martedì 9 agosto 2011

L’importanza di una consonante. (versione riveduta per persone sensibili)


Sono sobbalzato dalla sedia quando ho sentito un nome all’interno di una drammatica notizia. Una fuga di gas provoca l’esplosione in una palazzina ed il crollo di questa. Muoiono gli occupanti: una coppia di coniugi. La moglie, 54 anni.
Il nome della povera sciagurata mi ha fatto ricordare una vecchia amica dall’adolescenza. Aveva un sorriso stupendo. Il più bel sorriso della costa adriatica, dicevamo negli anni Settanta. Ieri sera chiedendo ad un amico se la ricordava mi ha risposto: “certo con quel sorriso, chi se la dimentica”. Virna Lisi, il più bel sorriso cinematografico dell’epoca, a confronto era niente.
L’ultima volta che la vidi fu in piazza Risorgimento a Roma nel 1977. Era una tarda serata di fine estate e mi disse: “non ci sono più mezzi per tornare a casa mia, posso venire a dormire da te?”
Le stelle che brillavano in cielo improvvisamente si moltiplicarono, potevo giocare con esse alla “sticchia” visto che, come si dice, avevo toccato il cielo con un dito, ma che dico, con tutta la mano anzi con tutte e due le mani. Proprio mentre salivamo sul 30 che ci avrebbe portato a San Giovanni dove abitavo però, ecco che passa un notturno che andava verso casa sua. Trafelata mi salutò, corse verso quell’autobus ed io la guardai salire su di esso. Il suo sorriso impiegò più tempo del resto della sua figura a scomparire e la porta a soffietto si chiuse dietro di lei come a volerla accarezzare, quasi interpretasse il mio pensiero. A ripensarci forse mi sentii geloso di quella porta. Eravamo ragazzi. Eravamo sorridenti e spensierati anche se quelli erano gli anni che poi si sarebbero detti di “piombo”.
Era vestita di rosso, con una di quelle gonne tipo “zingara” che tanto andavano di moda tra le “femministe” di quegli anni. Già, le femministe! Se fosse stata di Comunione e Liberazione avrebbe subito imparato come “sfruttare” quel “sorriso”. Chissà dov’è ora. Ho provato a domandare ad alcune sue vecchie “compagne” ma nessuno lo sa.
Pensare che una cara amica di cui si sono perse le tracce da tanto tempo, possa tornare alla mente solo per una notizia così drammatica non è tanto bello. Sapere poi che la vittima non è lei perché il cognome finisce con … drini e non con … trini, non mi conforta. Vuoi per la gravità della notizia, vuoi perché, se non fosse stato per quell’ascolto errato del cognome, Anna - si chiama così – non mi sarebbe mai tornata in mente.
Visto che da oltre trent’anni non ci si incontra è un po’ come essere, l’uno per l’altro, morti.

PS. Ma non è la stessa cosa.

2 commenti:

Anonimo non veneziano ha detto...

No, non è la stessa cosa.
Ma la sua signora, ancora non la prende a mattarellate?

Francescopaolo D'Adamo ha detto...

No, non è la Alice di Andy Capp