d’accordo i cittadini di buona volontà! In verità, ci saremmo aspettati che un Assessore non si facesse semplicemente promotore di una proposta del tipo: “Che ne pensate se…?” bensì di un progetto che lo vedesse artefice dell’iniziativa. Ma non è nostra intenzione polemizzare su questo aspetto, in Città ciò avviene troppo spesso per motivi futilissimi, anche se… un Assessore è un Amministratore, non un semplice cittadino.
Poi, però, si intravedono gli aspetti della sua idea così sussurrata: “Si propone di tagliare i due pini che minacciano di cadere, ormai rovinati dai danni del vento e della neve, evitando così anche il continuo rifugio degli storni, che in questo periodo impedisce il naturale passaggio nella Piazza. Tale intervento migliorerebbe la visibilità degli ex palazzi scolastici…” Qui non ci siamo! I pini non si toccano! Crediamo che rappresentino l’unico corollario verde che smorza l’incombere ed i colori dei due ex palazzi scolastici. E poi, gli alberi non si tagliano, punto! Per il resto, nulla da eccepire: intervento di “arte dei giardini”, ripulitura e valorizzazione della facciata della Chiesa di San Francesco di Paola, restauro del Monumento di Gabriele Rossetti, magari!
In ordine alla collaborazione dei privati per la riqualificazione delle insegne, delle vetrine e delle tende, qualcosa ci sarebbe invece da dire. Probabilmente sarebbe opportuno almeno rivedere o applicare il Piano delle insegne, riferito al Centro storico, che pur esiste ma che nessuno realmente rispetta, e farlo prevedendo misure di finanziamento che accompagnino la volontà di intervenire degli esercenti le attività commerciali.
Che per far questo occorrano risorse economiche, in un momento di ristrettezze per quelle pubbliche (ma anche private), è fuor di dubbio. Si tratta, però, di operare delle scelte di politica amministrativa: concentrare le risorse disponibili. Riteniamo che, per l’idea rappresentata da D’Adamo, anche se così sussurrata, ne varrebbe la pena. Certo, nell’organizzare una mostra di opere della famiglia Rossetti, in occasione delle celebrazioni per il 180° anniversario della nascita di Dante Gabriele (così come è nelle intenzioni dell’Amministrazione di fare per fine Agosto), non si dovrebbe mostrare di quest’ultimo un’allocazione urbana scadente, la Città non ci farebbe una bella figura. Sarebbe il caso di verificare, magari, la congruità delle spese previste per l’allestimento della mostra (quadri e libri dovrebbero giungere dall’Inghilterra e dall’America): trasporti, allestimento, pubblicità, assicurazioni, personale e quanto altro necessario. Se, quindi, l’obiettivo è duplice: “Restituire la Piazza ai Vastesi, migliorare l’estetica del salotto della città” e preparare la cornice per l’evento artistico, sarebbe il caso non di accarezzare, sussurrandolo, un sogno ma di mettere mano ad un progetto: “Riqualificazione del Centro storico” ma anche soltanto di Piazza Rossetti!
Questa non è cosa che il singolo Assessore alla cultura D’Adamo può essere chiamato a fare ma è compito dell’intera Amministrazione: lavori pubblici, turismo, traffico, commercio, bilancio e Sindaco. Certo, bisogna andar d’accordo ma questa è una questione politica in cui non è, per l’occasione, nostra intenzione entrare.
Massimo Desiati

Vedi caro Massimo! La mostra, anche se diversa da quella prevista, si è fatta ed ha avuto risalto anche maggiore di quello che meritava. Il monumento è stato restaurato. A breve inizieranno il restauro della facciata della chiesa, mentre il dibattito sugli alberi è ancora aperto. Vedi caro Massimo quel sussurrare è servito a qualcosa. Dopo l’uomo che sussurrava ai cavalli, ora l’Assessore che sussurrava alle Capre. La parafrasi del film in proiezione in questi giorni, l’uomo che fissa le capre, è d’obbligo.

Da MicroMega

Cari amici,
MicroMega ha chiesto a due suoi collaboratori, Salvatore Borsellino e Andrea Scanzi, tra loro diversissimi per storie politiche ma che hanno manifestato entrambi grande interesse e speranza per il contributo che l’Italia dei valori può dare a un radicale rinnovamento dell’attuale opposizione, di formulare le domande che considerano più urgenti e sulle quali ritengono che dai vertici del partito fin qui risposte sufficientemente chiare non siano arrivate.
Spero proprio che ciascuno di voi voglia rispondere. Non però con un unico testo, ma puntualmente: bastano poche righe per ogni domanda, ma importante, per la chiarezza del dibattito, è che siano davvero risposte a tutte le domande, nessuna esclusa.
A nome dei lettori, e dei tanti cittadini democratici che non si rassegnano, un grazie anticipato.
Paolo Flores d'Arcais

Le domande di Salvatore Borsellino

1) Di Pietro ha detto in una intervista che nelle liste di IDV non c'è un solo caso di incandidabilità, di immoralità e che tutti gli eletti e i candidati hanno il certificato penale al seguito, precisando che si intende per "immoralità" l'essere condannato con sentenza definitiva. Si rende conto l’Idv che, secondo questa lettura, un personaggio come Marcello Dell'Utri, non ancora condannato in via definitiva, sarebbe da ritenersi candidabile?

2) Nella stessa intervista Di Pietro ha affermato che Orazio Schiavone non è "neanche più condannato" perché il suo reato, secondo la "normativa successiva non è più neanche reato". Lei ritiene che l’Idv possa candidare persone che hanno commesso reati che tuttavia, grazie alle depenalizzazioni del governo Berlusconi – ad esempio il falso in bilancio – "non sono più neanche reati"? Per quanto riguarda Porfidia, Di Pietro dice che non è vero che è indagato per il 426 bis, ma per un "banalissimo abuso d'ufficio" di quando era sindaco. Non pensa che la base di IDV, soprattutto i giovani, vogliano essere rappresentati da persone che non abbiano commesso neanche dei "banalissimi abusi"?

3) Di Pietro ha affermato che su 2500 eletti nell'IDV ci sono appena 32 persone che provengono da esperienze politiche precedenti. La cifra sembra molto bassa, ma se anche fosse, non pensa che sia un problema che queste persone abbiano in parecchi casi una storia caratterizzata da disinvolti salti da uno schieramento all'altro che dimostrano, se non altro, una spiccata tendenza all'opportunismo e al trasformismo?

4) Nel raduno di Vasto sono intervenuto dicendo che per la prima volta avevo accettato di partecipare ad un raduno nazionale di un partito perché in quel partito mi sentivo a casa mia e con me si sentivano “a casa” i tanti giovani che si riconoscono nel movimento delle "Agende Rosse". Dissi anche che mi sarei sentito a casa mia fino a quando anche quei giovani si fossero sentiti a casa loro. Possiamo sperare, sia io che questi giovani, che il processo in atto per fare veramente diventare IDV il partito della Giustizia, della Legalità, della Società Civile prosegua ed arrivi a compimento in maniera da farci sentire "definitivamente" a casa nostra?

5) Non pensa che sarebbe necessario dare una ulteriore spinta alla "democratizzazione" interna arrivando a pensare ad un segretario eletto dalla base attraverso delle "primarie"? Negli incontri che faccio in tutte le regioni d'Italia, per la maggior parte organizzati da giovani, raccolgo un diffuso senso di disagio: molti sono entrati con entusiasmo in IDV ma oggi si sentono scoraggiati perchè non hanno la possibilità, a causa degli ostacoli posti dai dirigenti locali del partito, di tradurre in attività concreta la loro adesione. Non crede che questa situazione possa portare questi giovani ad un passo indietro rispetto alla loro militanza in IDV, e a frenare l’ingresso di tanti altri giovani che potrebbero essere una iniezione di forze nuove, attive e spesso entusiaste?

Salvatore Borsellino

Le domande di Andrea Scanzi

6) L’Italia dei Valori è diventato il privilegiato approdo di molti delusi da sinistra, più per demeriti altrui che per meriti propri. E’ un partito che usufruisce di voti fluttuanti, radicalizzati ma non radicati. Un voto “in assenza di”: non un’adesione pienamente convinta. Quando scatterà – se scatterà – l’appartenenza?

7) L’immagine attuale dell’Italia dei Valori è quella di un partito in cui le personalità maggiori coincidono con Di Pietro e De Magistris: due ex magistrati. E’ normale o piuttosto il segnale che il “giustizialismo” può diventare un assillo, quasi una devianza patologica?

8) La questione morale è centrale nell’Italia dei Valori. L’inchiesta di MicroMega sembra però avere infastidito la nomenklatura. Per chi fa politica come l’Idv, sempre sull’orlo del populismo, è costante il rischio che a furia di fare i Robespierre prima o poi spunti un Saint-Just a rubarti scena (e testa). Non è per questo particolarmente sbagliato minimizzare i problemi interni (per quanto inferiori alla media)? Non avvertite l’esigenza di dimostrare che le Sonia Alfano e i Gianni Vattimo non erano specchietti per le allodole?

9) Il momento più basso dell’Idv è stato il voto contrario alla Commissione d’Inchiesta sulle mattanze a Bolzaneto e Scuola Diaz, quando il vostro partito era al governo. E’ di queste settimane il calvario di Stefano Cucchi. L’impostazione “poliziottesca” dei quadri dirigenziali dell’Idv (emblematico il caso Giovanni Palladini) può portare a una sottovalutazione di vicende analoghe? La vostra attenzione alla legalità contempla anche il garantismo e il coraggio di non reputare intoccabili magistrati e forze dell’ordine?

10) L’Italia dei Valori prospera per la risibile debolezza del Pd e perché il bipolarismo italiano è drammaticamente atipico: non centrosinistra e centrodestra, ma berlusconiani e antiberlusconiani. Questa radicalizzazione avvantaggia un partito di lotta come l’Idv: di lotta, ma non di governo. Cosa farà l’Italia dei Valori quando Berlusconi non ci sarà più? Non è un partito che, paradossalmente, per prosperare ha bisogno anzitutto del Nemico?

Andrea Scanzi

mercoledì 11 novembre 2009

Qualsiasi cosa dica R. Nicolini, per me va bene.

ATTACCO ALL'ARTE INTESA COME INTERESSE GENERALE. Da Baricco a Bondi, peggio che durante il Ventennio.

di Renato Nicolini

[articolo pubblicato su "Il Manifesto" del 2 marzo]

Qualcosa tiene insieme le dimissioni di Settis e molti altri studiosi del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali; le "spallucce" con cui il Ministro Bondi ha risposto; la soppressione della Darc/Parc (architettura, paesaggio e arte contemporanea) e la nomina di Mario Resca (presidente del Casinò di Campione, da cui non si è dimesso - come umberto Broccoli, neo sopraintendente del Comune di Roma, resta giornalista Rai) a un'indefinita Direzione generale per la "valorizzazione" dei beni culturali; il viaggio dei Bronzi di Riace alla Maddalena per mostrarli "ai grandi della Terra"; lo spazio con cui "La Repubblica" ha lanciato la proposta di Alessandro Baricco di sopprimere i finanziamenti pubblici al teatro.

Il risultato è un attacco - forse più grave che nello stesso Ventennio fascista, quando Mussolini ogni tanto correggeva i vari Ojetti e Farinacci pronunciandosi per "l'arte del proprio tempo" - alla cultura come interesse generale, valori condivisi, patrimonio artistico e culturale "che appartiene alle generazioni fiture", dunque non da preservare da operazioni pubblicitarie di dubbio gusto. In particolare alla "nuova" produzione artistica: Baricco poco tollera il "costoso" teatro di regia, per lui la musica contemporanea non deve proprio essere più eseguita perchè incomprensibile; Bondi appena arrivato al Collegio Romano ha dichiarato di non capire gli artisti contemporanei....

Il bersaglio è l'autonomia delle competenze e del sapere tecnico scientifico, che devono essere rigidamente subordinati al governo e alla managerialità (un idolo che dovrebbe generare qualche perplessità nella grande crisi). Il filo dell'autoritarismo, dell'insofferenza per critiche e dissenso, lo lega ad altre grandi manovre: contro la magistratura, o contro l'Università e la scuola, cui si tagliano potere e risorse presentandole contemporaneamente all'opinione pubblica sul banco degli imputati per tutte le colpe della politica e per tutte le ragioni del declino italiano. Questo senza troppo contrasto dell'opposizione. Esemplare la vicenda del decreto Gelmini sull'università, dove sono state ottenute - esaltandole come una vittoria contro le "baronie" - farraginose nuove norme concorsuali; mentre è dovuto intervenire Napolitano per denunicare all'opinione pubblica i rischi dei tagli feroci previsti per il 2010 al bilancio delle università, che di fatto aboliscono la possibilità stessa di nuovi concorsi...

Settis ha fatto benissimo: i beni culturali non sono una merce, non da loro direttamente, ma dall'indotto che generano si può sviluppare un'economia virtuosa, che non si esaurisca nella sorpresa pubblicitaria, ma sappia entrare in sintonia in modo durevole con il bisogno di produzione d'immaginario. Che potrebbe nascere ancora dai centri storici italiani. Da Roma, Firenze, Napoli, se, anziché "shopping mall a cielo aperto" tornassero ad essere luoghi del desiderio per il mondo intero (lo aveva un po' fatto William Wyler con "Vacanze romane")... Vanno sottratti al mercato ed alla politica, sono patrimonio di tutti, devono autogovernarsi attraverso organi tecnici. Questo non può avvenire senza il massimo di autonimia e di libertà, la liberazione della cultura dalle pastoie della (cattiva) managerialità e politica.

Un tempo l'Italia aveva uno straordinario sistema policentrico di Sopraintendenze, sorrette da Istituti Centrali, che esaltavano il potere del sapere. Il mondo ce l'invidiava, e l'abbiamo distrutto, riducendo alla metà i bilanci, non bandendo più concorsi per rinnovare gli organici, non adeguando le retribuzioni, subordinandolo sistematicamente a controlli burocratici, pretenziosità manageriali e politiche, umiliandolo con immotivati commissariamenti (che finora non hanno risolto, vedi Pompei, nessuno dei problemi per cui sono stati istituiti).

L'opposizione non è senza gravi responsabilità. E' stato Rutelli a sottrarre al Consiglio nazionale dei Beni culturali la nomina del proprio presidente riservandola al Ministro. Sono stati Bettini e Veltroni a calcare la mano (il "modello Roma") sull'uso della cultura come vetrina pubblicitaria per la politica (il "tappeto rosso" alla Festa del Cinema). E' stato Veltroni ministro a varare in pochi giorni la trasformazione dello stato giuridico degli enti lirici in fondazioni private, svendendo così al privato potere, ma ottenendo in cambio un aumento di risorse inferiore al 10%.

La storia degli enti lirici ricorda la svendita del patrimonio pubblico attraverso la Scip... Siamo abituati al "terzismo" degli editorialisti del "Corriere della Sera"; l'affare Baricco inaugura un nuovo "terzismo" sulle pagine culturali de "La Repubblica"? Baricco rovescia Pasolini che voleva "abolire la tv e la scuola dell'obbligo", responsabili dell'omologazione e del "genocidio culturale". Per Baricco, che cova un lungo rancore contro il teatro dai fiaschi di "Davila Roa" all'Argentina e dal molto modesto successo della sua "Iliade" denza Dei allestita dal RomaEuropa Festival, si può lasciar fare ai privati, che oggi purtroppo avrebbero "margini di manovra minimi". Davvero? "Chi oggi non accede alla vita culturale abita spazi bianchi della società che sono raggiungibili attraverso due soli canali: scuola e televisione".

Di nuovo, davvero? L'idea di una convivenza civile che si sviluppa negli spazi pubblici della città, che è fatto di esperienze e scelte dirette non mediatizzate e non necessariamente educative o pedagogiche, che è frutto del diritto all'espressione di tutti i cittadini, che produce discussione, dissenso, anche polemiche e conflitto, gli è estranea. I filmclub e le cantine teatrali romane negli anni sessanta e settanta Baricco non le ha frequentate né tanto meno comprese. Dovremmo ragionare sul perchè l'Italia spende per la cultura (scuola e università comprese) le briciole residuali del proprio bilancio, anzichè contribuire a presentarla come "uno spreco" da tagliare.

Eccomi di nuovo

Sono stato bloccato dalla Telecom. Mi hanno sostituito il ... boh! ora sono tornato ma devo nutrirmi di notizie. Non mi è bastato vedere (in foto) il sindaco di Vasto tagliare il nastro in un asilo, tra due bambini "costernati", ne sapere che il Sindaco di San Salvo ha ricevuto incarichi che magari potevano essere assegnati a quello di Vasto, per avere qualcosa da dire, però ....

domenica 8 novembre 2009

Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.

Penso che l’Assessore Vincenzo Sputore debba dimettersi e dimostrare l’utilità di tutte quelle capacità che dimostra di avere. Dimostri che quegli incarichi, probabilmente poco remunerati per le sue competenze, sono fonte di reddito anche lontano dalla politica. La domanda è: “Se non fosse stato delegato dal sindaco a seguire la manifestazione, avrebbe lo stesso avuto l’incarico che gli è stato conferito?” Sicuramente si! vista la sua competenza. Ma questo tocca a Lui dimostrarlo, rendendo noti tutti gli incarichi ricevuti prima e dopo quell’evento. Il fatto poi, di aver ottenuto il risultato di portare a Vasto una “porzione” della manifestazione, se realmente dovuto al suo impegno, gli fa onore politicamente e come cittadino vastese, ma non lo giustifica dal fatto di averlo fatto con incarico remunerato.
Il caso di Davide D’Alessandro, è diverso. Lui non ricopre cariche politiche. Non conosco le tariffe professionali dei giornalisti quindi non posso dare giudizi sul suo compenso. Sarebbe comunque interessante conoscere la ragione e la maniera con la quale incarichi di tal fatta vengono affidati. Curricula? Concorso? Forse Intuitu personae (pi’ li cafune: conoscenze)?
Quello che mi preoccupa di più, sta nel fatto che poco rilievo sia stato dato al delicato argomento venuto alla luce. Non mi sembra che sulla stampa o sugli altri mezzi di comunicazione, si sia stato dato eccessivo risalto al caso.
Penso che un tentativo minimo di approfondimento dovrebbe essere affrontato, poiché il cittadino è portato a generalizzare e pensare tutto il “negativo” possibile.
Allora, persone per bene potrebbero essere guardate con ostilità, pur trovandosi dalla parte della ragione. Altre invece potrebbero essere accomunate a coloro che agiscono scorrettamente. Parafrasando De Andrè il cittadino potrebbe dire: “per quanto voi vi crediate assolti, siete lo stesso coinvolti” Io sono convinto che non sia così. Perché fare di tutt’erba un fascio?

venerdì 6 novembre 2009

Lo scrivo qui e basta.

Intanto non conosco il motivo per un incarico a Vincenzo Sputore e vorrei conoscerlo; ma mi chiedo: “se costui, non fosse stato assessore ai Lavori Pubblici, delegato (a parole) dal sindaco allo sport, sarebbe stato incaricato lo stesso? Perché nessuno ha saputo niente prima d’ora? Io stesso avrei potuto avere incarichi, considerate le mie competenze ed i miei titoli. Come mai non sono stato informato? Eppure ero anch’io Assessore nella Giunta Municipale”
Diverso è il caso di Davide D’Alessandro. Il “famoso” giornalista, non ricopre cariche pubbliche.
Io penso che Vincenzo debba dare spiegazioni plausibili sull’accaduto, altrimenti “la gente” potrebbe pensare che, come ha avuto questo incarico in maniera “poco chiara”, ne potrebbe avere o avere avuti altri ancora più di nascosto.
Ribadendo che sono stato in giunta con lui, io ho paura di essere accomunato a chi opera nel … sottobosco

giovedì 5 novembre 2009

Per Punta d'Erce

Vorrei fare i migliori auguri alla Signora Nunzia Salvatorelli, Presidente della neonata associazione “Amici di Punta Aderci” (io avrei detto Punta d’Erce).
Penso che la passione di questa Signora, insieme a quella di suo marito Giancarlo Spadaccini e di tutti i soci della nuova associazione sapranno dare quella necessaria visibilità che quel luogo merita. Sapranno altresì controllare chi ha in gestione la Riserva, affinché il visitatore non la trovi sporca ed abbandonata come in questi ultimi tempi.
Con occasione, mi permetto ancora di fare una proposta: “ perché non si prevede un servizio navetta, come si usa in altre aree protette, per esempio le coste sarde, invece delle aree a parcheggio di cui si continuamente si parla?” Magari questo servizio, potrebbe essere gestito dai proprietari del “trabocco” recentemente ricostruito, ai quali chiederei anche un altro servizio, quello di tener pulita la spiaggetta.
Oltre a ciò, sono sicuro che i soci della novella associazione, sapranno trovare il modo per (almeno) rimproverare quei visitatori che non rispettando l’ambiente, lasciano di tutto sulla spiaggia e lungo le strade di accesso. Secondo me bisogna cercare la collaborazione di tutti. Non credo sia cosa difficile.

Possibile che io sia l'unico che ...?



Ho saputo delle cose su V. Sputore. Incredibile!

Pensavo di paragonarmi ad un gabbiano che volteggiava “libero” sul mare ....

Spero di non essere un gabbiano che rovista tra i rifiuti nelle discariche.


Dal Corriere della sera di oggi


LA DEMOCRAZIA NELL’ITALIA DEI VALORI

Il «partito personale» di Di Pietro
alle prese con la questione morale
L'ex pm, la leadership, De Magistris e la lotta politica interna che si consuma in forme opache

Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris
Può darsi che Antonio Di Pietro dica la verità, quando sostiene che lui e Luigi De Magistris sono come «due fratelli siamesi». E può darsi pure che sia sincero De Magistris, quando giura di essere «in perfetta sintonia con Di Pietro».
Può darsi. Ma, a guardare le polemiche che (non da oggi) scuotono l’Italia dei Valori, si riaffaccia subito alla memoria la massima antica di Pietro Nenni. Secondo la quale un puro trova sempre uno più puro di lui che lo epura. Di qua l’eroe di Mani Pulite, prima pubblico ministero «più amato dagli italiani», poi capo indiscusso e indiscutibile (almeno fino a ieri) dell’Idv, attesa, a febbraio, da un congresso che (almeno fino a ieri) sembrava fatto apposta per tributargli, sull’onda dei clamorosi risultati elettorali, l’ennesima acclamazione. Di là l’ex magistrato che, nella bufera, lascia anche lui la toga, si getta a corpo morto in politica, scavalca abbondantemente Di Pietro (19 mila voti in più) nelle elezioni europee, e (lui dice a sua insaputa) viene proposto come candidato alla guida dell’Idv medesima da un’ampia mobilitazione sul web, e non solo sul web. In mezzo un partito (chiamiamolo così) al quale evidentemente non bastano i successi per sbarazzarsi di un malessere che anzi, giorno dopo giorno, sembra farsi serio.
Soprattutto perché ha qualcosa, o forse parecchio, da spartire, specialmente in periferia, con quella «questione morale» che Di Pietro, prima da magistrato, poi da politico, ha sempre impugnato come una bandiera, o forse come una clava. Colpisce leggere sull’ultimo numero di Micromega, la rivista di un intellettuale un tempo più che amico come Paolo Flores d’Arcais, che nell’Idv non mancano casi di «illegalità diffusa», così diffusa da rendere urgente una «rifondazione», e vederli puntigliosamente elencati. E colpisce ancora di più apprendere (lo ha ricordato ieri sul Corriere Gianna Fregonara) che a Napoli l’altro giorno Di Pietro è stato accolto con striscioni su cui campeggiava la scritta: «Fuori i collusi».
Qualcuno potrebbe anche parlare, con un po’ di malizia, di una sorta di legge del contrappasso: e non avrebbe davvero tutti i torti. Il fatto è, però, che, anche nel caso dell’Idv, a ragionare solo per ritorsioni polemiche non si va troppo lontano. Sia perché Di Pietro, letto Micromega, ha aperto un’inchiesta interna (e informale) sui mali del Gabbiano sul territorio e, per quanto tardiva possa essere l’iniziativa, non c’è motivo di dubitare che non vorrà tener conto almeno dei casi più gravi. Sia, soprattutto, perché questa vicenda sin qui appena abbozzata rinvia a problemi d’ordine più generale, e forse è proprio su questi conviene puntare l’attenzione.
Sui partiti personali, fondati sul rapporto diretto tra il leader, la sua gente e gli elettori, e quindi sull’«io» assai più che sul vecchio e desueto «noi», si è scritto e si scrive moltissimo, quasi sempre a proposito di Silvio Berlusconi e del Pdl, ma talvolta anche del Pd, specie all’inizio della breve stagione di Walter Veltroni: ora per vantarne assieme la modernità e l’inevitabilità, ora per contestarne in radice il carattere strutturalmente non democratico. Ma se c’è, o se c’è stato, un partito personale per eccellenza, questo, non c’è dubbio, è l’Italia dei Valori, non a caso presentata al suo sorgere da Di Pietro come una specie di incarnazione vivente della «fine della partitocrazia». E ai capi (o ai proprietari, fa lo stesso) dei partiti personali è del tutto inutile chiedere conto di quanto succede in casa loro, e del personale politico che li segue e li contorna: risponderanno sempre, magari in buona fede, che certo, di cose che non vanno ce ne sono sicuramente, ma che in ultima analisi la politica, quella vera, quella importante, la fanno loro, e per il resto l’intendance suivra. Invece, non è così, e non solo perché, nelle salmerie, spesso si esagera fino a superare abbondantemente ogni possibile livello di guardia. Il fatto è che nei partiti personali la leadership, per definizione, non è contendibile, o quanto meno non è contendibile democraticamente, secondo regole chiare e condivise. Ciò non significa, naturalmente, che non possa essere contesa, e che, quando se ne dà l’occasione, non lo sia. Significa che la lotta politica interna (di per sé inevitabile, e anche fisiologica) si consuma in forme opache, spesso torbide e tendenzialmente autodistruttive, anche, e forse soprattutto, quando, per condurla, ci si fa forti di piazze, reali e virtuali, che, nel caso dell’Idv, si è provveduto a infiammare, per anni e anni, in nome dell’antipolitica.
Naturalmente, è tutto da stabilire che questo, per l’Italia dei valori, sia un destino segnato. Forse Di Pietro stupirà tutti facendo un congresso vero, chiamato a gettare le basi di un partito vero. Forse ha ragione la sua fedelissima tesoriera Silvana Mura quando dice, sempre a Gianna Fregonara, che De Magistris è giovane, ha il futuro dalla sua anche per motivi anagrafici, ma deve capire, e da buon pilota capirà, che per guadagnarlo deve stare attento a non rompere la macchina. In fondo quelli che ci narrano le cronache sono soltanto dei sintomi. Ma sintomi gravi. Sintomi di una malattia che non affligge solo l’Idv.

mercoledì 4 novembre 2009

Il Piave mormorò: … “non so che giorno era”

A Vasto si rimandano le celebrazioni per il quattro novembre al giorno otto. Mi chiedo perché limitare la commemorazione, sicuramente lodevole, alle solite forme, al solito cliché, al solito stereotipo, e ancora, a chi è rivolta? Perché proporre questa manifestazione la domenica mattina quando, sicuramente i giovani saranno assenti? I giovani che conoscono tutto di halloween, della storia americana, grazie anche alla musica; i giovani che stanno imparando a conoscere la storia del Giappone grazie ai manga ed al cibo; quanto sanno, questi giovani della prima guerra mondiale? Si saranno mai chiesti, magari passando d’avanti ad una lapide o un monumento ai caduti posti nei più sperduti paesini d’Italia, il perché di queste morti? Perché un bracciante dell’entroterra della Sardegna andò a morire al fronte austriaco? Poi dicono che attecchisce il pensiero dei leghisti. Attecchisce perché le commemorazioni non coinvolgono se non chi ha già in se quel sentimento, quell’emozione. Ma queste persone, hanno saputo tramandare ai posteri, la loro passione o si sono accontentate di soddisfare la propria nostalgia? Oltre agli inni suonati dalla banda, hanno saputo spiegare, senza retorica o pompa, il significato delle medaglie ostentate, il significato di quella ricorrenza?
Perché non organizzare, nelle scuole, proprio il quattro novembre, una giornata di riflessione, come si usa dire ora, di “memoria” sull’argomento. Forse non rientra nel programma? E chi lo decide il “programma”.

Di seguito riporto alcuni scritti che sicuramente sarebbero oggetto di discussione se proposti contestualmente alla deposizione della corona d’alloro ed agli inni patriottici.


Il 4 Novembre, una data storica per l'Italia. Ottantotto anni orsono, si completava con la fine della Prima Guerra Mondiale, il ciclo delle campagne nazionali per l'Unità d'Italia. Un cammino lungo, durato settant'anni, dalla Prima Guerra d'Indipendenza in avanti.
Un percorso difficile, intrapreso da uno dei Regni preunitari e portato a termine con il concorso convinto della popolazione di tutte le regioni d'Italia, mosse dal desiderio di mettere sotto un'unica Bandiera le sorti della penisola.

Tutto quello che non ci hanno detto sul quattro novembre

La prima guerra mondiale costo' all'Italia 650 mila morti e un milione di mutilati e feriti, molti di piu' di quanti erano gli abitanti di Trento e Trieste, i territori ottenuti con la vittoria della
guerra, che erano gia' stati promessi all'Italia dall'Austria in cambio della non belligeranza
2 novembre 2000
Il 4 novembre ripudiamo la guerra
Il 4 novembre si svolgono in tutta Italia le cerimonie per ricordare il 4 novembre 1918, data in cui l'Italia usci' "vittoriosa" dalla prima guerra mondiale.
Con questo messaggio vogliamo dedicare spazio alle vittime della prima guerra mondiale, che hanno pagato con la loro vita il costo di una guerra inutile.
La festa del 4 novembre fu una ricorrenza istituita dal fascismo per trasformare le vittime di una guerra spietata e non voluta in eroi coraggiosi che si immolavano per la Patria. Furono costruiti monumenti ai caduti e agli insegnanti fu chiesto di celebrare le forze armate. Questa eredita' non e' stata sufficientemente sottoposta a critica con l'avvento della Repubblica.
Vogliamo portare nella consapevolezza sociale cio' che e' ormai acquisito nello studio degli storici e degli studiosi l'Italia entro' in guerra nonostante l'Austria avesse promesso la restituzione di Trento e Trieste in cambio nella non belligeranza. L'intento era infatti quello di espandere l'Italia verso territori esteri (come avvenne con la conquista del Sud Tirolo) seguendo il mito dell'imperialismo romano, che ebbe poi nel fascismo la sua massima celebrazione. Dopo la guerra infatti si parlo' di "vittoria mutilata" perche' le mire espansionistiche non furono coronate.
La prima guerra mondiale fu un affare per grandi industriali, politici corrotti, funzionari statali senza scrupoli, alti ufficiali con le mani in pasta. Le commesse di guerra fruttarono profitti cosi' scandalosi che fu nominata una commissione di inchiesta parlamentare.
I migliori libri di storia segnalano che il fascismo al potere - fra i primi atti - blocco' la commissione parlamentare che indagava sulla prima guerra mondiale e sui profitti illeciti accumulati da faccendieri, burocrati, generali, industriali. Essa fu infatti prontamente sciolta dal fascismo dopo la marcia su Roma.
Perche' allora si festeggia la prima guerra mondiale?
Una risposta ci viene da un testo scolastico G. De Vecchi, G. Giovannetti, E. Zanette, "Moduli di storia 2", ed. scolastiche B. Mondadori. Leggiamo...
"L'idea di una "guerra grande" non per l'orrore e la sofferenza bensi' per l'eroismo e il patriottismo dei suoi protagonisti e la bonta' dei suoi obiettivi, nacque soltanto dopo il conflitto. Essa fu il risultato delle commemorazioni ufficiali dei governi liberali dell'immediato dopoguerra e poi del regime fascista.
Questa idea si concretizzo', fin dagli anni immediatamente successivi al conflitto, in una serie di iniziative finalizzate a tenere vivo negli italiani il ricordo della guerra cerimonie pubbliche, istituzione di festivita' (per esempio il 4 novembre, anniversario della vittoria), intitolazione di vie e scuole a eroi della guerra, diffusione nelle stesse scuole e nei centri ricreativi dei canti patriottici. Ma lo strumento piu' efficace furono i monumenti ai caduti. Fu soprattutto il regime fascista a favorirne la diffusione, imponendone la costruzione in tutti i paesi e citta' d'Italia. Quali erano la funzione e le caratteristiche dei monumenti ai caduti? Il loro obiettivo immediato era la commemorazione dei soldati morti sul campo di battaglia, in particolare di quelli originari della località in cui era costruito il monumento. Tuttavia, nei testi che apparivano sulle lapidi e nel tipo di raffigurazione emergeva un altro e piu' importante obiettivo. Si trattava, infatti, di iscrizioni e di sculture che descrivevano la guerra come una sofferenza giusta e necessaria; i soldati vi erano rappresentati come degli eroi che, consapevolmente e volontariamente, avevano sacrificato la propria vita per la patria. In sostanza, i monumenti e le lapidi presentavano la guerra come un momento di "grandezza" dell'Italia e degli italiani, dunque come un'esperienza estrema ma assolutamente positiva.
Niente di piu' lontano dalla realta'. Appare allora chiaro che i monumenti erano progettati non solo per offrire alle famiglie un conforto e una giustificazione per la morte dei loro cari, ma anche e soprattutto per costruire la memoria di una guerra "grande" che ne falsificava la realta' nascondendone gli aspetti piu' violenti e assurdi.
La memoria non ufficiale e l'opposizione alla guerra
La memoria ufficiale della guerra non fu pero' l'unica forma di commemorazione del conflitto. Soprattutto nel biennio 1919-20, vi furono associazioni e forze politiche (in genere di sinistra) che cercarono di mantenere in vita il ricordo dell'opposizione alla guerra e delle sofferenze che essa aveva causato ai soldati e ai civili. Anche questa versione alternativa si manifesto' attraverso lapidi e monumenti in genere costruiti nei comuni guidati da sindaci socialisti. Si trattava pero' di monumenti molto diversi da quelli ufficiali. Le lapidi "alternative" erano ben piu' precise ed esplicite nel descrivere l'orrore del conflitto. I soldati morti erano descritti come vittime e non come eroi.
Questi monumenti ebbero vita breve e difficile. Gia' i primi governi liberali del dopoguerra ne ostacolarono o vietarono la costruzione; con la salita al potere del fascismo, nella cui ideologia tanta parte aveva l'esaltazione della nazione e della guerra, essi vennero tutti distrutti.
Un mito presente ancora oggi
L'interpretazione ufficiale della guerra rimase prevalente anche dopo la caduta del fascismo, non solo a causa dell'efficacia della propaganda del regime, ma anche perche', messa a confronto con la seconda guerra mondiale - che in Italia nessuno, a parte il regime fascista, aveva voluto - la Grande guerra appariva meno insensata e drammatica. E' solo a partire dagli anni sessanta che nelle interpretazioni degli storici, così come nella mentalita' degli italiani, ha cominciato a riaffiorare una memoria critica della guerra. A testimoniare la sopravvivenza del mito della Grande guerra vi sono ancora i monumenti di epoca fascista; in molti casi ne e' stata modificata la dedica, estendendola anche ai morti della seconda guerra mondiale e della Resistenza. Solo in pochissime realta', in genere nel corso degli anni settanta e ottanta, sono stati sostituiti con nuovi monumenti che rappresentano la guerra non come un giusto sacrificio per il bene della patria, ma come un orrore da evitare per sempre."

Pensierino del giorno

Il sindaco(1) dice di aver ridotto le spese di rappresentanza e di aver ridotto il suo stipendio. Dice di fare confronti con le precedenti amministrazioni.
Bene! Concordo pienamente col sindaco(1) quando afferma che le precedenti amministrazioni spendevano troppo. Sono altresì convinto che lo stipendio e le spese di rappresentanza debbano essere proporzionare a quanto prodotto. In questo caso, lo stipendio dell’attuale sindaco(1) e le spese di rappresentanza, sono molto al di sopra di quanto la Città si aspetti.
C’è molto margine, si può quindi ulteriormente risparmiare.


(1) La minuscola è voluta.

martedì 3 novembre 2009

Una idea provocata da Piazza Rossetti

Ma siamo davvero sicuri che i defunti non gradiscono la musica?


Ho letto, su un giornale on linee, un “interessante” articolo riguardante la collocazione di giostre, in prossimità del cimitero, durante le festività dedicate ai defunti. Tralascio le polemiche politiche tra l’autore dell’articolo ed il consigliere comunale Sigismondi, il quale con metodo differente dal consigliere Alinovi, prima di parlare non ha letto la delibera, sicuramente approvata, per l’assegnazione di quell’area ai giostrai “che solitamente trascorrevano il periodo invernale a L’Aquila”.
Non puntualizzo nemmeno il fatto che, se la vita del “cratere” sta tornando normale, anche le giostre fanno parte della normalità e quindi potevano rimanere nel luogo dove da sempre operano. Sicuramente ci saranno altri problemi.
Quello che voglio proporre con questo intervento riguarda la collocazione del nuovo cimitero. Perché non utilizziamo il centro storico per “ricoverare” i nostri defunti? Loro, che non sono disturbati dalla musica, si troverebbero bene e a proprio agio. Le case ormai vuote da anni, si dice siano già popolate dai fantasmi. Perché allora non completare l’opera? Questa potrebbe essere una idea da segnalare all’architetto Cervellati, visto che di idee per riportare la gente nella parte antica della città non se ne vedono. La superficie dell’attuale cimitero, supera quella del quartiere di Santa Maria. La “speculazione edilizia” (specifico speculazione non abuso) all’interno del “camposanto” è pari, se non superiore, a quella dell’intero centro storico. Perché allora non risolviamo il problema accomunando le due aree?
Se si potesse scherzare sull’argomento direi che cadaveri già circolano copiosamente al centro di Vasto. Tanto per fare un esempio e rimanendo nell’ambito dell’articolo sopra citato, indicherei quelli che invece di proporre idee sull’eventuale area fiera, continuano a rimproverare chi ha approvato il (pessimo, dico io) PRG vigente, che non prevede tale zona. “Noi viventi” al contrario, dovremmo prendere al balzo ogni “caso creato” per dire che questo non esiste o che è stata proposta una alternativa, invece di ricordare sempre il passato come, per esempio, l’assordante musica di …. Gigi D’Alessio.
Mi fermo qui. Anzi no. Che tipo di incontro si consuma nei dintorni del cimitero, ogni sera? Mi piacerebbe saperlo da chi ne è informato.

lunedì 2 novembre 2009

Dal sito di Beppe Grillo

"INNO DEI BRIGANTI"
----------- LIBERTA' -----------
Amme pusato chitarra e tammure,
pecche' sta musica s'adda cagna',
simme briganti e facimme paura,
e cu' 'a scuppetta vulimmo canta'.
E mo'cantamme 'na nova canzona,
tutta la gente se l'adda 'mpara',
nuie cumbattimmo p' 'o rre burbone,
e 'a terra nosta nun s'adda tucca'.
Chi ha visto 'o lupo e s'e' mmiso paura,
nun sape buono qual e' 'a verita',
'o vero lupo ca magna e creature,
e' 'o piemuntese c'avimma caccia.'
Tutt' 'e paise d' 'a Basilicata,
se so' scetate e vonno lutta',
pure 'a Calabria s'e' arrevutata,
e stu nnemico 'o facimmo tremma'.
Femmene belle ca date lu core,
si lu brigante vulite aiuta',nun 'o cercate,
scurdateve 'o nomme,
chi nce fa guerra nun tene pietà.
Ommo se nasce,
brigante se more,
e fino all'urdemo avimma spara',
ma si murimmo menate nu sciore,
e 'na preghiera pe sta liberta'.

W IL REGNO DELLE DUE SICILIE.
W IL RE!!!!
DA UN NAPOLETANO EMIGRANTE...
O FORSE MEGLIO BRIGANTE !!!

Pasquale Parisi 28.07.09 01:32|

La teleferica.


Ho incontrato il finanziatore della teleferica Vasto - Marina. F.M. (non vuole essere menzionato) ha pronto il progetto. Quì allegato un rendering dell'interno di una delle stazioni di arrivo

FF SS ... che mi hai portato a fare a ....

In merito alle discussioni intorno all’utilizzo delle aree di risulta del vecchio tracciato ferroviario, il quale ribadisco è stato smantellato con eccessiva fretta, e soprattutto per quanto riguarda le acquisizioni di queste aree, dopo essere più volte intervenuto in passato anche con proposte fattibili, mi viene ancora da porre alcune domande.
Di chi erano i terreni prima della realizzazione della strada ferrata? A quali condizioni questi terreni sono stati tolti ai proprietari? Da parte di quale ente?
Se esiste ancora qualche contratto stipulato da questo ente e coloro che possedevano queste terre, sarebbe il caso di leggerne le clausole.
Nel caso queste aree, sono state espropriate dallo Stato Italiano, per quale ragione, ora che hanno terminato la loro funzione, non tornano a questo? Di conseguenza, lo stato stesso potrebbe consegnarle ai comuni in cui esse ricadono o concederle in locazione a privati, come propone il presidente della Confcommercio Allegrino. Se invece sono state espropriate per pubblica utilità, ora che questa è terminata, le aree potrebbero essere riconsegnate agli eredi dei legittimi proprietari, o in mancanza di questi al demanio (come sopra) o ai comuni, che quindi potrebbero farne uso consono ai loro bisogni ed alla loro idea di sviluppo.
Se le aree sono state requisite, espropriate, acquistare ecc. da privati allora il discorso cambia.
Ho letto in questi giorni, diversi interventi in merito all’utilizzo delle aree di risulta e anche se non capisco perché non si possa lasciare l’ambiente selvaggio ( a parte l’amianto e tutte le scorie lasciate dai treni, in questi lunghi e gloriosi anni) concordo con molte delle proposte fatte. Qualcuno però mi dovrebbe spiegare perché queste aree sono di proprietà delle Ferrovie dello “Stato” e non del popolo italiano. Mi spiego meglio perché lasciare che si speculi sulla gestione di un patrimonio di tutta la collettività.

domenica 1 novembre 2009

Antenne

Dopo tanti, forse troppi, anni di fermo “biologico”, sono stato chiamato, in qualità di architetto, a risolvere un piccolo (nemmeno tanto) problema tecnico. Quello della passerella, realizzata in maniera difforme dal progetto regolarmente approvato, dell’ormai famoso trabocco di punta d’Erce. Ricominciando a masticare burocrazia e buon senso, dovendo riflettere sulle ragioni di chi vede il bianco ed il nero, il caldo ed il freddo, lo yin e lo yaan, si sono affastellati nella mia mente diversi pensieri. Uno di questi mi ha riportato alla soluzione del problema delle antenne.
Ad onor del vero, all’inizio della mia avventura come Assessore della Giunta Municipale di Vasto, ragionando ancora con la mente da tecnico, posi una domanda: “Il piano regolatore, permette la realizzazione di antenne su spazi privati?” Nessuna risposta formale ma nessuna traccia su questa possibilità, ho notato, sui documenti ufficiali. Altra domanda: “Si può costruire una piattaforma, un plinto o altro manufatto, senza giustificarne la motivazione?” Credo di no. Per quale ragione dovrebbe essere rilasciato il permesso? E se viene presentata una DIA, il tecnico come giustificherebbe l’operazione, forse adducendo la ragione a qualche legge che va oltre i regolamenti comunali? Magari la Legge “Gasparri”dice questo, allora inutile illudere il cittadino, continuando a rassicurarlo e “giurandogli” interessamento e prossimi interventi.
Mettiamola così, tra i commenti. Se io volessi installare una insegna pubblicitaria, dovrei chiedere permessi. Tra questi quello all'ufficio urbanistico. Mi direbbero che, quanto io chiedo, non è contemplato ne dal PRG ne da altri regolamenti e quantomeno prenderebbero tempo. Perché non si agisce così anche per le antenne? Ogni operazione di modifica del suolo ed ogni operazione edilizia, deve essere autorizzata, salvo la manutenzione ordinaria. L’installazione di una antenna, come la posa di un’insegna non è manutenzione ordinaria.
Penso che, veramente, l'Amministrazione Comunale voglia risolvere il problema. Ne hanno però la capacità i miei ex colleghi? Meccanismi e modalità si trovano, certo non quello di chiudere un occhio come per qualche insegna è abusiva.

Precisazione postuma

P.S. La notizia di oggi è: “Preso l’assassino. L’altra persona era estranea”. Risultato: l’assassino era un pregiudicato, quindi facilmente rintracciabile senza “l’aiuto” della diffusione del video. La persona coinvolta, ingiustamente traumatizzata dall’evento.

Il dialetto "Vastarolo" sbanca ... Gardaland.

Ieri, 31 ottobre notte di Halloween, il noto contante-ballerino “casalese” Roby Santini si è esibito a Gardaland. Grande successo del suo coloratissimo spettacolo ma soprattutto esplosione di allegria e cori sulla canzone Ruse Rosina, il famosissimo brano dell’Arch. Francescopaolo D’Adamo, già assessore alla cultura di Vasto. La canzone sull’asino più famoso d’Abruzzo ha coinvolto tutto il pubblico, che si è fatto trascinare dall’interprete in quello che è diventato un singolare e trascinante ballo di gruppo. Probabilmente il popolo della notte di Halloween ancora si chiederà il significato delle parole della canzone, ma una cosa è certa, il ritornello rimarrà per lungo tempo impresso nella memoria di tutti.

Avevo un asinello per scendere giù all’orto e poi tornare su, carico di ortaggi ( e frutta). Finocchi, zucchine insalata, pomodori che ti ricompensavano di tutto il sudore, io sentivo solamente, tra l’odore dei fiori, mio nonno che cantava così Rosà ..Rosina, con il cappello in testa, questa mattina, mi sembri una signorina che quanto passa tutti quanti si voltano a guardare. Ora però non sento più l’odore dei fiori, sento solamente la puzza dei motori. Mio nonno non c’è più e l’asino nemmeno. Nessuno canta più così ….

Il filmato ... per una riflessione

La Procura della Repubblica di Napoli, per dare una svolta alle indagini sull'omicidio di Mariano Bacioterracino avvenuta l'11 maggio, ha disposto la diffusione di un video ripreso da una telecamera di un circuito di videosorveglianza. Nel filmato shock si vede l'agguato camorristico compiuto da due uomini, il killer e il suo complice. E proprio per identificare queste due persone la Procura ha chiesto aiuto alla popolazione con il video. (tg5)

Ho ripensato più volte a quelle immagini, ho riflettuto su quanto detto, sui commenti, sui risultati.
Intanto mi sono chiesto se il comportamento della Procura di Napoli, che ha diffuso questo video, sia stato giusto e corretto. Sono giunto, come tanti, alla conclusione che tale operazione rappresenti un pericoloso precedente. Sono altresì sicuro che le persone riprese dalla telecamera “di sicurezza” se pure avessero voluto testimoniare qualcosa, ora, con la paura di ritorsioni da parte degli assassini, se ne guarderanno bene. E inoltre, la persona definita “il palo”, se estranea ai fatti, non avrà gravi problemi? C’è tanto da pensare, tuttavia, il video, letto in tutte le sue sfaccettature, può far riflettere verso quale direzione sia diretta la nostra società.
Ho orientato quindi i miei pensieri verso questa tematica.
Già qualche tempo addietro, “gustammo” la scena dell’uccisione (casuale) di un immigrato rumeno all’interno della metropolitana di Napoli, ed al fuggifuggi generale che ne seguì. La paura, in quel caso, penso possa giustificare la mancanza di soccorso verso il povero malcapitato, lasciato morire tra le braccia della moglie urlante. In questo secondo video invece, si avverte, non solo la totale indifferenza della gente, ma qualcosa di enormemente peggiore.
La signora che passa due volte sul cadavere, dovrebbe essere rintracciata ed interrogata sul perché del suo comportamento. Fosse stata questa donna “indifferente”, avremmo potuto interpretare il suo pensiero: “non sono guai miei, io sto a casa mia, gli altri facessero quello che vogliono”. Il totale distacco da quanto successo invece, il passare e ripassare sul cadavere, come fosse un cartone buttato li a terra, se non ha un significato, magari simbolico, dimostra un qualcosa che va molto oltre l’indifferenza, l’abitudine o la paura. Si dice infatti, che ormai la gente di Napoli sia così assuefatta a questo “stile di vita” da considerare normale routine episodi come quello documentato dal filmato. In conseguenza di ciò, mi chiedo: “Cosa ha portato a questa assuefazione?” Una domanda scontata che presuppone una risposta scontata: La Camorra.
Si! Dico io. Ma dietro la parola Camorra cosa si nasconde, una associazione malavitosa o un codice di comportamento entrato nella quotidianità della gente? A mio modo di vedere, la prima (associazione malavitosa) cresce ed acquista potere grazie al secondo (codice di comportamento). Anche qui cose già dette, eppure se usciamo fuori dalle zone tipicamente colpite da questi fenomeni, la cosa non mi sembra così scontata.
In una città come Vasto, per esempio, dove la Camorra intesa come associazione malavitosa non esiste, siamo sicuri che il codice di comportamento della gente sia diverso da Napoli , Bari, Palermo o altri luoghi dove le Mafie sono radicate?
È difficile (per ora) trovare un morto ammazzato per strada, ma quanti segnali ci portano, anche se in maniera molto blanda e distante da questi gravi fenomeni, a notare affinità con i luoghi dove questi fatti sono all’ordine del giorno?
Sono sicuro che moltissimi stanno pensando a chissà quale caso di violenza, magari furti, rapine, scippi. Altri penseranno allo spaccio di droga, al riciclaggio di denaro, l’usura ecc. Io invece noto la mancanza di rispetto per la benché minima regola, dal divieto di sosta, al non uso dei cestini per i rifiuti, alle deiezioni canine, alla incuria generalizzata e così via. La gente si abitua, si assuefa, si accostuma, e come i bambini, se non ben educati, crescendo peggiorano i loro lati negativi, così la società se non ben indirizzata, evolve in maniera scorretta. Scorretta come nel caso del distacco delle persone dalla politica ed il conseguente comportamento dei politici stessi.
A questo punto, qualcuno potrebbe paragonare, con la sessa proporzione che c’è tra il ponte sullo stretto di Messina e la funicolare di Vasto, il colpo alla nuca del video e la sostituzione immotivata di un Assessore, ma voglio porre una domanda ai lettori: “Non ritenete un comportamento "mafioso" (1), benchè formalmente ineccepibile, quello dell’allontanamento “immotivato” di persone elette dal popolo, e la sostituzione di queste persone con altre che questa fiducia non hanno avuto?” In molti si chiedono: “perché, se io ho votato una persona e questa è stata eletta, ne trovo un’altra al suo posto?” pochissimi però sono quelli che prendono posizione apertamente.
Siamo nella fase della paura, dell’indifferenza o … peggio?



(1) Le analisi moderne del fenomeno della mafia la considerano, prima ancora che una organizzazione criminale, una "organizzazione di potere"; ciò evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attività illegali, quanto nelle alleanze e collaborazioni con funzionari dello Stato, in particolare politici, nonché del supporto di certi strati della popolazione. Di conseguenza il termine viene spesso usato per indicare un modo di fare o meglio di organizzare attività illecite. (Wikipedia)