La stagione "turistica" possiamo considerarla terminata. Non intendo però la stagione "annuale" bensì quella del turismo così come si è recepita nella nostra città fin dagli anni Cinquanta. Quella di "sole, mare e quiete", quella del "Festival della canzone abruzzese e molisana" o del "Festival delle Sirene", quella di "Uaste belle e terra d'eure", quella dei "villeggianti", tanto per intenderci.
I fuochi "ritardati" delle feste patronali hanno definitivamente chiuso quel periodo. Una nuova stagione ci attende. Una stagione fatta di "novità". E quando dico novità non dico taglio netto col passato ma "attenta analisi e scelta oculata di quanto conservare, riproporre, migliorare". Quando dico novità intendo dire: "una diversa visione del futuro". Una visione che risponda ad una precisa domanda: "perché il turista dovrebbe scegliere Vasto invece che un altro luogo?"
Per tanti Vasto è in declino. Tutto appare negativo. Per me no.
In questi ultimi anni, dominati dal degrado, dall'improvvisazione, dalla confusione, da una "voglia di cambiamento senza idee", sono emersi tratti e particolari della nostra città che prima non si consideravano. Sono emerse risorse che, se solo chi ci amministra avesse notato, potevano rispondere alla domanda posta. Ma chi è cieco non può vedere.
All'inizio dell'estate in una conferenza presso l'Istituto Palizzi, si è notata una differenza tra Antonio Rizzo, dirigente turismo dell provincia di Lecce, invitato per esporre i suoi concetti, e i relatori locali. Parlare di distanza di anni luce tra le competenze del primo e quelle dei secondi, sarebbe riduttivo, direi vergognoso.
Un atto di umiltà da parte di tutti sarebbe il minimo. Vasto è piena di risorse ma non vedo menti capaci di comprendere e proporre progetti sul come utilizzare queste risorse "appropriatamente".
Non è solo la politica il problema ma la "mentalità" del luogo.
Viviamo in un luogo meraviglioso ma non nel "più" meraviglioso. Parlare di punta d'Erce come di una delle 13 località più belle d'Italia, per esempio, crea delle aspettative che fanno male a Vasto. Significa non aver mai guardato oltre la punta del proprio naso.
Secondo me dovremmo rimanere con "i pedi per terra" e valorizzare le nostre risorse paesaggistiche, storiche, architettoniche, religiose, culturali, gastronomiche ... "umane", nella loro globalità, così da mostrarci completi se non unici.
Il Turista non viene a cercare quello che ha ma quello che non ha. Cosa possiamo dare al visitatore che questo già non ha?
Smettiamola di lamentarci e apriamo le menti. Il mio punto di vista è solo "due centimetri più lungo". Spero che il vostro vada oltre.
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