venerdì 4 settembre 2015

Oggi alla Marina



Come al solito mi fate notare che da tempo non scrivo ed il motivo è presto detto: non ne ho voglia.
Oggi però, passeggiando nel mare con l'acqua che mi arrivava al ginocchio, mi è successo qualcosa di "particolare" che mi pare sia "gustoso" da raccontare. 
Erano da poco passate le otto, il sole già picchiava e faceva brillare l'acqua ormai da tanti giorni calda e trasparente. Camminando sento qualcosa che mi tocca la caviglia sinistra. Questo si ripete più volte e allora mi volto a guadare per capire di cosa si tratta. Come ho detto l'acqua era trasparente, non c'erano alghe e i granchi, numerosi, non "toccano" le caviglie. Allora di cosa si trattava? Mistero.
Dico la cosa a mia moglie e lei sorridendo mi dice: "un'altra delle tue solite storie". Poi però, sempre sorridente, mi dice "è vero!" anche io mi sento come un ticchettio sulle caviglie. Allora guardo attentamente intorno e mi accorgo che i pesci, invece di scappare mi venivano incontro e si strusciavano ai miei piedi così come fanno i gatti quando vogliono essere accarezzati. In sessanta anni di frequentazione del mare, eccetto per qualche dolorosissima puntura di gragniletto (tracina), mai un pesce era stato così vicino ai miei piedi, tutt'altro !
Pensa e ripensa mi sono ricordato di una storia raccontata da Cesare Michelangelo d'Avalos. 
Dopo l'assedio di Buda (che dopo la fusione con la vicina Pest ora forma Budapest) i soldati dell'armata imperiale, composta da austriaci, tedeschi, ungheresi, cechi, italiani, francesi, svedesi ed altri volontari europei, mangiavano i grossi pesci pescati nel fiume Danubio pieno di cadaveri. Ridendo, don Cesare raccontava che i pesci vicini ai cadaveri degli Ottomani erano più saporiti e mangiarli dava soddisfazione perché ingrassati dal "sangue" del nemico. Era il settembre del 1686.
Ora, a voler essere cinico ma senza ridere mi dico .....  
No! Meglio non dirlo in questi giorni.

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