venerdì 27 giugno 2014

La bruttezza, quel che si vuole per le masse

Leggo, rifletto e, inevitabilmente, mi pongo domande. Curiosità e un pochino di sdegno mi frullano nella mente. E allora ho bisogno di dire, di chiedere, pubblicamente di interrogare, se non aspettando risposte, responsabili e oneste, che di solito dalle Istituzioni non arrivano, affinché il mio imbarazzo e angustia, civica e intellettuale, vengano condivisi da altri,  quantomeno.

Per introdurre “il discorso”, per enunciare - come è mia abitudine - idee chiare e distinte, ho bisogno di fare due citazioni, con sottolineature mie. Le traggo dall’opuscolo che mi sono trovato per le mani, descrittivo Catalogo dell’evento estivo “Thalassa”, curato da Michele Montanaro per “Art in The Dunes” - ed. 2013.
Dichiara, in un suo enunciato di presentazione, Marco Marra, al tempo “Assessore Aree Protette”: “Vasto può andare fiera della magia di Punta Penna ma nulla avviene a caso ed è il frutto di un(!) attenta politica di valorizzazione del territorio”.
Subito appresso, Stefano Taglioli, …Birdwatcher ed attivista del WWF, riportando in apertura una riflessione della francese Simone Weil, enuncia che “E’ falso che non ci siano legami fra la perfetta bellezza, la perfetta verità, la perfetta giustizia; ci sono più che legami, c’è una unità misteriosa perché il bene è uno”. Più avanti poi aggiunge, con le parole di uno scrittore ed analista junghiano: “…l’arte si fa specialistica e la massa si abitua alla bruttezza come condizione normale”.
Tutto, questo ed altro, appropriatamente avvertito dal punto di vista politico e ambientale, per un darsi nella circostanza un tono appropriato e raccogliere consenso da parte di coloro che, da persone ‘e-gregie’, vivono arte e ambiente nelle Mostre e in una Riserva. Al ché chiedo a Marco Marra, quale che sia l’attuale suo incarico di Giunta a Palazzo e nel Vasto, facendo mie le verità riferite dall’ambientalista-birdwatcher sul “bene unico” e sulla “bruttezza” normalmente quanto disgraziatamente assegnata alla “massa”, per quale ragione lui, il Sindaco e l’Amministrazione intera del Comune di Vasto, non hanno pensato che una “attenta politica di valorizzazione del territorio” è da portare avanti, promuovere e rendere fattiva, anche in altre aree comunali, urbane, turistiche, ambientali, che non sono “l’angolo di  paradiso” racchiuso tra il Porto e la punta d’Erce. 

L’ambiente, naturale e sociale, quello che si definisce un ‘habitat’ antropico, è da ‘curarsi’ nella sua interezza e complessità, in un territorio/città di cui si è, eletto o nominato, amministratore pubblico. 
Che questo non sia (e sulle ragioni perchè questo avvenga chiedo ed aspetto risposte), sia nell’urbe storica e periferica, che alla Marina, come, da lunghi anni, nella area detta SIC della Contrada San Tommaso, non lo dico io, lo vedono tutti. E tutti, dice il sopra citato junghiano Luigi Zoja, si abituano (o sono …abituati, e per meglio dire costretti) “alla bruttezza come condizione normale”. 
Amo pensare (voglio sperare) che qualcun altro, oltre la mia persona, non sia disposto ad accettare ed avallare, tacendo, un perpetuato ‘destino’da sudditi …dell’Impero Democratico!
Giuseppe F. Pollutri

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